REGGIO CALABRIA La corruzione in Italia al centro dell’ultimo incontro di Tabularasa 2015. Al dibattito, moderato da Giusva Branca e Raffaele Mortelliti, organizzatori del contest culturale reggino, Federico Cafiero De Raho, procuratore capo di Reggio Calabria, il generale Giuseppe Gerli, comandante delle unità speciali della guardia di finanza, e Federico Bergaminelli, presidente dell’Istituto italiano anticorruzione. «La corruzione – ha esordito il generale Gerli – frena e condiziona il Paese ed è più grave del peccato, quindi non puo’ essere perdonata. Mangia tutte le risorse. A livello europeo si stimano in circa 120 miliardi i movimenti di denaro legati alla corruzione, ma il calcolo non tiene conto della diversificazione tra i Paesi e il problema coinvolge molti aspetti. In Italia è pari ad almeno due manovre economiche». Il fenomeno corruttivo «nel tempo – ha aggiunto Gerli – si è evoluto e da un rapporto a due, tra corrotto e corruttore, è diventato un rapporto tra entità diverse. Purtroppo abbiamo dedicato troppe attenzioni agli appalti trascurando altri aspetti importanti come il settore dei servizi, così, come in “Mafia Capitale” la corruzione si è estesa anche al sociale. Possiamo tranquillamente dire che dove ci sono soldi pubblici, in questo Paese, ci sono fenomeni corruttivi». Secondo Bergaminelli «la corruzione è diventata impropria, nel senso che all’interno dell’ente c’è chi ha un legame con il corruttore. Siamo arrivati alla corruzione del legislatore, che promulgando leggi inefficaci lascia impunito chi corrompe. Purtroppo il nostro Stato si è svegliato tardi. Gli organismi internazionali ci hanno sempre chiesto di intervenire, ma è anche la mentalità che deve cambiare. Manca tra i dipendenti la voglia di aggiornarsi e si è fatto poco per motivarli». «Il ritardo, del resto – ha concluso Bergaminelli – è uno dei paradigmi del fenomeno corruttivo. I consorzi proliferano grazie alla capacità di dilatare i tempi e lievitare i costi».
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