COSENZA Anni di razzie e vandalismi. Che cosa era l’Umberto I? Una storia mostruosa: 117 anni di abusi commessi, dal 1880 al 1997, ai danni di povera gente nel luogo in cui patologie fisiche e mentali si confondevano a quelle amministrative. Un grande patrimonio artistico-architettonico – quello del Convento e della Chiesa dei Cappuccini – relegato nell’oblio dal disinteresse istituzionale. Una storia infelice che l’inchiesta giornalistica di Matteo Dalena e Alessandra Carelli hanno portato alla luce dando vita al volume “Ricovero Umberto I. La prigione degli inutili”, pubblicato da Falco editore. Un viaggio in un periodo buio che è stato affrontato oggi pomeriggio nella sede della casa editrice cosentina. Il libro è stato presentato dagli autori e da alcuni dei protagonisti di quella vicenda, come Tonino Napoli, ex amministratore della struttura. Dopo i saluti dell’editore Michele Falco – che ha sottolineato il valore di questo libro che ha il merito di portare alla luce una storia dimenticata – è toccato ai docenti universitari Giap Parini e Massimo Veltri approfondire la storia di quella struttura che è stata molto di più di una prigione o di un ricovero. Perché ha rappresentato anche una serie di storture della politica. “Vicende grottesche – ha detto Parini – in cui negli anni si sono intrecciate storie di potere”. Un’inchiesta sfogliata pagina dopo pagina con le testimonianze inedite offerte da Tonino Napoli, che ha ricordato quando era nel consiglio di amministrazione dell’Umberto I. Una storia dimenticata. È poi Matteo Dalena a spiegare il perché di questa inchiesta, nata dalla necessità di far capire che cosa successe all’epoca.
“Venne ritagliato un luogo a parte – ha affermato l’autore – che evidenzia la separazione tra due mondi: quello della città bene e quello degli inutili. Li venivano internati storpi, deformi, affetti da patologie invalidanti. Ci fu poi una inchiesta prefettizia che rivela degli ammanchi di cassa. Inizialmente era un carcere. Non voglio raccontare tutto il libro ma voglio ringraziare due persone importanti per questo lavoro: l’editore Pasquale Falco, scomparso recentemente e con il quale avrei voluto pubblicare il volume. E poi anche Gianfranco Aloe con cui questa inchiesta nasce come lavoro. Perché con il collettivo di Mmasciata entriamo per la prima volta con le telecamere nel ricovero. La Procura della Repubblica sta comunque indagando sul famoso tesoretto della gestione dell’Umberto I”. Il valore architettonico della struttura è stato affrontato da Alessandra Carelli: “Si tratta di un bene culturale inutile perché tenuto in quel modo è inutile. I 117 anni del ricovero hanno annullato 400 anni di storia. Una storia falsata. Una memoria dimenticata”. Diventa necessario, adesso, – come ha sottolineato Carlo Minervini, moderatore dell’incontro – un intervento della politica. Rassicurazioni in tal senso sono arrivate dal neoassessore comunale di Cosenza, Giulia Fresca: “Lavoreremo per ripulire quel luogo così come è stato fatto con il Chiosco di San Domenico. E presto – speriamo – di poterlo valorizzare”.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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