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De Masi ha vinto la battaglia contro le banche

GIOIA TAURO Nino De Masi e la sua azienda dopo dodici lunghi, tormentosi e tormentati anni sono fuori dal tunnel, almeno da quello in cui lo ha costretto il duro braccio di ferro ingaggiato contro …

Pubblicato il: 16/07/2015 – 20:17
De Masi ha vinto la battaglia contro le banche

GIOIA TAURO Nino De Masi e la sua azienda dopo dodici lunghi, tormentosi e tormentati anni sono fuori dal tunnel, almeno da quello in cui lo ha costretto il duro braccio di ferro ingaggiato contro i colossi del credito italiano. Negli uffici del ministero per lo Sviluppo economico, nei mesi scorsi, l’imprenditore calabrese ha firmato un accordo di transazione con le banche, l’accordo – che è riservato – individua un percorso tecnico giuridico che porterà entro settembre alla chiusura del contenzioso.

Non ne parla De Masi che si limita a chiosare: «Non ho vinto, forse non ho perso, ma se ognuno farà la sua parte, governo compreso, il futuro delle aziende De Masi sarà assicurato». Un lottatore De Masi, certo. Lo ha dimostrato tenendo testa alla ‘ndrangheta, rifiutando il pizzo e denunciando boss e picciotti, eppure ha dovuto imparare presto che il salotto buono delle banche italiane non nascondeva meno insidie e non era affatto meno pericoloso di quei personaggi con “coppola e fucile” che si erano presentati a casa sua, intenzionati a farla da padroni. Al punto che in una occasione ha dovuto ammettere: «Non saprei dire chi sono stati i più pericolosi».
La sua vicenda, assolutamente inedita in Italia, è diventata punto di riferimento per molti cittadini che hanno “aperto gli occhi” sui crimini bancari. Oggi in tutto il Paese i diritti sono “più uguali” in quanto le banche cominciano ad approfittare di meno e in ogni caso restituiscono il maltolto già a priori. Il caso De Masi ha reso i cittadini più consapevoli dei propri diritti e le banche certamente più consapevoli dei propri crimini. Un ciclone giudiziario – davanti al quale anche Banca d’Italia ha cambiato orientamenti e meglio ha aperto gli occhi – nato dai processi intentati da Nino De Masi e consolidatosi nella giurisprudenza che si è formata nei vari gradi di giudizio. Una battaglia contraddistinta non solo da grande caparbietà ma anche da risoluta dignità, testimoniata dal suo ribadire che non pietiva soldi e non invocava restituzioni compensative.
«Ho combattuto – rivendica De Masi – sul loro terreno, mi dava forza la loro arroganza nel sentirsi intoccabili e nel giusto. Ho studiato, ho letto tonnellate di documenti e li ho sfidati nel loro terreno, non la pietà, l’elemosina, ma uno scontro sul diritto, sui fatti». Concessa questa riflessione, torna a ripetere: «Non è di banche che voglio parlare, non sono come tutti mi definiscono “l’uomo che ha battuto le banche”. Sono un semplice cittadino, un imprenditore che ha solo rivendicato diritti e un principio costituzionale che la legge è uguale per tutti e che tutti siano uguali davanti alla legge».
Spiega che quella battaglia non era fine a se stessa, aveva come unico scopo tenere in vita le sue aziende, difendere i suoi dipendenti: «Conseguentemente, sono ancora qui a parlare di futuro di imprese, di sogni di occupazione e sviluppo. Certamente non sarà facile, ho da riorganizzare aziende che hanno dietro le spalle 12 anni di massacri e di dure lotte, non dimentichi nessuno che abbiamo lavorato con i nostri soldi imponendo ai nostri clienti di pagare le forniture in anticipo, non credo che in Italia ci sia un’azienda che possa permettersi tutto ciò. Ieri è venuto da me un cliente della Sicilia, un importante professionista oltre che un notevole imprenditore agricolo, che ha comprato da me una macchina per la scuotitura delle olive che ha pagato in anticipo e poi mi ha regalato 4 casse di vino, lui a me (per ringraziarmi!). Questa è la più grande gratificazione che l’imprenditore De Masi ed il prodotto De Masi potevano ambire».
