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Perseo, in aula la testimonianza degli imprenditori Chirico

LAMEZIA TERME Giuseppe e Giovanni Chirico sono padre e figlio. Il primo è il fondatore della EdilChirico che nel 2004 – dopo 40 anni – ha cessato l’attività. Giovanni ha sempre lavorato con suo pad…

Pubblicato il: 17/07/2015 – 21:33
Perseo, in aula la testimonianza degli imprenditori Chirico

LAMEZIA TERME Giuseppe e Giovanni Chirico sono padre e figlio. Il primo è il fondatore della EdilChirico che nel 2004 – dopo 40 anni – ha cessato l’attività. Giovanni ha sempre lavorato con suo padre e nel 2004 la ditta di cui era amministratore, la Edilizia fratelli Chirico, ha continuato l’attività paterna acquisendone anche i clienti. Oggi i due imprenditori sono stati sentiti nel corso del processo “Perseo”, che segue il rito ordinario davanti al tribunale di Lamezia Terme. Quelli che dovevano venire al pettine erano i nodi dei rapporti tra i Chirico e i Notarianni, assidui clienti degli imprenditori per conto della loro Edilnotar di cui è titolare Giuseppe Notarianni. Il risultato delle testimonianza è stato complesso e a tratti ostico: un monolite all’interno del quale era difficile fare completamente luce. Lo scoglio duro da superare era contratto in un’unica domanda, posta a più riprese sia dall’accusa – rappresentata dal sostituto procuratore della Dda Elio Romano – che dalla difesa, l’avvocato Aldo Ferraro: perché, se la Edilnotar aveva un debito residuo di 11mila euro con la Edilizia fratelli Chirico (debito che era stato oggetto di una diffida, oltre che di più richieste di pagamento) la famiglia Chirico non ha proseguito con le azioni legali per recuperare quegli 11mila euro? Le risposte si fanno vaghe. Giovani Chirico afferma di avere avuto timore poiché aveva appreso dai giornali l’appartenenza dei clienti a determinati ambienti. Eppure, come suo padre, afferma di averli sempre considerati dei buoni clienti a differenza di altri come Rosario Cappello, Saladino Davide, Alberto Giampà, Battista Cosentino (tutti attualmente collaboratori di giustizia). E lo stesso Giuseppe Giampà al quale in una occasione non avrebbero voluto vendere del materiale perché sapevano che non sarebbero stati pagati. Alla domanda del pm, se Giuseppe Chirico non avesse avuto paura a dire di no a una persona notoriamente pericolosa come il reggente della cosca Giampà, Chirico risponde di avergli detto, con molta semplicità: «Non posso permettermi di fare credito».

 

ATTI INTIMIDATORI
Di atti intimidatori i Chirico ne hanno subiti parecchi. Li elenca Giovanni: l’incendio di una abitazione, di un magazzino, e le minacce di morte con un pistola. «La prima volta sono venute due persone su uno scooter armate di pistola e hanno sparato dei colpi in aria. La seconda volta mi hanno minacciato dicendo che dovevo mettermi in regola». Ogni intimidazione è stata sempre denunciata. Di certo i problemi li hanno sempre avuti con la cosca Torcasio di Catanzaro, come ripetuto anche oggi in aula. A fine giugno, tra l’altro, ha avuto luogo la sentenza d’appello contro i Torcasio nell’ambito del processo Remake scaturito dall’operazione, condotta da Dda e compagnia dei carabinieri di Lamezia Terme, che a dicembre 2013 mise in manette cinque persone coinvolte nell’estorsione ai danni delle aziende dei fratelli Chirico di Lamezia Terme. Confermata la condanna a 7 anni e 4 mesi per Nicola Gualtieri, GiovanniTorcasio e Pasquale Torcasio. Otto anni e 8 mesi confermati per Domenico Torcasio. Unico sconto di pena per Davide Saladino, condannato a un anno e 8 mesi (pena sospesa), per il quale in primo grado erano stati inflitti 2 anni e 4 mesi.
Ma con i Notarianni i rapporti erano diversi. La ditta Chirico, nonostante il credito ancora non estinto, continuò a fornire materiale per la costruzione di villette in contrada Talarico. «Perché speravamo ancora di recuperare qualcosa», ha detto Giovanni Chirico.

 

CONTRADDIZIONI
Eppure, secondo il pm ci sono dei contrasti con quanto affermato nel primo verbale reso nel 2012 in cui i nomi dei Notarianni venivano elencati come persone appartenenti all’ambiente criminale e la dichiarazione di oggi in cui si afferma di avere appreso di tale appartenenza dai giornali. Una domanda che non ha ottenuto risposta.

Alessia Truzzolillo

a.truzzolillo@corrierecal.it

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