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Giunta, Pasqua: «Oliverio non offenda il Consiglio»

CATANZARO «Alto profilo solo negli esterni? Così si offende il Consiglio». Duro richiamo al governatore Mario Oliverio arriva dall’esponente della maggioranza a Palazzo Campanella, Vincen…

Pubblicato il: 05/07/2015 – 11:05
Giunta, Pasqua: «Oliverio non offenda il Consiglio»

CATANZARO «Alto profilo solo negli esterni? Così si offende il Consiglio». Duro richiamo al governatore Mario Oliverio arriva dall’esponente della maggioranza a Palazzo Campanella, Vincenzo Pasqua. Il consigliere eletto nella lista “Oliverio presidente” va giù pesante: «Si ritorni al primato della politica. Indissolubile il vincolo tra potere esecutivo e legislativo con una nuova legge elettorale calabrese». «Sarebbe inaccettabile ed estremamente offensivo per l’intero Consiglio – prosegue Pasqua – immaginare di poter comporre una giunta regionale che si risolva nell’equazione “Alto profilo, competenze esperienze e professionalità-solo esterni”. Mi auguro che il presidente chiarisca attraverso i fatti il senso delle sue recenti affermazioni a riguardo, atteso che, in caso contrario si assisterebbe a una vera e propria delegittimazione politica del consiglio regionale nel suo complesso. Oliverio, da ottobre a gennaio, non ha fatto che ripetere che avrebbe restituito centralità al consiglio regionale,e che lo stesso sarebbe divenuto luogo di “confronto politico alto” e autentico motore delle funzioni di indirizzo e programmazione che competono alla Regione. Tutto questo, a oggi non è avvenuto. Anzi, dobbiamo prendere atto che in questa delicatissima fase politica è completamente mancato il dibattito all’interno della maggioranza consiliare.
Questo “modus operandi” sta di fatto azzerando quel poco che rimane adesso della politica nella sua accezione più nobile e seria. L’esigenza ineludibile in questo preciso momento storico è quella di ritornare al primato della politica, restituendo valore e decoro a quanti ancora intendo la politica come arte seria e preponderante rispetto alle dinamiche quotidiane del vivere civile, senza arretramenti dinanzi alle spinte provenienti dai poteri esterni. In tale direzione, non può tacersi in dubbio che l’odierno azzeramento della giunta regionale avviene sulla scorta di un fattore extra politico, in presenza del quale emergono palesemente gli errori di un’impostazione che evidentemente non riesce a dare vigore alla politica in senso puro. Pertanto, continuare ad assecondare scelte che nascono da vicende extra politiche senza un fondamentale e serrato confronto all’interno dei luoghi e degli spazi deputati a svolgere il mandato popolare finisce con il legittimare e rafforzare questo stato di cose che consiste nella negazione stessa della politica».
Il consigliere di maggioranza va oltre e spiega le motivazioni del suo affondo: «Sia ben chiaro, intendo sgombrare il campo da ogni dubbio: da consigliere regionale alla prima legislatura non ho nessuna velleità di svolgere altra funzione che quella puramente normativa. Il mio personale programma politico si prefigge l’obiettivo di svolgere con scrupolosità, competenza e secondo coscienza il ruolo di parlamentare regionale che lavora per produrre buone leggi e per controllare il governo della Regione. È l’impegno che ho assunto con i miei elettori e che intendo onorare in piena libertà e senza vincolo di mandato. Tuttavia, la mia libertà intellettuale non può far finta di nulla dinanzi a comportamenti che rischierebbero di ledere indelebilmente la dignità e la legittimazione popolare dell’intero consiglio regionale. Sarebbe un gravissimo “error in procedendo” perché il presidente della Regione, a differenza di chi lo ha preceduto, è arrivato a palazzo Alemanni grazie a una legge che prevede il voto congiunto, dunque un legame “indissolubile” con la maggioranza che lo sostiene. Tutto questo avrebbe dovuto portare a esaltare il primato della Politica con la P maiuscola, e invece si è tradotto in un inaccettabile svilimento del ruolo della massima assemblea democratica della Calabria. Benvengano i tecnici di “alto profilo”, ma siano occupati nella macchina burocratica della Regione, dove c’è davvero bisogno di uno slancio formidabile, non nell’improprio ruolo di politici. La politica ai politici indissolubilmente legati alla volontà popolare. I tecnici si preoccupino di tradurre nel migliore dei modi le scelte effettuate dal popolo attraverso la politica. Se la modifica dello Statuto fosse servita solo a questo, come potremmo giustificare davanti ai calabresi gli otto mesi di tempo che abbiamo perso? E inoltre, come potremmo esser sicuri che tra otto mesi non saremo nuovamente punto e capo? Se così fosse, non avrebbe torto Maria Carmela Lanzetta nel chiedere il ritorno alle urne. Pertanto, il presidente Oliverio dovrebbe tenere sempre bene a mente che il principio simul stabunt, simul cadent non è formale ma sostanziale in quanto il rapporto tra Consiglio e giunta non si può brandire a convenienza come un’arma politica impropria sulla pelle dei calabresi. Non possiamo concederci altri errori o passi falsi. I cittadini di questa regione vogliono soluzioni ai problemi della disoccupazione, della crisi economica, delle emergenze sociali e di tutte le altre piaghe che rendono la questione calabrese una forma accentuata di questione meridionale. Siamo seduti su una bomba sociale pronta a esplodere. Proviamo a disinnescarla, o abbandoniamo la politica e lasciamo spazio soltanto ai tecnici».

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