ROSSANO Avrebbe preferito «rimanere in silenzio», un atteggiamento che «avrebbe fatto bene» ad assumere anche «qualche collega del centrodestra» che, invece, avrebbe sollevato un «polverone cercando di insinuare chissà quale scandalo politico». Il consigliere regionale Giuseppe Graziano risponde così al collega della Casa della libertà Giuseppe Mangialavori, che ha criticato duramente la scelta di non sostenere il referendum sullo Statuto.
«Non difendo trasversalismi – continua Graziano – men che meno in questo momento in cui serve più coraggio di azione per dare risposte e cambiare la Calabria. Da neo consigliere regionale, nuovo alle dinamiche del potere, rimango profondamente scosso da come i rappresentanti istituzionali spesso dimenticano il ruolo e l’essenza del loro mandato elettorale, e quindi quello di amministrare per i cittadini pensando da cittadini. Ma il rammarico e l’indignazione crescono se a farsi promotori di alcuni ragionamenti, del tutto farraginosi, da Prima Repubblica, sono quegli esponenti cresciuti, a loro dire, all’ombra della politica del fare. Quella che, per principio, dovrebbe essere concreta, immediata e quanto più risolutiva dei problemi e delle istanze della popolazione. Soprattutto quella calabrese. Che ha bisogno, attraverso un’azione di governo territoriale incisiva, di risposte immediate per colmare i gap sociali, infrastrutturali ed economici che la dividono dal resto del Paese e d’Europa».
«E invece – aggiunge il consigliere regionale – ritrovi alcuni colleghi del centrodestra, dai quali, ribadisco, mi sarei aspettato un atteggiamento sicuramente più costruttivo, che si battono e dimenano su una proposta referendaria che può essere utile, ma se affrontata senza l’assillo dei tempi e delle circostanze. Aver demandato al suffragio dei calabresi, nell’attuale contingenza politica, la scelta di modificare la “Costituzione” regionale è a mio avviso un atto asincronico. Che avrebbe concesso un assist perfetto al governo Oliverio per continuare a rimanere in quel perfetto immobilismo che lo attanaglia ormai da otto mesi. Si sarebbe perso ulteriore tempo, prezioso, per decidere. Cosa poi? Se il governatore, nel comporre la giunta, avesse potuto attingere o meno da una rosa di nomi esterna al consiglio regionale. Cosa può interessarne al cittadino – argomenta Graziano – di una questione (così l’ha ben definita nei giorni scorsi il Corriere della Calabria) di pura lana caprina? Praticamente nulla! Specialmente adesso che la Calabria attende più sostanza che forma. E che sicuramente non si sarebbe potuta permettere il lusso di spendere otto milioni di euro per indire una consultazione popolare».
«Le ultime dinamiche politico-giudiziarie – continua il consigliere regionale – che hanno interessato la giunta regionale e che hanno posto il governo calabrese in una condizione di ulteriore empasse mi hanno convinto ancor di più a restare sulla mia posizione. Sicuro che un iter referendario avrebbe fornito ad Oliverio il pretesto per non assumersi il coraggio di cambiare rotta e amministrare la Calabria. La mia nomina di Segretario Questore è incompatibile con altri incarichi, di qualsiasi natura: altro che patto del divanetto! (il presunto incontro tra me e Oliverio a Montecitorio è roba da romanzi vittoriani). Del resto, in merito alla questione referendaria, condivido la giusta posizione assunta dai capigruppo consiliari di Forza Italia, Alessandro Nicolò, e della Casa delle Libertà, Francesco Cannizzaro. E se i ruoli politici, in democrazia, hanno ancora un senso, credo proprio che le dichiarazioni del collega Mangialavori – conclude – siano state scorrette e del tutto fuori luogo: offensive, innanzitutto, della volontà dei gruppi e non veritiere e sleali nel riportare i fatti. Adesso il centrosinistra di governo non ha più alibi né scusanti. Giusto il ritratto del direttore Paolo Pollichieni: il “re” Oliverio ora è nudo, non ha (almeno si spera) altri ostacoli. Vari la giunta e governi la Calabria!».
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