REGGIO CALABRIA Ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere di fronte al gip Olga Tarzia, ma ha chiesto contestualmente di poter essere sentito dal procuratore aggiunto Gaetano Paci e dal pm Matteo Centini, l’ex consigliere regionale Nicola Adamo. «Nelle condizioni date abbiamo convenuto con i miei legali di acquisire tutti i documenti allegati all’ordinanza, abbiamo inoltrato già il ricorso al Tribunale del riesame contro il divieto di dimora in Calabria e abbiamo chiesto di rendere interrogatorio solo alla luce delle carte che avremo stamattina, che non è stato possibile recuperare prima».
Una scelta di prudenza, spiega Adamo, che se di fronte ai magistrati non ha voluto parlare, di fronte ai cronisti sceglie di difendersi: «Non devo difendermi dall’accusa di spese pazze o di aver messo soldi in tasca. La questione è puramente interpretativa: se i fondi del gruppo sono stati spesi per l’attività politica del consigliere regionale Nicola Adamo o della persona politica Nicola Adamo. Tutte le spese sono state regolarmente rendicontate, non ci sono rimborsi pagati due volte, ma per l’accusa sarebbero state mirate ad attività politiche e non istituzionali». Addirittura – sottolinea l’ex consigliere «io ho presentato una nota spese, sono rendicontate anche le virgole, il problema è l’interpretazione. Se mi si dice che quelle sono spese del politico Adamo andremo a discutere in sede processuale. Sono state fatte, non sono spese pazze, non ci sono profumi, non ci sono champagne, non ci sono mutande, non ci sono lap dance, non ci sono gratta e vinci… sono tutte spese dell’unica normativa – a mio parere di riferimento – che è la legge regionale numero 13».
È questo il quadro tracciato dal consigliere che sottolinea: «Ho rispetto della magistratura, ma dico di essere sereno perché la mia coscienza è a posto. Non si tratta di un’autoassoluzione a priori, ma alla luce di quello che emerge dalle carte dell’inchiesta. Abbiamo avviato questo percorso e non mi sottraggo al processo, andremo fino in fondo». Sebbene specifichi di non voler scendere sul terreno della polemica, qualcosa il politico se la fa sfuggire: «Non mi aspettavo un provvedimento di questo tipo. Sono quattro anni che si indaga, ero a conoscenza del fatto che si indagasse su tutti i consiglieri, dunque anche sul sottoscritto. Sapevo che c’era la possibilità che il sottoscritto fosse chiamato a rendere conto di come abbia fatto delle spese, mi aspettavo di essere sentito, ma prima di un provvedimento di questo genere». Soprattutto, spiega Adamo, «sono rimasto stupefatto quando mi è stato comunicato il divieto di dimora in Calabria perchè ho “consolidati rapporti con esponenti dell’amministrazione locale”. Abituato a leggere la cronaca nera, ogni tanto capita di notare in qualche provvedimento di custodia cautelare che si dispone il medesimo provvedimento nei confronti di chi ha consolidati rapporti con esponenti della criminalità organizzata locale. Si associa la criminalità organizzata locale con la pubblica amministrazione. Mi pare un po’ troppo. Mi pesa per la mia dignità questo tipo di provvedimento, né lo ritengo un bavaglio».
Del resto, aggiunge a conclusiione Adamo, «il fatto che non sia in Calabria non significa che non debba fare politica, anzi a Roma sono nel cuore della politica nazionale». In ogni caso, conclude l’ex consigliere, «io ho pieno rispetto del lavoro dei magistrati, perhè da quanto emerge già dall’ordinanza sull’associazione Idea, sulle spese, tutto si chiarirà. Nelle mie tasche soldi pubblici non ce ne sono».
a. c.
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