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In un dossier gli "abusi" di Scura e Urbani

CATANZARO Attenti a quei due (commissari). Il motivo? Massimo Scura e Andrea Urbani gestiscono la sanità calabrese e il relativo Piano di rientro dal debito con «superficialità, pressappochismo e f…

Pubblicato il: 15/07/2015 – 10:32
In un dossier gli "abusi" di Scura e Urbani

CATANZARO Attenti a quei due (commissari). Il motivo? Massimo Scura e Andrea Urbani gestiscono la sanità calabrese e il relativo Piano di rientro dal debito con «superficialità, pressappochismo e favoritismo». L’allarme lo lancia il segretario aziendale dell’ospedale di Reggio e consigliere nazionale Anaao-Assomed, Gianluigi Scaffidi (foto sotto). Che ha stilato un lungo dossier nel quale vengono elencate tutte le storture e le anomalie nella gestione del sistema. Un “memorandum”, dai toni fortemente polemici, indirizzato ai ministeri Salute ed Economia, al governatore Oliverio, al prefetto di Catanzaro, al dg del dipartimento Salute, al Tavolo ex Massicci e a tutti i consiglieri regionali. Scaffidi vuole evitare che la prossima riunione del tavolo che supervisione l’attuazione del Piano di rientro «diventi, per imposizioni politiche, un mero rito privo di qualsiasi valore e significato se non quello di acritica e pregiudiziale ratifica dell’azione dei due commissari e dei costosi supporti esterni».

 

SCURA E URBANI Non mancano le critiche al “governo” Scura-Urbani. A partire da uno dei primi decreti firmati dal nuovo commissario, quello sul riassetto della rete ospedaliera «da tempo approntato da Urbani». Il 2 aprile scorso, ricorda Scaffidi, «era stato presentato al presidente Oliverio (su input del M5S e non di spontanea iniziativa dei commissari), il quale aveva chiesto alcune integrazioni e modifiche in ossequio alla migliore funzionalità del sistema nonché al rispetto di precise sentenze giudiziarie». Scura e Urbani assicurano “collaborazione”, invece «appena usciti dall’incontro con Oliverio i due si sono precipitati a sottoscrivere ed emanare il decreto 9 così come era, senza alcuna modifica o integrazione richiesta da Oliverio. Quando si dice collaborazione e rispetto istituzionale».
Il consigliere Anaao-Assomed va nello specifico. E rimarca la situazione dell’ospedale di Praia a Mare, «rimasto Casa della salute nonostante la sentenza del Consiglio di Stato emessa in data 20 maggio 2014, così come quella del Centro per il trattamento delle grandi ustioni da istituire nell’ospedale di Cosenza, come previsto dal Programma operativo inviato ai ministeri nell’ottobre 2013. Niente da fare. «Infine, meraviglia delle meraviglie – insiste Scaffidi –, è stato ripristinato il punto nascita nell’Ospedale di Melito Porto Salvo dopo la visita pre-elettorale miracolistica di “Nostra Signora” della Salute Lorenzin. È superfluo ricordare le insistenze dei ministeri, della Salute in particolare, anche attraverso il suo Comitato percorso nascita, per la disattivazione dei punti nascita sotto i 500 parti».
«In un Paese mediamente normale e civile – polemizza il rappresentante Anaao – i redattori di tali nefandezze sarebbero stati rimossi. Nel Paese delle meraviglie, invece, lodi e peana».

 

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LE CARDIOCHIRURGIE Un capitolo a parte riguarda le Cardiochirurgie calabresi. «La programmazione regionale, effettuata su basi epidemiologiche e scientifiche di concerto con i ministeri della Salute e dell’Economia, con il tavolo Massicci nonché con Agenas – continua –, ha previsto per la rete calabrese due unità operative di Cardiochirurgia. È indubbio che i direttori generali dell’Aou “Mater Domini”, succedutisi nel tempo, hanno commesso una omissione/abuso non provvedendo alla cessazione dell’attività di cardiochirurgia non essendo possibile condurre alcuna attività su zero posti letto come dispone il decreto 136 del 2011. Parimenti il direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Reggio ha commesso, per oltre tre anni, una pari omissione/abuso, che configura un evidente danno erariale oltreché funzionale al Servizio sanitario regionale, non provvedendo all’attivazione dell’unità operativa di Cardiochirurgia per la quale, dal dicembre 2011, l’Azienda sta pagando mensilmente una rata di leasing di 150mila euro (ad oggi oltre 6 milioni e mezzo senza alcun prodotto)». E si arriva, ancora, alle disposizioni di Scura e Urbani che, «inopinatamente», con il decreto 9, hanno «riesumato 10 posti letto di Cardiochirurgia alla “Mater Domini”, in aggiunta alle due unità operative già programmate e legiferate, nonostante i ministeri, il tavolo Massicci, l’Agenas, la Regione Calabria ne abbiano determinato, su criteri epidemiologici e scientifici, un numero di due per tutta la Regione e ben tre ministri della Salute abbiano opposto il diniego all’autorizzazione di una terza Cardiochirurgia».

