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«Mio marito deve essere rivalutato»

LOCRI Tra non molto tempo, il 16 ottobre prossimo, ricorrerà il decennale della morte di Franco Fortugno, il vicepresidente del Consiglio regionale barbaramente assassinato a Locri, mentre era…

Pubblicato il: 19/07/2015 – 6:34
«Mio marito deve essere rivalutato»

LOCRI Tra non molto tempo, il 16 ottobre prossimo, ricorrerà il decennale della morte di Franco Fortugno, il vicepresidente del Consiglio regionale barbaramente assassinato a Locri, mentre era nel seggio elettorale per le primarie dell’Unione. La vicenda giudiziaria legata al «più grave delitto politico-mafioso avvenuto in Calabria», per usare la definizione dell’allora procuratore nazionale Piero Grasso, oggi presidente del Senato della Repubblica, si è conclusa con condanne ormai definitive, tra le quali quella all’ergastolo per il mandante Alessandro Marcianò. E nei giorni scorsi anche il Tribunale di Locri ha emesso pesanti sanzioni nel processo di primo grado per falsa testimonianza a carico di quanti, secondo i giudici, avrebbero rischiato di compromettere il buon esito del procedimento sull’omicidio Fortugno. La vedova del politico, Maria Grazia Laganà, a sua volta, nei mesi scorsi è stata assolta con formula ampia, perché il fatto non sussiste, dalle accuse a suo carico nel processo su una tentata truffa all’azienda sanitaria di Locri. In forza di tale surreale vicenda giudiziaria, l’ex deputata Pd si autosospese dal gruppo parlamentare e dopo la condanna di primo grado e non si ricandidò. Adesso lavora a organizzare la commemorazione del marito. Nel farlo ne ripercorre l’attività sindacale (era dirigente della Cisl-Medici) e politica, constatando, in un misto di amarezza e orgoglio, che molti rischi di una degenerazione dei finanziamenti della politica, Fortugno li aveva avvertiti e aveva tentato di sventarli. Ricorda, in merito, alcune proposte di legge di Franco Fortugno che, formulate dieci anni fa in consiglio regionale, anticipavano di gran lunga i tempi che avrebbe vissuto oggi la politica, travolta dallo scandalo “Rimborsopoli”. Porta la firma di Franco Fortugno, ad esempio, la proposta di modifica del regolamento interno relativa alla costituzione dei gruppi consiliari. Tale modifica, mai presa in esame, introduceva, fra l’altro, la riduzione delle risorse a loro disposizione ed evidenziava, proponendone il superamento, l’anomalia dei cosiddetti “monogruppi”, ovvero i gruppi formati da un solo consigliere che per anni hanno costituito una fonte enorme di sprechi di risorse oltre che un notevole appesantimento della stessa attività istituzionale. «Franco – spiega Maria Grazia Laganà – aveva già intravisto da allora, in tempi non sospetti, quale grave rischio si annidasse dietro questa eccessiva discrezionalità nell’utilizzo di risorse erogate con eccessiva leggerezza. Allora la crisi non esisteva, dieci anni fa erano i tempi delle “vacche grasse” non solo in politica. Ricordiamoci che la crisi prima del 2007-2008 non si sarebbe affacciata. E proprio per questo le proposte di Franco meritano oggi di essere rilette con attenzione. Non era un’impostazione fondata sulla necessità di dover stringere la cinghia, era un’idea di politica fondata sull’etica più alta». «Le proposte che Franco ebbe la capacità di presentare dieci anni fa – ricorda Maria Grazia Laganà – devono essere riprese con attenzione da chi oggi è chiamato a governare questa regione. Proposte così attuali che ritengo possano costituire un valido punto di partenza per la futura azione del governo regionale e non solo nel campo della riduzione dei costi della politica. È bene che queste mie considerazioni emergano adesso che la giunta regionale è già stata varata; prima ho preferito non parlarne per evitare che qualche malpensante potesse in qualche modo strumentalizzarle». All’ex parlamentare del Pd, tuttavia, un commento sulle vicende ancche personali che emergono da “Rimborsopoli”, lo chiediamo: «Ho riflettuto molto – ammette – su tutte le vicende che hanno visto alcuni consiglieri ed ex consiglieri regionali protagonisti degli ultimi procedimenti giudiziari. Evitando di aggiungere altri commenti ai tanti espressi in queste settimane, improntati a giustizialismo e garantismo portati al parossismo, mi preme oggi sottolineare soprattutto quanto Franco credesse, realmente, di poter dare il suo contributo per questa regione che amava profondamente. Forte di questo convincimento negli anni ha sempre profuso un impegno costante per cercare di tenere al centro della politica il generale interesse della Calabria e dei calabresi. Non venne ascoltato, evidentemente altri non avevano la stessa percezione dei rischi che si correvano». Le parole di Maria Grazia Laganà si velano di amarezza: «La coerenza, la correttezza e la linearità dei comportamenti all’interno del variegato mondo della politica per molti sono considerati dei difetti. Così però non è stato per Franco. E ancora oggi la politica regionale può trarre giovamento dal suo impegno a favore di una sanità più efficiente e vicina ai bisogni dei cittadini, di un patrimonio edilizio più sicuro specie per quanto riguarda scuole e ospedali e di una rete di trasporti moderna e funzionale. O ancora, merita di essere messa a valore la grande attenzione di Franco per la promozione dei corretti stili di vita, con la proposta di legge per l’istituzione dell’Istituto per la dieta mediterranea e la nutrigenomica a Reggio Calabria. Tutti temi sui quali Franco ha speso energie e tempo, con serietà e dedizione. Ed è questo il sentiero che mi auguro possa seguire il nuovo corso politico istituzionale della Calabria. Dieci anni dopo la sua morte, il pensiero di Franco può ancora germogliare e dare frutti. Il modo migliore di onorare la sua memoria credo sia questo».

 

pa. po.  

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