CATANZARO Quando si è in pochi ad affrontare un’emergenza, la soluzione è concentrarsi sul male maggiore e vedersi costretti ad abbandonare quello minore. È accaduto qualche giorno fa: tra un incidente stradale a Soverato e una casa in fiamme, i Vigili del fuoco, avendo tutte le squadre impegnate, accertato che la casa fosse disabitata, hanno dovuto abbandonare lo stabile al suo destino. Con buona pace per il patrimonio immobiliare dei proprietari. E ancora, durante l’incendio nel Parco della Biodiversità sono dovuti intervenire anche gli uomini di Sellia. Se a Sellia fosse accaduto qualcosa sarebbe stato un problema. Esempi di ordinarie carenze di organico – ormai endemiche – nel settore dei soccorsi. Dipendenti dal ministero dell’Interno, i pompieri passano – non indenni – sotto la mannaia del “Riordino delle strutture centrali e territoriali del corpo nazionale dei Vigili del fuoco”, il quale prevede una drastica riduzione delle unità operative discontinue per il 2016 e l’eliminazione dei lavoratori precari entro il 2017. Le unità operative discontinue altro non sono che i precari del settore. Sono coloro che, non essendo permanenti, lavorano a chiamata, per cicli di un certo numero giorni e scalando, a turno, le graduatorie del proprio comando di appartenenza. Ma se fino a qualche tempo fa le chiamate erano di 20 giorni e potevano essere convocate anche 60 persone a chiamata, oggi la legge impone un massimo di 14 giorni a chiamata e il numero delle persone convocate si è drasticamente ridotto. A Catanzaro, per esempio, i 230 precari non riescono a raggiungere i due richiami all’anno (cumulando al massimo 1.000 euro di stipendio), non raggiungono i 30 giorni lavorativi per avere diritto alla disoccupazione e non possono fare richiesta di tfr. In Calabria, fanno sapere dall’Unione sindacale di Base – unica sigla a non avere firmato il Riordino – i discontinui sono circa 800, sui 37mila presenti in tutta Italia, iscritti negli elenchi del personale volontario del Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Ministero dell’Interno.
DIFFICOLTÀ NEL PRESTARE I SOCCORSI L’emergenza è sociale ma non solo. Prestare soccorso diventa sempre più difficile. Il distaccamento di Bianco, in provincia di Reggio Calabria, è stato chiuso e la stessa sorte rischiano anche Chiaravalle e altri presidi. «È sempre più difficile – ha scritto il direttore regionale dei vigili del fuoco della Calabria, Claudio De Angelis, rivolgendosi alla direzione centrale – dipartimento Risorse umane – mantenere l’operatività di tutti i distaccamenti garantendo la squadra standard di 5 unità. Quotidianamente alcuni dei distaccamenti presentano un’operatività ridotta poiché assicurano il servizio di soccorso con squadre di 4 o meno unità, causa assenza del personale a vario titolo (malattie, permessi, leggi speciali ecc.). Ciò, nonostante le sostituzioni e rinforzi quotidianamente operati dai comandi nei limiti delle risorse disponibili. Per questo […] si chiede, come rappresentato al sottosegretario di Stato nell’ultimo incontro in Calabria, l’assegnazione straordinaria per il 2015 di 20 turni di richiamo di Vvf per 12 distaccamenti su 23 in Calabria (per 4 turni), affinché si possa garantire il minimo operativo stabilito dalla normativa vigente e garantire anche la possibilità al personale di usufruire dei propri diritti contrattuali nei tempi fissati dalla normativa vigente, tempi che il datore di lavoro è tenuto a far rispettare. Per quanto sopra si richiede l’assegnazione straordinaria di 960 richiami aggiuntivi per l’anno in corso». Come specificato da De Angelis, diventa quasi impossibile garantire gli standard minimi di intervento richiesti dalla legge ma, spiega Giancarlo Silipo – vigile del fuoco a Catanzaro e rappresentante sindacale regionale di Usb – «si viene meno anche a quelle che sono le direttive europee che impongono mediamente 60mila vigili permanenti per ogni Stato, mentre in Italia sono operative poco più che 28mila unità permanenti». «Sempre gli standard europei – spiega Silipo – prevedono un vigile del fuoco ogni 1000 abitanti. In Italia ce n’è uno ogni 15mila. Senza contare che l’età media cresce sempre di più e non è raro che debbano uscire in partenza (ossia a prestare soccorso, ndr) anche ultrasessantenni. Perché è necessario, ce lo impongono la riforma Gelmini e la carenza di personale. A stento riusciamo a formare le squadre».
IL DIFFICILE INQUADRAMENTO DEI PRECARI I Vigili del fuoco discontinui hanno un inquadramento giuridico di non facile definizione. La categoria nasce nel 1941, per sopperire alle straordinarie esigenze di quel particolare periodo storico. Ma la loro posizione, benché consolidatasi e divenuta necessaria a supportare i vari comandi e distaccamenti, non è mai stata “sincronizzata” al passare del tempo. Di recente un sentenza del Tar del Lazio ha stabilito – in seguito al ricorso di sette precari – «l’attività dei volontari dei Vigili del Fuoco non è in alcun modo riconducibile al volontariato, la cui caratteristica è la gratuità (art.2 della L. 266/1991 – Legge quadro sul volontariato), ma presenterebbe tutti gli elementi propri del rapporto di lavoro caratterizzato dalla subordinazione, come si evincerebbe dalle disposizioni del D.lgs n.139/2006, in base alle quali “al personale volontario richiamato in servizio temporaneo per l’intera durata di tale richiamo, spetta il trattamento economico iniziale del personale permanente di corrispondente qualifica, il trattamento di missione, i compensi inerenti alle prestazioni di lavoro straordinario” (art.10) e al medesimo personale si applicano sanzioni disciplinari, quali la censura, la sospensione dai richiami e la radiazione (art.11)». Ma a questa sentenza si è opposta la Corte costituzionale secondo la quale «nel caso in esame non vi è un rapporto di lavoro ma di servizio». Una posizione ambigua quella dei discontinui, se si pensa, poi, che l’Inps li inquadra alla stregua di lavoro dipendente e usando il codice 2FD (dove 2 sta per lavoratore dipendente, F sta per full time e D indica il tipo di rapporto di lavoro determinato). Inoltre i discontinui percepiscono la tredicesima e sono iscritti al NoiPa, servizio riservato ai dipendenti della Pubblica amministrazione.
UNA QUESTIONE POLITICA Secondo l’Usb i discontinui svolgono un ruolo importante, atteso che nella sola provincia di Catanzaro dal primo al 16 giugno ci sono stati ben 286 interventi finalizzati a contrastare incendi di diversa natura ed entità. Della questione si stanno occupando anche il consigliere regionale Arturo Bova (Democratici progressisti) che ha svolto un primo colloquio tecnico con l’Ufficio di gabinetto della presidenza della Regione e il consigliere Giuseppe Mangialavori (Casa delle libertà) che ha presentato una mozione facendo presente la difficile situazione calabrese. Il precariato dei Vigili del fuoco è l’ennesima emergenza che arriva sul tavolo della Regione, Un problema che non riguarda solo la Calabria ma che in Calabria potrebbe portare, come al solito, qualche grattacapo in più.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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