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Per le cosche affari da mezzo miliardo all'estero

CROTONE Molti degli uomini che comanda avrebbero difficoltà a rintracciarne i confini sulla mappa e lo stesso boss probabilmente non ci ha mai messo piede, ma per soddisfare i propri appetiti il bo…

Pubblicato il: 16/07/2015 – 18:08
Per le cosche affari da mezzo miliardo all'estero

CROTONE Molti degli uomini che comanda avrebbero difficoltà a rintracciarne i confini sulla mappa e lo stesso boss probabilmente non ci ha mai messo piede, ma per soddisfare i propri appetiti il boss Nicolino Grande Aracri non ha esitato a puntare su mercati del tutto nuovi. E lontani. Alloggi per i militari in Costa d’Avorio, un megacomplesso alberghiero in Bulgaria, progetti in Ghana ed Algeria, gli appetiti del clan Grande Aracri non conosceva confini.

Il totale degli investimenti, per gli inquirenti, si può stimare in mezzo miliardo di euro. E la “Save group” e la sua controllata “Save International” erano gli strumenti più adeguati per soddisfarli. Lo hanno scoperto i militari del Ros che per mesi hanno tenuto sotto controllo le utenze di Alfonso Diletto – nipote di Rosario Grande Aracri, fratello del boss – finito in manette per associazione mafiosa e altri reati nella seconda tranche dell’indagine Aemilia. Nel giugno 2013, gli uomini della Dia lo registrano nell’ufficio del legale Benedetto Stranieri, ex maresciallo dei carabinieri diventato avvocato e finito in manette per aver “aggiustato” una serie di processi in Cassazione per uomini del clan di Cutro.

 

LA RETE DI DILETTO Per Stranieri, Diletto è “il braccio destro di Nicolino”, per questo gli investigatori stanno bene attenti quando lo sentono entrare nel suo studio, accompagnato da Patrizia Patricelli – insieme a Giovanni Vecchi, formale proprietaria della Save group – Gabriele Storani e Francesco Aiello, “un porta ordini – dice Stranieri – di Nicolino Grande Aracri”. Ed è proprio ascoltando le loro dettagliate conversazioni che pm e carabinieri scopriranno che non solo la Save group è la testa di ponte dei cutresi nel porto di Imperia, ma anche che la sua controllata è servita al clan per investimenti – presumibilmente sporchi – in tutto il mondo.
Affari che vanno avanti da tempo se è vero che Storani non deve fare altro che riferire a Diletto – e senza troppi dettagli – lo stato delle trattative nei vari Paesi. Un vero e proprio elenco che gli investigatori non esitano ad appuntare e verificare punto per punto, quando il nipote del boss lo riassume “allora noi abbiamo Ghana, Costa d’Avorio”. Anche perché le cifre di cui – senza minimamente scomporsi insieme alla Patricelli parlano – sono da capogiro. Solo in Ghana si parla di “duecento o centocinquanta milioni di euro in Ghana”, per un affare che i cutresi e i loro rappresentanti stanno trattando con le massime autorità del Paese.

 

CONTATTI ISTITUZIONALI “Siamo andati a parlare con il Presidente … omissis … sì, stiamo parlando … nui stiamo parlando … (voci incomprensibili) … omissis … con il Re, con il Re, con tutti … incompr . … ci sono tutti”, dice Diletto, rivelando quanto ampia e tentacolare sia divenuta la rete dei cutresi. E non solo in Ghana. Anche in Costa d’Avorio, dove sono costretti a scontrarsi con il colosso economico dei cinesi che da tempo usa il Paese come un supermarket, hanno trovato gli agganci giusti per sentirsi “protetti”. A rivelarlo è sempre il nipote del boss, che illustra la strategia ai sodali “noi – dice senza essere sfiorato dal sospetto di essere intercettato – in Costa d’A vorio abbiamo 10 pretendenti … allora cosa dobbiamo fare … dobbiamo portare due stabilimenti..(..)dobbiamo fare due stabilimenti … portare li, per portare due stabilimenti servono 10 milioni”. Certo c’è un problema da risolvere, la concorrenza del colosso economico Cina. Diletto si lamenta “i cinesi cosa fanno, fanno la richiesta allo Stato cinese … incompr . … gli manda i soldi … incompr . … è normale che ciò sono i trafficanti, è normale che ci sono i … incompr . … omissis … è normale tutto però lo
Stato cinese … omissis … gli finanzia tutto … incompr”.

 

INCOGNITA CINESE La conversazione è costellata di omissis che sembrano indicare indagini e approfondimenti in corso ma non riescono a nascondere il grado di certezza e competenza con cui Diletto parla di affari che conosce e che sembra avere in prima persona gestito. Con modi leciti o illeciti. Nipote di boss che gli accordato il delicatissimo ruolo di gestire gli investimenti esteri e non solo del clan, all’estero non dimentica i vecchi metodi. “Noi – chiede ai suoi interlocutori – con chi ci siamo incontrati con i cinesi? con quale, con quale condominio … omissis . . . noi ci siamo scontrati con dei cinesi, con una ditta grossa che..”. Una ditta su cui al momento null’altro è dato sapere, ma cui Diletto sembra riferirsi con il classico linguaggio dell’uomo di ‘ndrangheta che ha a che fare con un’impresa espressione di un altro potere criminale. E le sue parole – mette nero su bianco il gip – “non appaiono costituire frutto di millanteria”.

 

L’ERRORE MALTESE Formalmente intestata a Giovanni Vecchi e Patrizia Patricelli – che nessun ruolo nella strategia di impresa sembrano avere se non quello di intestatari – la Save Group, prima di essere svuotata e fatta fallire, poteva vantare una serie di contratti importanti. Quello stipulato con la Baker-r Eood – società a responsabilità limitata con sede in Bulgaria – per la realizzazione di un complesso ricettivo alberghiero denominato “Melia Bakerville” in località lago Batak (Monti Rodopi Bulgaria), valeva da solo 160 milioni di euro. Alla controllata Save International Ltd, aveva invece “regalato” un contratto per la realizzazione di tutta la parte progettuale per la costruzione di alloggi destinati ai Militari della Costa d’Avorio per 150milioni di euro, più i 40 che avrebbe personalmente incamerato per il medesimo lavoro. E se nell’azienda madre per scovare i Grande Aracri il Ros ha dovuto lavorare duramente, incrociando conversazioni con appalti e subappalti nascosti in migliaia di transazioni, nella Save International – società con sede a Malta e ha Vecchi come direttore generale – un errore è stato fatto. Diletto non ha infatti rinunciato a figurare come azionista di maggioranza. Un dato scovato dall’Interpol che adesso diventa una pesantissima prova a carico di tutto il clan.

 

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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