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“Rappoccio bis”, si inizia a gennaio 2016

REGGIO CALABRIA Rigettate le eccezioni preliminari delle difese e ammessa come unica parte civile l’avvocato Aurelio Chizzoniti, è stato fissato per il 14 gennaio 2016 l’inizio del dibattimento del…

Pubblicato il: 09/07/2015 – 14:18
“Rappoccio bis”, si inizia a gennaio 2016

REGGIO CALABRIA Rigettate le eccezioni preliminari delle difese e ammessa come unica parte civile l’avvocato Aurelio Chizzoniti, è stato fissato per il 14 gennaio 2016 l’inizio del dibattimento del cosiddetto “caso Rappoccio bis”, l’inchiesta che vede imputati l’ex consigliere regionale Antonio Rappoccio e il suo ex capogruppo, Giulio Serra, più decine di collaboratori. Nata come approfondimento dell’indagine sul cosiddetto “sistema Rappoccio” – che ha svelato la macchina elettorale costruita dall’ex consigliere regionale su tre finte cooperative necessarie ad illudere decine di disoccupati, cui si prometteva lavoro in cambio del voto – l’indagine coordinata dalla Procura generale, per prima ha portato alla luce illeciti nella gestione dei fondi destinati ai gruppi consiliari in Regione.

 

I PRODROMI DI RIMBORSOPOLI
Stando a quanto emerso dagli approfondimenti, coordinati dall’allora pg Franco Scuderi, Rappoccio si sarebbe appropriato di quasi 70mila euro di contributi per i gruppi e Giulio Serra, «consapevolmente violando i doveri inerenti alla sua carica», non avrebbe fatto nulla per impedirlo. Per Scuderi, l’ex consigliere Rappoccio, «con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso» e «con il concorso di Giulio Serra, il quale nella qualità di presidente del gruppo aveva la disponibilità di un fondo messo a disposizione annualmente», si sarebbe appropriato – si legge nelle durissime contestazioni formulate dall’avvocato generale – «della somma di euro 23.300 nell’anno 2010, di euro 28.000 nell’anno 2011 e di 16.500 nell’anno 2012, quindi complessivamente di 67.800 euro, che utilizzava per fini non istituzionali, consegnata a mezzo di assegni bancari emessi sul conto corrente del gruppo». Fondi – specifica Scuderi – consegnati «dietro semplice richiesta del Rappoccio, dal Serra, senza che questi, come sarebbe stato suo preciso dovere, chiedesse spiegazioni sulla destinazione del denaro di volta in volta erogato o comunque si accertasse della legittimità della spesa».

 

LA PRESUNTA TRUFFA: GALEOTTA FU LA FOTOCOPIA
Somme che Rappoccio – dice la Procura generale – avrebbe tentato di giustificare in modo fraudolento con fatture false «apparentemente emesse dalla ditta tipolitografia Rosato» o inesistenti versamenti all’associazione “Il nodo di Ipazia”, o che si sarebbe fatto rimborsare due volte. All’ex consigliere si contesta anche di aver formato «attraverso fotocopiatura dei duplicati dei documenti di spesa, fra cui n.7 biglietti di viaggi in aereo, ricevute di taxi, che consegnava a Giulio Serra al fine di giustificare la relativa spesa, mentre gli originali venivano depositati presso un apposito ufficio del consiglio regionale, che procedeva al rimborso». Circostanze che a Rappoccio sono costate anche un’accusa per truffa ai danni della Regione Calabria, cui si aggiunge una contestazione per diffamazione a mezzo stampa «per aver offeso la reputazione di Tommasini Pasquale», ex collaboratore del politico divenuto in seguito suo grande accusatore, definito dall’ex uomo forte del Pri «un burattino strumentalizzato da menti farneticanti».

