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L'ultimo ostacolo per Mario è "Adamopoli"

Mario Oliverio comincia a provarci gusto all’idea di farla davvero una giunta di alto profilo, smarcata da ogni zavorra politica e, soprattutto, libera dalle “sollecitazioni” e dai condizionamenti …

Pubblicato il: 03/07/2015 – 13:58
L'ultimo ostacolo per Mario è "Adamopoli"

Mario Oliverio comincia a provarci gusto all’idea di farla davvero una giunta di alto profilo, smarcata da ogni zavorra politica e, soprattutto, libera dalle “sollecitazioni” e dai condizionamenti di quelle conventicole che lo hanno supportato durante le primarie e che subito dopo lo hanno marcato stretto portando all’incasso i favori promessi.
Quanti, ai vertici del Pd nazionale e dentro molte istituzioni che fin qui hanno preferito interrompere ogni rapporto di collaborazione con il governatore preoccupati da alcune sue scelte, stanno riannodando i fili del confronto con Oliverio, fanno sapere che i nomi per una giunta di alto profilo ci sono e sottolineano come la massima blindatura attorno a tali nomi, per evitare che qualcuno avveleni i pozzi, stia reggendo.
Adesso, però, Mario Oliverio ha da percorrere l’ultimo miglio e dovrà farlo in solitario, affrontando rischi non secondari visto che si tratta di dire ai vecchi compagni di viaggio che cambia non solo la musica, ma anche gli orchestrali. Che non sarà un’impresa facile, Mario Oliverio lo ha compreso già giovedì sera incontrando, con tutte le cautele del caso, Nicola Adamo.
Fin qui la presenza dell’ex capogruppo del Pd (e successivamente del gruppo Misto) in uno con quella di Enza Bruno Bossio, che per il Pd siede non solo in Parlamento ma anche in Commissione antimafia e nella direzione nazionale del Pd, è stata una presenza addirittura ostentata. Fisicamente Adamo ha presidiato in questi mesi Palazzo Alemanni più dello stesso governatore, suoi amici di vecchia data sono stati collocati nelle strutture di supporto della Presidenza e dei dipartimenti più delicati della Regione Calabria. Insomma, se non eravamo alla figura del “governatore ombra” poco ci mancava. Poi lo tsunami di Rimborsopoli e il provvedimento del gip di Reggio Calabria che ha disposto l’allontanamento dalla Calabria di Nicola Adamo. Poco male, visto che il diretto interessato dopo avere precisato che non ha nulla da temere, non avendo usato i rimborsi per comprarsi le mutande (la citazione è poco elegante ma è quella che lui ha scelto), ha anche precisato che da Roma si può far meglio e di più in campo politico.
Ed eccoli, Nicola e Mario attovagliati al tavolo di “Capo Boi”, un buon ristorante sardo nel cuore dei Parioli, in via Arno. Dialogo fitto, a tratti anche complicato. C’è da spiegare come sono andati gli incontri con Luca Lotti e con Lorenzo Guerini; con Marco Minniti e con Ernesto Magorno. C’è da riferire delle difficoltà che si incontrano nel tentativo di spostare il tiro dalla giunta al consiglio regionale. E c’è, per Oliverio, da indorare una pillola indigesta assai per Nicola Adamo: il cambiamento sarà reale. Non ci sarà spazio, almeno in questa fase, per operazioni gattopardesche e non passeranno candidature ibride. Già si stanno incontrando non poche difficoltà a convincere alcuni riottosi a entrare nella nuova giunta Oliverio. Proprio così: si passa da una stagione in cui si pressava per diventare assessori a un’altra in cui l’invito a entrare in giunta viene respinto con un imbarazzante «no grazie».

Come finirà? Lo scopriremo solo vivendo.
Di certo abbiamo che, sistemata nel migliore dei modi la partita in Campania, il vertice nazionale del Pd concentra tutte le sue attenzioni sulla Calabria dove non intende correre altri rischi. È stato detto a chiare note sia a Oliverio che a Magorno, e pare che entrambi abbiano recepito il messaggio, che non si accettano altri momenti di imbarazzo. Già ne stanno creando di nuovi la lettera dell’ex ministro Maria Carmela Lanzetta e la nota di Angela Napoli. La prima non si ferma al «ve lo avevamo detto» e chiede interventi drastici. La seconda colpisce la giunta regionale su un altro aspetto delicatissimo: la sua assoluta paralisi operativa.
Al punto che, sottolinea Angela Napoli, «i cittadini calabresi sono costretti ad apprendere che la loro Regione è stata esclusa dalla possibilità di accedere agli strumenti di reindustrializzazione per le aree di crisi. Qualcuno potrebbe pensare che la responsabilità è legata alla presenza della ‘ndrangheta in tutto il territorio: per nulla! La responsabilità è tutta dell’ente Regione Calabria che non ha mai segnalato alcun Comune o area della Calabria caratterizzata da crisi, impedendo così al ministero dello Sviluppo economico di far inserire parti del territorio calabrese nella lista dei Comuni compresi nelle aree di crisi. Per i nostri amministratori regionali – conclude Napoli – nella Calabria non esistono zone di crisi, zone quindi che avrebbero bisogno di attingere a fondi per il recupero e per lo sviluppo!».

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