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GAMBLING | Il patto criminale tra mafia, camorra e 'ndrangheta

REGGIO CALABRIA Se i legami tra le mafie per entrare nel mercato delle scommesse on line erano «inesplorati», ora i rapporti sono più chiari. L’inchiesta “Gambling” prova a risolvere quesiti antich…

Pubblicato il: 22/07/2015 – 17:36
GAMBLING | Il patto criminale tra mafia, camorra e 'ndrangheta

REGGIO CALABRIA Se i legami tra le mafie per entrare nel mercato delle scommesse on line erano «inesplorati», ora i rapporti sono più chiari. L’inchiesta “Gambling” prova a risolvere quesiti antichi e a illuminare vecchi rapporti, finora soltanto ipotizzati, tra camorra, mafia e ‘ndrangheta. Il dato investigativo di partenza è quello individuato dalla Dda di Napoli, che ha collezionato, nell’inchiesta “Hermes”, le collaborazioni di alcuni pentiti (Pasquale Balzano, Giuseppe Missi e Mariano Mirante). I tre facevano riferimento, nelle loro dichiarazioni, alla «stipula di un patto criminale, risalente all’anno 2006, fra la camorra, la mafia ed esponenti della ‘ndrangheta (rimasti ignoti in quell’indagine), avente a oggetto la distribuzione, in Campania, Sicilia e Calabria, di una serie di brand (tra cui lo “Sport and Games”), gestiti tramite le società (Betting 2000 srl e Ap Games srl) riferibili agli imprenditori Renato Grasso e Antonio Padovani, espressione rispettivamente di camorra (il primo) e mafia siciliana (il secondo)». La Procura di Reggio Calabria ha approfondito gli aspetti relativi alle cosche calabresi.
I magistrati reggini hanno risentito i collaboratori di giustizia campani e questi hanno rafforzato «il dato della diffusione ampia sul territorio calabrese garantita al sito “Sport and Games”, grazie ai legami del napoletano Grasso con esponenti della criminalità organizzata calabrese». L’ombra oscura delle mafie cala, così, su quello che dovrebbe essere un passatempo. Indizi si sommano a indizi: il gestore di un centro scommesse segnala, come possibile mandante di un’estorsione, proprio il titolare di una sala «con insegna “Sport and Games”, che avrebbe avuto interesse ad acquisire la sua licenza». Il marchio che rappresenterebbe il patto tra mafia, camorra e ‘ndrangheta ritorna nell’inchiesta: gli autori di quella tentata estorsione sono, in effetti, gestori di un centro scommesse “Sport and Games” e, a partire dai loro nomi, gli investigatori risalgono a parentele ingombranti, che portano dritte alla cosca Condello. Un fatto che, secondo il gip, non è «occasionale o casuale,ma scientificamente funzionale e strumentale agli interessi dell’organizzazioni». La criminalità organizzata è il fil rouge di tutte le vicende raccontate: è la ‘ndrangheta a imporre i siti di riferimento per «estendere la propria egemonia anche a questo settore».
Ciò che conta, però, è (anche) l’individuazione della struttura che ha permesso di concretizzare l’accordo raggiunto con la coppia Grasso-Padovani (e dunque, secondo gli inquirenti, con mafia e camorra): «I rappresentanti della ‘ndrangheta evocati dai collaboratori di giustizia campani», sarebbero proprio i membri del gruppo guidato da Mario Gennaro, pronti a favorire «la diffusione commerciale del sito sul territorio».
«Molte conversazioni» paiono confermare, per Gennaro, il «ruolo di coordinatore della struttura commerciale dedita alla diffusione sul territorio dei brand promossi dall’associazione criminale». Le prove raccolte, per la Dda, conducono a un’evidenza: Gennaro sarebbe «il rappresentante della ‘ndrangheta con cui Grasso e Padovani erano venuti a patti per garantirsi la diffusione illecita e criminalmente sponsorizzata dei loro siti in Calabria, (…) rappresentante unitario della ‘ndrangheta», pronto a garantire «l’infiltrazione dell’associazione mafiosa nel mercato e lo sfruttamento delle straordinarie possibilità di riciclaggio che quel sistema consentiva».
Anche il metodo di espansione del brand “criminale” aveva caratteristiche in comune con quanto accertato in Campania. Un episodio, in particolare, è preminente nei brogliacci di “Gambling”. Alle gare dell’Aams (Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato) volute dall’allora ministro Bersani per la gestione delle scommesse on line aveva partecipato la “Betting 2000 srl”, società ritenuta vicina alla criminalità organizzata. E «talune concessioni erano interamente o parzialmente riferibili a soggetti occulti, la gran parte dei quali» legati alla camorra. Nel procedimento napoletano, uno di questi era indicato in un file intercettato dalle forze delle ordine come “Mario”. E se è vero che per una delle concessioni il riferimento è al noto boss campano Mario Iovine, «per un’altra vi sono chiarissimi riferimenti» che portano «alla persona e agli interessi di Mario Gennaro», l’ex «ladro di motorini» (è la definizione che ne dà un pentito di ‘ndrangheta) divenuto manager di un’importante sito di scommesse. E finito al centro di una triangolazione criminale tra mafia, camorra e clan calabresi. Un patto stipulato per mettere le mani sull’enorme mercato delle scommesse on line.

Pablo Petrasso

p.petrasso@corrierecal.it

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