 

IL PROTOCOLLO FANTASMA C’è poi la questione del “protocollo fantasma”. Scaffidi ripercorre le tappe dell’accordo che regola, per legge, i rapporti tra l’Università e la Regione in materia di attività integrate di didattica, ricerca e assistenza svolta per conto del Servizio sanitario. «In forza di quale legge – si chiede l’esponente Anaao-Assomed – l’Università “Magna Graecia” è posta al di fuori delle norme del Piano di rientro e, soprattutto, al di sopra di qualunque legge tanto da ricevere da tre anni finanziamenti superiori al dovuto per oltre il 30% per mancata sottoscrizione del nuovo schema di protocollo, recepito con il decreto 110 del luglio 2012»?

 

GLI “ABUSI” Scaffidi è convinto: «Dall’arrivo di Scura i due commissari, esulando dalle competenze e dai poteri conferitigli dal mandato governativo, hanno commesso una serie di abusi». Ne cita alcuni: «L’enorme conflitto di interesse esistente e ben “mascherato” dai commissari che accanto ai nomi dei componenti lo staff non hanno indicato l’incarico dagli stessi ricoperto nelle rispettive aziende»;
il caso del superconsulente dell’Asp di Reggio Pietro Evangelista, a cui è stato assegnato, «ad personam», il ruolo di advisor per mettere ordine nei conti dell’Azienda, per un costo di «600 euro al giorno Iva e spese escluse (quindi per l’Asp di tratta di un costo di circa mille euro al giorno)». «Sarebbe bastato ascoltare il Collegio sindacale dell’Asp – puntualizza Scaffidi – per capire che il disordine nasce dalla mancanza di documenti e dalla volontà dei dirigenti attuali di non assumersi responsabilità per il passato. Cosa c’entra lo strapagato contabile? E soprattutto a cosa è servito fino a oggi lo strapagatissimo revisore Kpmg? Misteri».

 

LE ASSENZE Attenzione particolare è poi rivolta alla “produttività” di Urbani, accusato senza mezzi termini di “bazzicare” poco il suo posto di lavoro in Regione. Una vicenda su cui, già nel novembre 2014, due parlamentari del M5S hanno presentato «specifico esposto alla Procura della Repubblica di Catanzaro e alla Procura regionale della Corte dei conti. Stupisce solo il silenzio della Regione in quanto si tratta del soggetto pagatore non essendo la retribuzione di Urbani a carico né del ministero della Salute né personalmente del ministro Lorenzin. Da chi è venuto a ripristinare la legalità in questa terra ci saremmo aspettati una qualunque dichiarazione chiarificatrice, una querela, una smentita. Invece silenzio assoluto».

 

«GRAZIE GOVERNO» Le conclusioni del dossier sono parecchio amare: «Chiudo ringraziando il governo per la scelta dei due commissari da non toccare assolutamente, perché se questi sono i migliori (Renzi dixit, più o meno: ho la Calabria nel cuore) figuriamoci altri». Scaffidi, ironicamente, ringrazia anche i «ministeri per la loro “duttilità”, che consente ai commissari di fare ciò che gli stessi ministeri vietano o di sprecare denaro pubblico purché vada nella direzione “giusta”. Più che ministeri vigilanti sembrano essere diventati ministeri vigili urbani impegnati a smistare interessi di parte».
L’ultima stilettata ha come desti
natario proprio il governatore Oliverio: «La smetta con l’ipocrisia di facciata della collaborazione e sinergia con Scura-Urbani. Nel mentre egli ha il fine di un riassetto del nostro Servizio sanitario regionale, basato sugli interessi della collettività e sul rispetto delle leggi e della buona amministrazione, questi due hanno ben altri fini».

 

p. bel.

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