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"Reggio Sud": condanne confermate in Cassazione

REGGIO CALABRIA È ormai definitiva la sentenza che ha chiuso il secondo grado del processo abbreviato “Reggio sud”, scaturito dall’inchiesta, coordinata dal pm Stefano Musolino, che ha svelato come…

Pubblicato il: 15/07/2015 – 7:10
"Reggio Sud": condanne confermate in Cassazione

REGGIO CALABRIA È ormai definitiva la sentenza che ha chiuso il secondo grado del processo abbreviato “Reggio sud”, scaturito dall’inchiesta, coordinata dal pm Stefano Musolino, che ha svelato come il clan Ficara controllasse buona parte della periferia sud di Reggio, da Ravagnese a Bocale, allungando i propri tentacoli finanziari nei più diversi settori, dall’immobiliare a quello creditizio, passando per il mondo dell’edilizia e della logistica. Un procedimento che nonostante le – anche pesanti – assoluzioni decise in primo e secondo grado dai giudici, ha visto in larga parte confermato l’impianto accusatorio costruito dai pm Marco Colamonici e Stefano Musolino, e poi sostenuto in giudizio da quest’ultimo. Nonostante da questo procedimento siano usciti indenni personaggi ritenuti elementi di spicco del clan come il presunto reggente Claudio Candeloro Ficara e Francesco Sapone, in precedenza condannato a 8 anni di reclusione per associazione, tengono le accuse per tutti gli altri imputati. Sono dunque definitive le pene inflitte a Leandro Genovese (3 anni e 4 mesi), Carmelo Scordo (2 anni e 8 mesi), Antonio Musarella, (10 anni), Francesco Meduri, (10 anni), Salvatore Giuseppe Meduri ( 9 anni e 4 mesi), Giuseppe Riganello,( 8 anni). L’inchiesta ha fotografato le complesse dinamiche evolutive del clan, letteralmente spaccato in due da dissidi familiari insormontabili. Un dato riscontrabile non solo geograficamente – Claudio Candeloro Ficara e Riggio imponevano il proprio dominio su Pellaro, i suoi fratelli su Ravagnese – Saracinello – ma anche nella determinazione con cui le due fazioni hanno fatto di tutto anche per liquidare rapidamente gli affari in comune. Un conflitto insanabile per gli inquirenti, obbligati tuttavia a constatare come la spaccatura non avesse modificato in nulla la capacità di oppressione dei clan sul territorio di loro competenza. Una sorta di “baronia” esercitata non solo sulle attività economiche, ma su tutti gli aspetti della vita politica e sociale della comunità.

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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