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Consiglio, la minoranza vuole Scalzo

REGGIO CALABRIA Quando Scalzo entrerà per l’ultima volta in Consiglio da presidente in carica, ci sarà spazio per un paradosso politico: la maggioranza che lo ha eletto dirà “sì” alle sue dimission…

Pubblicato il: 16/07/2015 – 10:54
Consiglio, la minoranza vuole Scalzo

REGGIO CALABRIA Quando Scalzo entrerà per l’ultima volta in Consiglio da presidente in carica, ci sarà spazio per un paradosso politico: la maggioranza che lo ha eletto dirà “sì” alle sue dimissioni; la minoranza, invece, si opporrà, chiedendo a gran voce la continuazione del suo mandato istituzionale. Il caso Rimborsopoli – che, con un effetto domino, ha portato al rinnovo della giunta regionale e alle dimissioni di Scalzo – rischia di sovvertire la logica politica. Anche se, a dire il vero, il centrodestra crede di avere i suoi buoni motivi nel trincerarsi a difesa del presidente uscente. La minoranza non ha i numeri per ostacolare un passaggio di consegne benedetto dal Pd romano e avallato dal governatore Oliverio. Può, altresì, tirarsi fuori dalla mischia, in modo da far passare un messaggio semplice semplice: noi, che siamo garantisti, vogliamo che Scalzo rimanga al suo posto. Se le sue dimissioni dovessero essere ratificate, allora, sarà per esclusiva scelta del centrosinistra che “uccide” i suoi figli solo perché raggiunti da un avviso di garanzia, in virtù di una ritrovata opportunità politica non usata prima, quando è stato il momento di scegliere gli assessori e di designare il presidente del Consiglio (Scalzo era già stato coinvolto nell’inchiesta sugli incarichi all’Arpacal).

 

LE PARTI IN CAMPO La riunione dei capigruppo di ieri ha delineato le posizioni in campo. Pd, Democratici e progressisti e Oliverio presidente seguiranno il canovaccio più scontato, “accettando” le dimissioni di Scalzo. Semmai, in questo momento la preoccupazione delle forze di maggioranza è di trovare la quadra su un successore in grado di assicurare equilibri politici e territoriali (il nuovo presidente verrà ancora dal “collegio” catanzarese o sarà espressione di altri province?).

L’anomalia politica è in realtà rappresentata dalla minoranza. Che ieri, con in testa i capigruppo di Forza Italia e Casa della libertà, Alessandro Nicolò e Francesco Cannizzaro, ha manifestato la volontà di proseguire la legislatura con Scalzo al comando di Palazzo Campanella. «Oliverio – è il refrain dei membri dell’opposizione – non può continuare a delegittimare il consiglio regionale con i suoi diktat, così come ha fatto per la scelta dei nuovi assessori, tutti esterni all’assemblea». Il motivo ufficiale dell’arroccamento è da ricercare insomma nella necessità di assicurare autonomia al parlamentino calabrese rispetto alle imposizioni del governatore e, anche, della nomenclatura pd. Sulla stessa linea ci sarebbe anche Ncd che, oltre a motivazioni di carattere politico, ne ha altre decisamente più pragmatiche. Una, su tutte: mantenere la vicepresidenza del Consiglio, attualmente occupata da Pino Gentile. Se con la decadenza di Scalzo dovesse passare anche il principio del simul stabunt, simul cadent (insieme staranno, insieme cadranno), è chiaro che a dover essere rinnovato sarebbe l’intero Ufficio di presidenza. E non è detto che gli alfaniani, in questo caso comunque remoto, riescano a mantenere una poltrona sicuramente prestigiosa per una compagine politica che vanta solo tre membri in assemblea.

 

FUORI DAL CORO Di tutt’altro avviso è invece il gruppo Misto, composto dai “fuoriusciti” di Forza Italia Mimmo Tallini e Fausto Orsomarso. Entrambi sono pronti ad accogliere le dimissioni di Scalzo e addirittura ad alzare la posta, al motto di “muoia Sansone e tutti i filistei”. «Siamo minoranza, è anomalo che qualcuno dica di essere contrario alle dimissioni di un presidente eletto dalla maggioranza», spiega Tallini. «Noi invece diciamo che con la decadenza di Scalzo deve essere azzerato l’intero l’Ufficio di presidenza. Sarebbe un modo per rimediare gli errori commessi nei confronti della minoranza». Il riferimento è ai voti che il centrosinistra assicurò proprio a Gentile a scapito dello stesso ex assessore regionale.

 

SCALZO Impossibile, ovviamente, fare i conti senza l’oste. E Scalzo non sembra intenzionato a porgere il fianco alle macchinazioni della minoranza. Difficile anche solo immaginare un suo tentennamento, soprattutto alla luce delle dichiarazioni di ieri, quando ha specificato che le sue dimissioni sono «da intendersi solo come scelta assunta per favorire il rilancio dell’azione di governo regionale in Calabria, dopo le vicende delle ultime settimane che hanno fortemente condizionato non solo il consiglio regionale ma la politica in generale».
Resta, allora, un nodo da sciogliere: chi sarà il nuovo presidente? Il tempo stringe. Entro il 28 o il 29 luglio – le date scelte per il prossimo Consiglio – il centrosinistra dovrà trovare una soluzione che metta d’accordo i fedelissimi di Oliverio e i nuovi malpancisti, quelli che – come Orlandino Greco e lo stesso ex assessore Guccione – non hanno per niente gradito le ultime scelte del governatore. Scendono le quotazioni di Flora Sculco, unica donna in assemblea, così come quelle di Nicola Irto, deciso a continuare il suo lavoro come presidente della commissione Ambiente. In pole per il dopo-Scalzo ci sono Arturo Bova e Mimmo Battaglia. E non è da escludere che della partita sia pure Giuseppe Giudiceandrea.

 

Pietro Bellantoni

p.bellantoni@corrierecal.it

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