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Il cranio che unisce la politica in Calabria

REGGIO CALABRIA «Il cranio del brigante Giuseppe Villella va restituito alla Calabria e segnatamente al suo comune d’origine, Motta Santa Lucia, per darne dignitosa sepoltura. Si tratta d…

Pubblicato il: 18/07/2015 – 10:30
Il cranio che unisce la politica in Calabria

REGGIO CALABRIA «Il cranio del brigante Giuseppe Villella va restituito alla Calabria e segnatamente al suo comune d’origine, Motta Santa Lucia, per darne dignitosa sepoltura. Si tratta di un cranio simbolo dell’ancora attualissima questione meridionale e del non ancora rimosso pregiudizio antimeridionale». È uno dei punti cruciali della mozione, depositata formalmente alla Segreteria generale del consiglio regionale della Calabria, promossa dal capogruppo della lista “Oliverio presidente” Orlandino Greco e sottoscritta da tutti gli altri presidenti dei gruppi consiliari, di maggioranza e di opposizione (Sebi Romeo, Pd, Flora Sculco, Calabria in rete, Giuseppe Giudiceandrea, Dp; Giovanni Nucera, La Sinistra; Fausto Orsomarso, gruppo Misto; Francesco Cannizzaro, Casa delle Liberta’; Alessandro Nicolò, Forza Italia; Giovanni Arruzzolo, Ncd). La mozione, che verosimilmente sarà discussa al primo consiglio regionale utile, «impegna il presidente e la giunta regionale a promuovere ogni utile iniziativa, affinché si giunga alla restituzione, ai discendenti o alle amministrazioni comunali di origine che ne avessero fatto richiesta (come nel caso del cranio del brigante calabrese Giuseppe Villella da parte del Comune catanzarese di Motta Santa Lucia), delle spoglie trattenute nel Museo di antropologia criminale “Cesare Lombroso” di Torino». Polo museale, è spiegato nella mozione, «riaperto dopo oltre 60 anni di oblio, dove sono esposti ben 904 crani, oltre a scheletri, cervelli e macabri oggetti della collezione privata di Cesare Lombroso, medico veronese capostipite del razzismo scientifico, autore delle teorie che accostano le caratteristiche fisiche degli individui ai difetti mentali e ai comportamenti criminali su cui si è fondata la piattaforma ideologica del razzismo di matrice nazista. Una raccolta che Lombroso allestì procedendo, per anni, a scorticare cadaveri, mozzare e sezionare teste, effettuare i più orripilanti interventi su individui ritenuti criminali, malati di mente, omosessuali e prostitute unicamente per le misure di parti del cranio e del corpo». «Le aberranti teorie del Lombroso e dei suoi seguaci, nel periodo post-unitario – ricorda Orlandino Greco – contribuirono a pregiudicare la matrice unitaria, la coesione nazionale e l’equilibrato sviluppo del Paese, applicando malevolmente all’interno della Nazione i teoremi sulla presunta inferiorita’ razziale delle popolazioni del Mezzogiorno».

«Per i resti incogniti, che nessuno può reclamare», la mozione «propone la possibilità di accogliere la disponibilità manifestata da don Antonio Loffredo, parroco del Rione Sanità di Napoli, di inumarli nel Cimitero delle Fontanelle della città partenopea, luogo di asilo dei perduti per eccellenza. E, ove si ritenga necessario, di rivolgersi all’avvocatura regionale per il sostegno legale presso il Mibact e presso tutte le sedi istituzionali del Paese con immediata attuazione della presente mozione. Tutto questo al fine di restituire la giusta tutela alla pietas verso i defunti nonché dignità a resti mortali che per il nostro patrimonio etico, culturale e giuridico sono sacri e inviolabili, in quanto ovunque si nasca e si cresca, si rimane sempre parte della famiglia umana». «A farsi carico di questa avvertita istanza – è scritto nella mozione – un crescente movimento d’opinione testimoniato da intere amministrazioni comunali tra le quali Lecco, numerosi altri Comuni d’Italia e svariati rappresentanti del mondo della cultura, condensato nel comitato tecnico scientifico “No Lombroso”. In particolare, rispetto ai resti di Villella, la Giunta Comunale di Motta Santa Lucia (Catanzaro) ha gia’ adottato da tempo un deliberato con cui si dà mandato al sindaco Amedeo Colacino di fare quanto nelle sue prerogative istituzionali per ottenere la restituzione delle spoglie dell’antenato e concittadino Giuseppe Villella, tuttora ignobilmente esposte nel museo “Cesare Lombroso” di Torino».

«Nel 2004 – conclude la mozione – il Tribunale di Lamezia Terme, con ordinanza ad esecuzione immediata, provvedeva inoltre a dare soddisfazione agli agenti Comune di Motta Santa Lucia e Comitato Tecnico Scientifico ‘No Lombroso’ per la restituzione delle spoglie dello stesso Giuseppe Villella. Infine, l’Università di Torino, proprietaria del museo in oggetto richiedeva nel breve, con l’Avvocatura di Stato, sospensiva del provvedimento presso la Corte d’Appello di Catanzaro che la concedeva fino all’aprile 2016».

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