COSENZA «Voti liberi e non condizionati. I miei sono stati 8.112 voti liberi. L’articolo 48 della Costituzione stabilisce il diritto di voto. L’articolo 51 dice che tutti possono accedere alla carica di candidato. Io mi potevo candidare. Gencarelli era un elettore, dipendente pubblico della Regione distaccato al Comune di Cosenza, per anni consigliere comunale ad Acri, collaboratore di Trematerra. Un incensurato». L’avvocato Franz Caruso ha organizzato una conferenza stampa nella sede del Pse, il suo partito, a Cosenza non per «difendersi – ha precisato – ma per rispetto di tutte le persone che mi hanno votato». Il nome del noto penalista cosentino è emerso nelle carte dell’inchiesta “Acheruntia”, condotta dalla Dda di Catanzaro contro presunti esponenti della cosca Lanzino-Ruà. Secondo l’accusa, Angelo Gencarelli (arrestato nell’operazione e ritenuto uomo di riferimento del clan) alle ultime elezioni regionali avrebbe sostenuto Caruso candidato nella lista del Pd. L’avvocato Caruso non è indagato nell’inchiesta della Distrettuale antimafia, né c’è alcun elemento penale a suo carico.
«Angelo Gencarelli – ha detto Caruso davanti a esponenti del partito socialista e sostenitori politici – è un cittadino che non ho conosciuto nelle aule di giustizia, ma che ho conosciuto tramite un amico in comune che me lo ha presentato e Gencarelli mi ha offerto il suo sostegno politico. Non mi ha chiesto nulla e non mi ha cercato soldi. Nell’inchiesta non emerge alcun legame mio con nessun pregiudicato, se non qualche telefonata con Gencarelli. Ma il mio nome finisce inopinatamente in questa inchiesta e inopinatamente viene riferito in conferenza stampa. Io, infatti, sono qui solo per dare conto politicamente della vicenda che dimostra come il mio comportamento sia stato corretto e trasparente. Forse la stampa avrebbe dovuto riferire che anche in questa amara terra di Calabria c’è qualcuno che si comporta in modo onesto. Non ho prestato il fianco a nessuno e non ho mai avuto contatti con pregiudicati, né dall’inchiesta emerge che Gencarelli abbia chiesto voti per me alla cosca. Acri storicamente è un presidio socialista e chiunque si è candidato prima di me nel Partito socialista, come Incarnato, ha preso molti voti più di me. La forza del Partito socialista lì è data dalla presenza del sindacato».
Caruso è un fiume in piena, sfoglia le pagine dell’ordinanza e snocciola dati elettorali: «Non c’è discrepanza tra i voti presi nel 2007 e quelli del 2014. C’è un consenso che si è cimentato e si è consolidato. La mia persona non ha bisogno di certificazione, a me la patente di persona onesta e trasparente la attribuisce la mia condotta. Se la ‘ndrangheta ti vota ti elegge e io non sono stato eletto. Anche se fossi stato eletto, però, avrei rifiutato i voti della mafia».
Alla domanda se fosse stato imprudente ad accettare il sostegno di Gencarelli, che era già stato oggetto di indagini della magistratura, Caruso ha aggiunto: «Non sono stato imprudente. Ho semplicemente accettato che un incensurato si fosse offerto di darmi il voto. Se siamo garantisti lo dobbiamo essere sempre. Ribadisco che ho conosciuto Gencarelli perché mi è stato presentato da un amico in comune. Ma non ho fatto promesse né mi ha chiesto nulla. La nostra è stata una campagna elettorale modesta ma onesta. Non sapevo di indagini a suo carico perché sono impegnato nel mio lavoro di avvocato e non mi informo. Se lo avessi saputo, non sarebbe cambiato nulla perché anche i miei clienti, che sono stati condannati, mi hanno votato. Io che sono socialista posso correre dietro a un avviso di garanzia? Un avviso di garanzia, in quanto tale, è a garanzia della persona. Ma anche essere cautelato non significa essere responsabile. Ed è notorio che Gencarelli non abbia una sentenza di condanna. Sono contento che qui stasera ci siano tanti amici, il presidente dell’Ordine degli avvocati, Oreste Morcavallo, e Luigi Guglielmelli del Pd».
E a chi ha ipotizzato una strana coincidenza tra questa vicenda e il rimpasto della giunta regionale, Caruso ha risposto così: «Qualche giorno prima era stato diffuso un sondaggio che vedeva il sottoscritto in lizza come eventuale competitor del sindaco di Cosenza in una futura competizione che non mi interessa. Io non credo ai complotti però lascio a voi le interpretazioni». Il candidato del Pd va oltre: «Facessero indagini a 360 gradi sul voto regionale. Abbiamo bisogno di moralizzare le istituzioni, l’etica della politica riguarda tutto, che sia “Rimborsopoli”, “Tangentopoli” o “Mafiopoli”».
Franz Caruso ha espresso il suo disappunto anche agli organi inquirenti: «Non avevo nessun obbligo di chiarire perché questa vicenda non ha alcun rilievo penale, ma sono andato a esternare il mio disappunto perché non sono cavaliere ma sono senza macchia. Per questo sono andato a parlare con il procuratore aggiunto della Dda e con il sostituto: per tutelare non la mia fedina penale che non è messa in discussione, ma la mia dignità politica».
Accanto a lui il compagno di partito, Luigi Incarnato che si è detto preoccupato per «le conseguenze sul piano politico. Spero – ha aggiunto – che di questa vicenda se ne occupi la commissione Antimafia. Come fa un organo inquirente a mettere sullo stesso piano i voti dati a Trematerra e quelli dati a Franz Caruso? Qualche testata giornalistica, forse, ha voluto strumentalizzare questa videnda e farne lotta politica. C’è una parte di stampa che sta delegittimando il centrosinistra».
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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