Rispondendo all’appello di alcune associazioni culturali di Crotone e del comitato spontaneo “Salviamo Capo Colonna”, lo scorso gennaio avevo espresso la mia netta opposizione al progetto che ha portato alla cementificazione di una parte del foro di Capo Colonna allo scopo, temevano i soggetti citati sopra, di farne un ampio e comodo parcheggio. La reazione nei miei confronti è stata stizzita e scomposta, anche perché non rispondeva al merito delle mie contestazioni.
Ma, come ho già avuto modo di dire, ben vengano gli insulti se costituiscono la premessa per avere ragione. Del resto bisogna riconoscere che il sindaco di Crotone, dopo qualche settimana dalla mia visita al presidio che aveva interrotto l’attività di cantiere, sollecitato a esprimersi, aveva ammesso davanti a microfoni e telecamere di non gradire, anche lui, quella gettata di cemento.
Ma per me la polemica è chiusa, auspicando nuovi rapporti sia a livello personale che di partito, considerato che la sottoscritta fa parte della Direzione nazionale del Pd.
È auspicabile quindi che gli interventi nelle aree archeologiche vengano realizzati facendo partecipi preventivamente i cittadini, perché i beni culturali «costituiscono – come scrive Salvatore Settis – il fulcro della nostra identità nazionale e della nostra memoria storica… per non sentirci fuori luogo nello spazio in cui viviamo. E per evitare che il cemento soffochi il nostro futuro» e «non ci chiuda anche il naso», cantava Adriano Celentano.
Comunque, dopo la seconda e più saggia sospensione dei lavori decretata dal ministero a metà aprile, dopo tre mesi di ininterrotte proteste di singoli cittadini (locali e no), come pure di associazioni ed enti che autorevolmente si occupano di beni culturali e di ambiente a livello nazionale, finalmente il cantiere è stato riaperto con il compito, questa volta, di realizzare quel ripensamento della progettazione precedente approvata dalla Soprintendenza archeologica. Ricordo, per brevità, solo i pronunciamenti espliciti del presidente di “Italia Nostra” Marco Parini e, quasi nelle stesse ore, quello del presidente del Fai Andrea Carandini, Fai che a pochi giorni dalla sospensione del cantiere ha avuto il ministro quale gradito ospite per l’intera prima giornata del suo congresso nazionale svolto a Roma.
Se da una parte dunque esprimo la mia soddisfazione per la riapertura del cantiere di Capo Colonna, dall’altra aspetto con fiducia che, oltre al cantiere del foro, partano anche le altre campagne di scavo promesse dal ministero a fine aprile.
Concludendo. L’attività di controllo e di intervento delle associazioni di Crotone, che hanno portato al blocco della cementificazione e alla sua rimozione, dimostrano, se ce ne fosse ancora bisogno, tutte le potenzialità della società civile che non si rassegna a vedere un’Italia che sta rinunciando alla sua bellezza in nome di uno sviluppo invasivo e devastante, per il profitto di pochi, per l’inerzia e/o il “fuoco amico” degli stessi poteri pubblici.
Auspico pertanto che al più presto venga costituita la commissione regionale che dovrà occuparsi dei beni culturali-archeologici (e l’apertura precaria del museo di Reggio rende ancora più grave questa assenza), progettando interventi che non mirino esclusivamente a una «concezione economicistica del patrimonio» (Salvatore Settis) pur importante, ma a una capillare opera di diffusione della conoscenza dei nostri beni realizzata per e con le scuole tutte, anche tecniche e professionali, con progetti che favoriscano la scoperta e il coinvolgimento degli stessi studenti al fine di renderli responsabili e soggetti attivi della diffusione del nostro patrimonio culturale.
*direzione nazionale Pd
x
x