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Due condanne nel processo "Eldorado"

REGGIO CALABRIA Regge solo per due dei quattro imputati del procedimento Eldorado l’impianto accusatorio costruito dal pm Antonio De Bernardo e sostenuto in dibattimento dalla collega Ferraiuolo. E…

Pubblicato il: 03/07/2015 – 14:19
Due condanne nel processo "Eldorado"

REGGIO CALABRIA Regge solo per due dei quattro imputati del procedimento Eldorado l’impianto accusatorio costruito dal pm Antonio De Bernardo e sostenuto in dibattimento dalla collega Ferraiuolo. Esce assolto dalle accuse di associazione mafiosa Bruno Nucera, difeso dall’avvocato Carmelo Ielo, mentre cadono tutte le contestazioni di riciclaggio per l’imprenditore viterbese Augusto Corso. Peggio va al fratello, Alberto Corso, riconosciuto colpevole di associazione mafiosa e per questo condannato a 10 anni di carcere, mentre è di 9 anni la pena disposta dal collegio per Tommaso Mesiano.
Stando a quanto emerso nel corso delle indagini, anche nella piccola frazione di Gallicianò, a Condofuri, i clan – ha svelato l’inchiesta – avrebbero messo radici grazie alla famiglia Nucera. Nel piccolo centro della jonica, il clan avrebbe installato il cuore del rodato sistema di riciclaggio di denaro sporco, ripulito attraverso ditte del Viterbese, per poi riportarlo in Calabria.
In combutta con Alberto Corso, i fratelli Nucera avrebbero infatti investito oltre 600mila euro nelle ditte “Nucera trasporti”, “Vitercalabra” e “Ortofrutta Ciminà”, da cui mensilmente sarebbe stata fatta arrivare a Gallicianò una quota di 7.500 euro, più 50mila euro di una tantum, che periodicamente dal Lazio sarebbe stata inviata ad Antonio Nucera, incaricato di redistribuirli fra chi in principio aveva finanziato l’operazione.
Un meccanismo che sarebbe stato svelato dalle minuziose indagini della Dda, e che sarebbe stato avvalorato anche dalla viva voce dei protagonisti, che nel corso delle migliaia di conversazioni intercettate e messe agli atti del procedimento, non solo avrebbero discusso di affari, ma anche di regole, riti, affiliazioni e cariche.
A guidare il locale sarebbero stati – stando alle risultanze investigative – Giuseppe e Antonio Nucera, già condannati nel primo grado dell’abbreviato come responsabili non solo della gestione interna del clan, ma anche dei rapporti con le altre ‘ndrine del territorio.

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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