 

IL “SISTEMA RAPPOCCIO” INGUAIA DIECI PERSONE
Ma nei guai sono finiti anche i collaboratori di Rappoccio, che a vario titolo hanno contribuito alla costruzione di quel “sistema” – già oggetto di indagine in un altro procedimento che vede imputato l’ex consigliere. Per il pg Scuderi, Santo Surace, Maria Antonia Fedora Catanzariti, Roberta Arcidiacono, Luigi Mariani, Domenico Lamedica, Elisa Campolo, Consolato Occhiuto, Andrea Gullì, Santo Mandalari, Loredana Tolla, Emilio Domenico Tripepi e Francesco Antonio Verbaro sarebbero tutti responsabili di essersi associati per consentire a Rappoccio di «essere eletto così come avvenuto, nonché di tentare di far eleggere al consiglio comunale, nel maggio 2011, Campolo Elisa che, pur non venendo eletta, otteneva un gran numero di voti ed infine di disporre di un congruo serbatoio di voti in vista delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento nazionale».
Centinaia e centinaia di giovani e meno giovani di Reggio Calabria sarebbero stati ingannati tanto da Rappoccio, come dai suoi collaboratori, con la promessa di un impiego che sarebbe arrivato in cambio di sostegno elettorale. Se così fosse, ci troveremmo davanti a un sistema convertito in «industria del consenso» – secondo quanto hanno ricostruito diverse inchieste e nel tempo ha denunciato l’avvocato Aurelio Chizzoniti – grazie a tre presunte cooperative fantasma, costituite esclusivamente per alimentare la macchina elettorale del consigliere regionale. «Il Rappoccio – si leggeva nella richiesta di rinvio a giudizio – approfittando della grave crisi occupazionale in atto in questa Regione, ancor prima della campagna elettorale per il rinnovo del consiglio regionale della Calabria, iniziava a prospettare concrete possibilità di lavoro presso cooperative strumentalmente costituite che, a suo dire, avrebbero dovuto operare in vari settori e, per ultimo, in quello fotovoltaico attraverso la cooperativa Alicante, la quale nel novembre 2008 bandiva un concorso per la copertura a tempo indeterminato fino a 400 posti di varie categorie professionali, di cui 250 vincitori e 150 idonei in graduatoria, che prevedeva l’assunzione dei vincitori con un contratto individuale di lavoro da parte di una multinazionale operante nel settore della produzione di energia alternativa».
«A tale concorso – si legge nella ricostruzione del pg –, gestito in un secondo momento dalla Iride Solare srl e infine dalla Sud Energia, società create ad arte dal Rappoccio per continuare a proseguire i suoi fini illeciti e nel contempo fare sparire dalla scena quegli enti sui quai si erano appuntati i sospetti della stampa locale e le accuse del denunciante avvocato Chizzoniti, partecipavano 850 persone circa, cui veniva richiesto, in vista delle consultazioni elettorali del marzo 2010 per il rinnovo del consiglio regionale della Calabria, il proprio sostegno e quello di parenti e amici al Rappoccio, il cui successo veniva prospettato come elemento fondamentale per il raggiungimento dell’obiettivo della creazione dei posti di lavoro oggetto del bando. In particolare, a ognuno dei partecipanti al concorso veniva consegnata una scheda, da restituire ai collaboratori-correi del Rappoccio, la sua segreteria, con l’indicazione degli elettori dei quali si assicurava il voto, l’ubicazione del seggio ed il numero della sezione elettorale».

 

ILLUSI E INDAGATI
Un’illusione perfettamente congegnata, ma che è costata un procedimento a carico anche a quei partecipanti al concorsone che avrebbero ceduto al presunto ricatto del “sistema Rappoccio”. Nonostante le promesse di futuro lavoro siano state disattese, anche Antonio Scimone, Ylenia Comerci, Antonino Caridi, Santino Nucera, Filippo Nucera, Antonino Malara e Domenico Quattrone dovranno affrontare di fronte ai giudici l’accusa di truffa.

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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