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Omicidio boss Novella, 30 anni di carcere per Leuzzi

MILANO È stato condannato a 30 anni di carcere Cosimo Giuseppe Leuzzi, uno dei presunti mandanti dell’omicidio di Carmelo Novella, boss della ‘ndrangheta lombarda ucciso a colpi di pistola il 14 lu…

Pubblicato il: 15/07/2015 – 12:55
Omicidio boss Novella, 30 anni di carcere per Leuzzi

MILANO È stato condannato a 30 anni di carcere Cosimo Giuseppe Leuzzi, uno dei presunti mandanti dell’omicidio di Carmelo Novella, boss della ‘ndrangheta lombarda ucciso a colpi di pistola il 14 luglio del 2008 in un bar a San Vittore Olona, nel Milanese. Lo ha stabilito il gup di Milano Livio Antonello Cristofano, nel processo con rito abbreviato che consente lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna.

Nelle scorse udienze il pm della Dda di Milano Cecilia Vassena aveva chiesto l’ergastolo per Leuzzi. Novella, capo della “Provincia”, struttura di vertice che riuniva tutte le cosche in Lombardia, secondo le ricostruzioni degli inquirenti fu assassinato a causa del suo progetto di rendere autonomi i clan lombardi dalla “casa madre” calabrese.

Nei confronti di Leuzzi, al vertice della “locale” di Stignano (Reggio Calabria), era stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di omicidio lo scorso gennaio, quando l’uomo era già detenuto a Foggia per altri fatti. A incastrarlo le dichiarazioni dei due esecutori materiali dell’omicidio Novella, Antonino Belnome e Michael Panajia, già condannati, che da tempo hanno scelto di collaborare con gli inquirenti milanesi. Leuzzi avrebbe deliberato l’omicidio con Andrea Ruga, capo della locale di Monasterace, morto nel gennaio del 2011, e Vincenzo Gallace, capo della locale di Guardavalle. L’indagine sul delitto rappresenta una prosecuzione dell’operazione Infinito, che portò all’arresto e poi alla condanna di centinaia di ‘ndranghetisti in Lombardia. I difensori di Leuzzi, gli avvocati Antonio Speziale e Francesco Gambardella, avevano chiesto l’assoluzione.

«Dopo aver letto le motivazioni della sentenza faremo ricorso in appello – ha spiegato l’avvocato Speziale – il nostro assistito è stato condannato senza alcuna prova a suo carico».

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