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La mobilità sanitaria "strangola" i servizi in Calabria

Quella della mobilità sanitaria è certamente, oggi, una delle problematiche che maggiormente impattano sugli equilibri economico-finanziari dei bilanci regionali, sui principi fondanti dello stesso…

Pubblicato il: 10/07/2015 – 14:00
La mobilità sanitaria "strangola" i servizi in Calabria

Quella della mobilità sanitaria è certamente, oggi, una delle problematiche che maggiormente impattano sugli equilibri economico-finanziari dei bilanci regionali, sui principi fondanti dello stesso Sistema sanitario nazionale, sulla delicata questione della “liberà scelta del cittadino”.
Al fine di contemperare le esigenze di una corretta e sostenibile relazione fra l’insieme di tali aspetti si è sempre operato per raggiungere intese fra le Regioni e le Province autonome, promuovendo accordi bilaterali per cercare di conseguire un pieno livello di appropriatezza nelle erogazioni, evitare fenomeni distorsivi (vedi fenomeno delle doppie liste d’attesa), favorire integrazione e collaborazione in particolare tra le aree di confine.
Obiettivi rafforzati anche dal Patto per la salute 2014-2016, ma che, ad oggi, non possono ancora dirsi conseguiti, considerato che, ad esempio, mentre per le prestazioni rese nella regione di residenza si incrementano i sistemi di vigilanza e controllo, non risulta attivato alcun meccanismo di controllo circa l’effettiva appropriatezza delle prestazioni rese fuori regione, per le quali le Regioni eroganti poi chiedono i rimborsi.
Tale percorso è stato sostenuto anche dall’evolvere del quadro normativo nazionale.
In particolare con l’articolo 15 del decreto legge 95/12 è stata normata una tematica a lungo discussa fra le Regioni e i Ministeri sull’esigenza di una corretta interpretazione dell’artciolo 8 quinquies del decreto legislativo 502/92 che imponesse, di fatto, con i produttori accreditati di ogni singola Regione, un contratto onnicomprensivo delle prestazioni rivolte tanto ai residenti quanto di quelle rese in mobilità (tariffa unica). Tale norma, infatti, introducendo quale valore di riferimento per i soggetti privati accreditati la “spese consuntivata 2011”, su cui agire con riduzioni successive, ha di fatto imposto il budget onnicomprensivo di tutte le prestazioni a carico del sistema sanitario nazionale, indipendentemente a favore di chi siano rese.
Tale disposizione, di fatto, risulta, però, vincolante solo per le Regioni in Piano di rientro – sottoposte alle continue verifiche dei ministeri vigilanti sui Programmi operativi – Salute e e Mef – mentre è tranquillamente e scientemente disattesa dalle Regioni non in Piano di rientro, che, anzi, considerano oramai i proventi dalla mobilità sanitaria elementi strutturali, su cui realizzare il loro pareggio di bilancio.
Questa diversità di comportamento pure in presenza di una norma generale, ha prodotto effetti distorsivi non più sostenibili nelle Regioni in Piano di rientro, penalizzate dalla inevitabile riduzione delle capacità produttive delle loro strutture, sottoposte da anni a un sostanziale blocco del turn over e limitate nelle loro possibilità d’investimento.
Se tutto ciò ha avuto e ha un impatto significativo nelle altre regioni sottoposte a Piano di rientro, per la Calabria rappresenta, ove non fermato, l’inarrestabile declino di un sistema che, già oggi in grave sofferenza, è destinato a non assicurare più ai cittadini quel diritto alla salute costituzionalmente garantito.
È necessario e urgente, quindi, che l’intera materia dei rapporti in tema di erogazione transregionale delle prestazioni sanitarie trovi una definitiva soluzione, partendo dalla reale e omogenea applicazione delle disposizioni normative oggi già esistenti.
In tal senso ritengo che, poiché, in un’ottica generale, la Calabria è certo la regione maggiormente danneggiata dal fenomeno della mobilità sanitaria – visto il valore economico della stessa e l’impatto devastante sulle effettive possibilità di programmazione di una nuova ed efficiente rete assistenziale – è necessario che Ella (la lettera è indirizzata al governatore Oliverio e al commissario al Piano di rientro Scura, ndr) si faccia promotore di una forte iniziativa di sensibilizzazione sul tema, da mettere al centro dell’agenda dei lavori della Conferenza Stato/Regioni, che rappresenta oggi il vero tavolo istituzionale in cui questi problemi si affrontano e trovano regolamentazione. Un tavolo che, come tale, deve avere dalle strutture regionali competenti la necessaria attenzione e partecipazione. Attenzione e partecipazione mancate fino a oggi.

 

* presidente dell’Ordine dei medici di Cosenza

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