Diciamolo subito, non siamo affatto contenti di avere avuto conferma che quel che, inutilmente, abbiamo tentato di far capire a Mario Oliverio, anche rivolgendoci a Franco Iacucci perché sollecitasse Gaetano Pignanelli, si sia puntualmente avverato.
Ma così è: la sanità calabrese resta commissariata almeno fino al 2018. Inconsapevolmente Oliverio ha fatto da sponda a chi lavorava perché questo accadesse e rischia di continuare a fare da sponda, nella misura in cui piazza al governo delle aziende territoriali e di quelle ospedaliere commissari che accontenteranno la lottizzazione politica ma non risolvono nessuno dei problemi ereditati.
Erano in tanti a inseguire questo risultato: dal ministro Lorenzin alla multinazionale Kpmg. Adesso addossare tutto sulle spalle di Scura e Urbani è oggettivamente difficile, posto che il primo a spianare la strada fu proprio il dipartimento regionale alla salute, lasciato colpevolmente intatto per lunghi mesi dopo l’insediamento di Oliverio alla presidenza. O abbiamo dimenticato che fu proprio il direttore generale Bruno Zito a prorogare il contratto a Kpmg, scaduto da mesi, fino al 2017?
Come faceva il dipartimento Salute, e come ha fatto Mario Oliverio, a non rendersi conto che nell’ultimo anno si lavorava al sabotaggio di quel poco di risanamento che era stato realizzato in precedenza? I conti che lievitavano con la crescita del contenzioso; i decreti ingiuntivi che fioccavano nonostante Kpmg avesse soldi e mandato per chiudere i debiti pregressi; i ripetuti insediamenti di commissari ad acta per fare eseguire sentenze che le strutture sanitarie placidamente ignoravano; l’elargizione di fondi anche a convenzioni scadute come nel caso dell’azienda universitaria Mater Domini. Tutti elementi i quali, insieme con altri che sarebbe lungo elencare, oggi legittimano la proroga del commissariamento.
Si aggiunga che mentre questo accadeva, Oliverio preferiva farsi fare fesso con la promessa, che chiaramente appariva da marinaio, di essere nominato commissario della sanità. Inseguendo questo miraggio, ha fatto cadere candidature concordate meno “romano dipendenti” e il risultato oggi è quello di ritrovarsi alle prese con Scura mentre Kpmg resta salda con le mani sui conti della sanità calabrese.
È tutto perduto? Sicuramente è tutto fortemente compromesso ma ancora una partita politica Oliverio, se ne avesse umiltà e voglia, potrebbe giocarsela. Dovrebbe farlo, però, attingendo ad un fondo di dignità (istituzionale, non certo personale) e di autonomia che fin qui non ha dimostrato di voler impiegare.
Il ragionamento è semplice: se il risultato, dopo cinque anni di commissariamento, è che i conti sono più sballati di prima; i bilanci continuano a non essere certificati; il contenzioso è aumentato e l’unico dato in vertiginoso calo è solo il livello di assistenza sanitaria erogato ai calabresi, perché non chiedere conto ai vertici dei ministeri della Salute e dello Sviluppo economico? Perché non disdire immediatamente ogni rapporto con Kpmg e magari chiedere che paghino i danni per un così vistoso insuccesso?
Se non ricordiamo male, tra le promesse non ancora onorate dal governatore Mario Oliverio c’era anche quella di un “libro bianco” sulle malefatte rinvenute nella gestione della sanità calabrese in regime di commissariamento. Non abbiamo avuto più notizia di tale contributo alla verità, eppure si disse che era solo questione di settimane e i calabresi avrebbero saputo tutto quello che c’era da sapere. Che fine ha fatto? Non vorremmo dover pensare che trattasi letteralmente di “Libro bianco”, nel senso che dentro non c’è scritto assolutamente niente.
direttore@corrierecal.it
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