CATANZARO Mario Oliverio come un inedito Robin Hood. In quella intricata foresta di Sherwood che è ormai diventata la Regione si “ruba” ai poveri per dare ai poveri. I fondi sono ridotti al lumicino e si deve procedere per priorità. La principale, in questo momento, è assicurare il finanziamento delle misure per la tutela dell’occupazione. Servono circa 42 milioni di euro (41,865) per trovare i quali Oliverio e i suoi hanno cercato di raggranellare risorse un po’ dappertutto. E, alla fine, a essere sacrificato sull’altare della necessità è stato anche il fondo per il Credito sociale, privato di 10 milioni tondi tondi. Di fatto, è stato svuotato. Adesso è una scatola con niente dentro.
FAMIGLIE POVERE Non è una buona notizia per quelle famiglie calabresi che versano in condizioni di indigenza. Il Credito sociale prevede (o prevedeva) la concessione di “prestiti” – per mezzo dei finanziamenti del Por Calabria Fse 2007-2013 – da assegnare ai cittadini che versano in situazioni di temporanea difficoltà economica. Si tratta di un fondo rotativo in grado di garantire ai richiedenti un importo massimo di 10mila euro. Un sostegno concreto per le famiglie messe alle strette dalla crisi e dalla mancanza di lavoro. Il credito sociale era stato pensato per «far fronte ai bisogni primari dell’individuo»: coprire le spese per la ricerca di una nuova casa dopo uno sfratto, riattivare le utenze domestiche di luce e gas, acquistare elettrodomestici. Il prestito è anche una sorta di “riparo” rispetto a «eventi particolari della vita». Come la nascita di un figlio, la malattia o il decesso di un familiare. I calabresi ci avevano creduto.
LE DOMANDE Dalla pubblicazione dell’avviso pubblico, nel marzo 2014, a oggi alla Regione sono pervenute circa 5.800 domande. I tecnici al lavoro sul Credito sociale hanno istruito qualcosa come 1.600 istanze, di cui 950 ritenute “ammissibili”, cioè idonee al finanziamento. Per una cifra ragguardevole da assegnare: 5 milioni di euro. Al momento sarebbero più o meno 250 le famiglie che hanno ricevuto la prima tranche del finanziamento. Ne restano fuori la bellezza di 700. E ora, con il trasferimento dei fondi disposto dalla giunta regionale lo scorso 20 aprile, in pochi sperano di poter più ricevere quel prestito nel quale avevano sperato.
SITUAZIONE GRAVE La coperta è troppo corta e da qualche parte i soldi bisogna trovarli. Il paradosso è che si tappa un buco per lasciarne scoperto un altro. Forse era una via obbligata, forse no.
La Legge di stabilità 2013, in ogni caso, prevede di finanziare gli ammortizzatori sociali in deroga della Regione con i fondi strutturali 2007-2011 oggetto del Piano di azione e coesione (Pac). In più, un’intesa Stato-Regioni del 2012 stabilisce che la «competenza autorizzativa ai trattamenti in deroga sia demandata alle Regioni». Insomma, Catanzaro deve reperire i finanziamenti necessari oppure niente ammortizzatori.
La giunta Oliverio, del resto, considera «prioritario» assicurare il rifinanziamento delle cosiddette “Misure innovative e sperimentali di tutela dell’occupazione” collegate agli ammortizzatori sociali, da destinare alle politiche passive per i “percettori” in deroga per gli anni 2013-2014.
Dei 42 milioni necessari, circa 32 arriveranno dal capitolo relativo al rifinanziamento del credito d’imposta e da altri «stanziamenti non utilizzati». Gli altri 10, appunto, saranno “sottratti” al Credito sociale. La conclusione è scontata: quelle 700 famiglie in attesa non vedranno nemmeno un centesimo. La povertà maggiore prevale sulla povertà minore: funziona così a Sherwood Calabria.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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