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Il governatore conferma lo "scopellitiano" Zinno

REGGIO CALABRIA Era seriamente preoccupato, Mario Oliverio. Dagli scranni del consiglio regionale aveva definito così la situazione relativa ai fondi comunitari: «Un’emergenza drammatica». Dopo poc…

Pubblicato il: 14/07/2015 – 10:08
Il governatore conferma lo "scopellitiano" Zinno

REGGIO CALABRIA Era seriamente preoccupato, Mario Oliverio. Dagli scranni del consiglio regionale aveva definito così la situazione relativa ai fondi comunitari: «Un’emergenza drammatica». Dopo pochi mesi, però, il governatore ha confermato la squadra responsabile del fallimento. Prima il dg Praticò, ora il dirigente Zinno, nominato, il 6 luglio scorso, reggente del settore Programmazione.

 

IL J’ACCUSE Lo scorso 9 marzo, a Palazzo Campanella, Oliverio aveva parlato per più di due ore, snocciolando cifre e dati da paura, per poi puntare il dito contro l’eredità avita dall’amministrazione Scopelliti e dalla sua struttura amministrativa. Eppure, proprio ora, la Calabria si ritrova al vertice del dipartimento interessato gli stessi burocrati che, in base a quanto dichiarava Oliverio, avrebbero contribuito allo sfascio e alla dispersione di fondi comunitari essenziali per lo sviluppo della regione.
Il governatore vuole cambiare tutto senza cambiare niente. O, quanto meno, senza sostituire i giocatori in campo, malgrado le loro prestazioni nel tempo siano state, come sottolineava l’allenatore stesso, insufficienti.
In principio c’era stata la nomina di Paolo Praticò – già direttore generale del dipartimento, voluto da Scopelliti – a consulente della Presidenza della giunta, per un compenso annuo pari a 24mila euro. Ma era una soluzione temporanea in attesa di un nuovo incarico ai piani alti della Regione. Infatti, il 21 maggio, Oliverio annuncia urbi et orbi il nuovo management dei dipartimento. E chi torna alla guida della Programmazione comunitaria? Proprio lui, Praticò.

 

ZINNO RELOADED Il dg, evidentemente, avrà avuto nostalgia del braccio destro che lo ha affiancato nella precedente legislatura, l’ingegnere Luigi Zinno. Che ora torna in dipartimento con l’incarico di “reggente” del settore che aveva lasciato solo pochi mesi prima, quando al timone della Regione c’era una squadra di governo (apparentemente) di tutt’altro segno politico rispetto al centrosinistra di cui Oliverio è il nuovo alfiere. Il decreto che “ricarica” Zinno è firmato da Praticò, che ritiene necessaria la sua nomina «nelle more dell’approvazione della nuova struttura organizzativa, allo scopo di garantire la continuità delle funzioni dirigenziali». Certo, Zinno «possiede i requisiti necessari di esperienza e professionalità», questo è fuor di dubbio. Ma Oliverio, nella sua relazione al Consiglio, non è che abbia usato parole al miele nei confronti di chi ha supervisionato la spesa dei fondi europei prima del suo arrivo a Palazzo Alemanni.

 

COSA DICEVA OLIVERIO Un paio di flash: riferendosi ai fondi Por Fesr, il governatore evidenziava con amarezza che la spesa «era giunta ad appena 872,7 milioni di euro, corrispondente al 43,7% del totale (1,998 milioni di euro)». Situazione pessima anche in relazione al Fondo sociale europeo (Fse) che al 31 ottobre 2014 «presentava una situazione critica, collocando la Calabria all’ultimo posto in Italia, con 505,3 milioni di euro spesi, pari al 63,1%». Quindi, a poco più di un anno dalla chiusura dei programmi comunitari, la Regione – scandiva Oliverio – «aveva speso meno della metà delle risorse del Por Fesr e aveva speso meno dei due terzi delle risorse del Por Fse».

 

CHI È ZINNO Da sempre vicino alla famiglia Mancini – prima al “leone socialista” Giacomo, poi al nipote ed ex assessore regionale Giacomo jr –, Zinno è uno che sa come muoversi nei meandri della burocrazia calabrese. Per lui la Regione Calabria, qualche tempo fa, si è spinta a smentire nientemeno che la Corte costituzionale. L’ingegnere, assieme ad altri due dirigenti (Rosalia Marasco e Giacomo Giovinazzo), nel 2010 viene stabilizzato dalla Finanziaria regionale. I tre manager hanno lo status di “comandati” (cioè vengono da altre amministrazioni) e per la Consulta la procedura è illegittima. Il comma che li inserisce in ruolo subisce, quindi, una bocciatura. La Regione, prontamente, costituisce un “tavolo” tecnico ad hoc, a cui spetta il compito di risolvere la questione. Franco Zoccali (allora direttore generale della Presidenza e uomo di fiducia di Scopelliti), Paolo Arillotta (dg dell’Avvocatura regionale) e Umberto Nucara (capo del Personale), del tutto indifferenti al giudizio degli ermellini, scelgono di lasciare i tre manager al loro posto. Zinno salva la poltrona. Quella su cui siede ancora adesso, grazie a Oliverio.

 

Pietro Bellantoni

p.bellantoni@corrierecal.it

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