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Operazione "Mauser", rinvio a giudizio per gli indagati

REGGIO CALABRIA Dovranno tutti affrontare il giudizio di fronte ai giudici del Tribunale di Palmi gli indagati dell’operazione Mauser, che ha svelato il calvario imposto alla testimone di giustizia…

Pubblicato il: 15/07/2015 – 7:42
Operazione "Mauser", rinvio a giudizio per gli indagati

REGGIO CALABRIA Dovranno tutti affrontare il giudizio di fronte ai giudici del Tribunale di Palmi gli indagati dell’operazione Mauser, che ha svelato il calvario imposto alla testimone di giustizia Giuseppina Multari, segregata e ridotta in schiavitù dalla famiglia del marito, espressione del feroce clan Cacciola. Accogliendo la richiesta del pm Luca Miceli, il gup ha rinviato a giudizio Domenico Cacciola, allo stato irreperibile e considerato vittima di “lupara bianca, Gregorio Cacciola, Maria Cacciola, Vincenzo Cacciola, Teresa D’Agostino e Jessica Oppedisano, tutti a vario titolo accusati di sequestro di persona, riduzione in schiavitù e altri reati. Sposata a 20 anni e poco dopo già madre di tre bambine, legata a un uomo fragile, depresso, dedito all’alcool e forse alla droga, a tratti violento verso sé e verso gli altri, per giunta infedele perché legato – almeno negli ultimi mesi di vita – a un’altra donna, da vedova Giuseppina diventa ostaggio. Doveva informare e chiedere permesso, consiglio e assistenza anche per la scelta del proprio medico di base. Non poteva uscire di casa neanche per accompagnare le figlie a scuola o in ospedale per i regolari controlli che almeno una di loro era obbligata a fare, tanto meno poteva andare a i visitare i genitori o loro potevano andare da lei oltre l’orario stabilito, segnato dal giro di chiave con cui veniva letteralmente segregata in casa di notte. Solo scortata da cognati o altri familiari poteva andare persino al cimitero per piangere sulla morte del marito Antonio Cacciola, il cui suicidio le aveva spalancato le porte di un inferno in cui si era ritrovata prigioniera, ostaggio dei familiari dell’uomo che amava e contro i consigli della propria famiglia aveva deciso di sposare, continuamente minacciata di morte e resa impotente dalle continue intimidazioni che arrivavano all’indirizzo delle figlie, che i Cacciola avrebbero voluto sottrarle definitivamente. Un incubo che le ha fatto quasi toccare il fondo – ha tentato il suicidio lasciandosi annegare nel mare invernale di San Ferdinando – prima di decidere di reagire e denunciare i propri aguzzini.

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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