Non c’è tempo per riposare. Altre tappe sono già in vista: «Certamente molto lavoro ci aspetta, entro i primi di settembre verranno presentate al mercato le realtà imprenditoriali De Masi, che saranno: la De Masi Industrie Meccaniche che si occuperà della costruzione metalmeccanica e produzione di macchine, la DeM.Tech si occuperà dei prodotti per la mitigazione del rischio sismico, la DeM.Food presenterà un prodotto innovativo punta ai mercati mondiali, è un progetto importantissimo, allo stato riservato, in cui ho investito molte risorse. Ci sarà poi la De Masi Macchine e servizi che si occuperà, da Rizziconi, delle attività di commercializzazione dei prodotti agricoli».
La ripartenza vedrà nei prossimi 36 mesi investimenti per circa 6 milioni di euro, di cui un milione nella ricerca e sviluppo nel settore della raccolta dei prodotti agricoli. «Settembre sarà per noi –sottolinea Nino De Masi – un mese importante con la presentazione in pubblico di tutto quanto fatto, delle nuove realtà aziendali e delle innovazioni tecnologiche realizzate».
Il marchio De Masi è presente su tutti i mercati mondiali, vuole restarci a pieno titolo e per questo avrà al suo fianco una della maggiori società al mondo di consulenza, la Ernst&Young, oltre che il supporto di importanti società di ingegneria nella fase di studio e realizzazione dei prototipi della macchine agricole.
E dentro questa scommessa, che già fa tremare i polsi, Nino De Masi ne colloca un’altra ancora più affascinante: mantenere salde e forti radici sul territorio calabrese, spingendosi sino a imporre la calabresità come elemento di positività. «Non è un controsenso – insiste De Masi – anche se so bene che oggi il brand “made in Calabria” è un sinonimo di “bad quality” (cattiva qualità) non solo del prodotto ma del contesto sociale. Appunto, io intendo dimostrare con la mia storia e le mie battaglie che la calabresità è anche sinonimo di orgoglio di dignità di capacità positive, di sacrifici e determinazione. Per questo potrebbe essere quindi un punto di eccellenza. Conto che possiamo farcela a vincere anche questa sfida sulla quale sto cercando di coinvolgere il mondo della scienza e della ricerca. Quando parleremo di politica industriale, discuteremo del ruolo delle Università calabresi e del territorio. Vedremo come in altri contesti la ricerca si è messa a disposizione del territorio e come da noi ciò non succede, parleremo delle responsabilità e della miopia di chi pensa che lo sviluppo passa solo dagli investimenti a fondo perduto e non dalla necessità di rendere un’intera area e un sistema di imprese competitivo. La competizione, il confronto con gli altri è l’unica chiave di successo per lo sviluppo economico. E su questo le Università e i centri di ricerca hanno un ruolo fondamentale. È questa sinergia tra azienda, territorio e università il punto centrale della nostra scommessa».
Un sognatore illuso? Assolutamente no, perché nello stesso tempo in cui illustra questo progetto Nino De Masi ha chiaro il contesto attuale e le responsabilità storiche delle classi dirigenti calabresi: «Conosco uomini, cose e responsabilità individuali e collettive. So bene che è impossibile parlare di crescita e di sviluppo se non c’è legalità. Come può un sistema imprenditoriale stare sottoposto al pizzo (magari pagandolo come riportato dai media, a sua insaputa) e pensare alla competizione?». E se volete offenderlo chiedetegli: ma chi te lo fa fare? La considera non tanto una domanda sciocca ma addirittura una provocazione: «Questa è la mia terra, questa è la mia gente. Ho una certezza: prima o poi decideremo di esercitare il dovere di essere cittadini ribellandoci all’omertà e ai padrini padroni che ci hanno massacrato il futuro».

 

Paolo Pollichieni
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