COSENZA La prima reazione alla nomina della nuova giunta Oliverio arriva da Cosenza. E, più segnatamente dal Pse, gruppo molto vicino all’ex assessore al Lavoro Carlo Guccione. Non si tratta della rituale “grande soddisfazione” né di un augurio di buon lavoro per il presidente e gli assessori. Basta una sola frase per annunciare che il clima politico, nel centrosinistra, dopo le scelte compiute sull’asse Roma-Catanzaro, non è (né sarà) dei più distesi: «L’annuncio della nuova giunta regionale altro non è se non l’ennesimo commissariamento per la Calabria e per i suoi rappresentanti democraticamente e liberamente scelti dai cittadini attraverso il voto». Traduzione: i giochi di Palazzo hanno trascinato fuori dai posti di governo chi ha ottenuto il consenso lavorando sul territorio.
Il punto politico, per i socialisti europei è che «dopo la sanità, il porto di Gioia Tauro, il dissesto idrogeologico, anche la composizione della squadra di governo regionale è stata decisa a tavolino nelle stanze del Nazareno a Roma senza alcuna concertazione con i territori ma usurpando di fatto le prerogative e le funzioni dei calabresi e di una classe politica che ne aveva conquistato la fiducia sul campo con credibilità e coerenza». Se non è una dichiarazione di guerra – per quanto “locale”, visto che arriva, per ora, dalla sola Cosenza – poco ci manca. E la chiosa non offre certo aperture: «Quello che è avvenuto è la dimostrazione plastica e palese della reale volontà di continuare a utilizzare la Calabria come una riserva di caccia utile solo a gestire e rafforzare posizioni di potere sulla pelle dei calabresi». Nessuna critica esplicita a Oliverio, ma al tavolo romano che ha designato gli assessori dopo 48 ore di psicodramma c’era seduto anche lui.
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