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Consiglio, il Pd punta su Irto

LAMEZIA TERME I renziani calabresi hanno deciso. Lunedì a Lamezia Terme formalizzeranno al resto del gruppo del Pd e poi alle altre forze del centrosinistra la loro proposta per il nuovo presidente…

Pubblicato il: 26/07/2015 – 12:50
Consiglio, il Pd punta su Irto

LAMEZIA TERME I renziani calabresi hanno deciso. Lunedì a Lamezia Terme formalizzeranno al resto del gruppo del Pd e poi alle altre forze del centrosinistra la loro proposta per il nuovo presidente del consiglio regionale: si punta su Nicola Irto per la successione al dimissionario Tonino Scalzo. Gli ultimi indugi sono stati rotti in queste ore, con l’arrivo di Marco Minniti in Calabria. Già, perché è questo il dato nuovo di queste ore: il nuovo coinvolgimento nelle questioni calabresi del sottosegretario a Palazzo Chigi con delega ai Servizi. Non che Minniti ne avesse tanta voglia, ma a chiederlo è stato direttamente Matteo Renzi. Davanti alla richiesta del premier di occuparsi, in questa «fase delicata», della situazione calabrese, l’ex segretario del Pd non ha potuto, né saputo dire di «no». È successo già nelle scorse settimane quando Mario Oliverio ha faticato, e non poco, per trovare la quadratura del cerchio sulla nomina della nuova giunta, e si sta
ripetendo in questo caldo weekend per il centrosinistra calabrese.

Ieri il sottosegretario è sceso a Lamezia Terme, assieme agli altri parlamentari calabresi dem, per un primo briefing con i consiglieri regionali. Ufficialmente si è parlato delle questioni di stringenti attualità come sanità, lsu-lpu e porto di Gioia Tauro.

Ma nelle conversazioni informali il tema-principe rimane sempre quello relativo all’individuazione del nuovo primo inquilino di Palazzo Campanella. E dietro la scelta di fare fronte comune attorno a Irto c’è l’intreccio di ragioni politiche e territoriali. Quelle politiche: l’area renziana reggina, guidata da Minniti e che vede in Demetrio Battaglia e Demetrio Naccari Carlizzi i due principali alfieri, è stata finora tenuta fuori dalle più importanti scelte dell’era Oliverio. È successo in occasione del varo della prima giunta e dell’elezione di Scalzo. Non va dimenticato il dato anagrafico di Irto: trentatreenne, l’ex vicesegretario del Pd, potrebbe rappresentare, assieme al sindaco di Reggio Calabria Peppe Falcomatà, uno degli elementi su cui costruire il futuro dei dem in Calabria.

Quanto alle ragioni di carattere territoriale, basta ricordare che in oltre quarant’anni di regionalismo non era mai successo che la seconda provincia più popolosa della Calabria, dove ha sede il consiglio regionale, rimanesse senza propri rappresentanti ai vertici dell’esecutivo o dell’assemblea legislativa.

E così si vira su Irto ma non senza qualche tensione. Mimmo Battaglia, uno dei grandi favoriti della vigilia, ben visto soprattutto dai fedelissimi di Oliverio, cosa farà? Accetterà senza batter ciglio la decisione partorita sull’asse Minniti-Battaglia?

Senza contare poi i venti di guerra che arrivano da altri settori della maggioranza. Flora Sculco (“Calabria in rete”) rivendica spazio e coinvolgimento nelle scelte, stesso discorso vale per Orlandino Greco (“Oliverio Presidente”), mentre Giovanni Nucera (“per la Sinistra”) invoca l’azzeramento di tutto l’ufficio di presidenza del Consiglio.

Affonda il bisturi nella piaga, Nucera. Perché è proprio questo uno dei grandi interrogativi di questa vigilia. Tra i renziani più ortodossi c’è la convinzione che le due questioni (elezioni del presidente/rinnovo ufficio presidenza) vadano tenute su due piani distinti. È un modo, questo, per provare a “blindare” l’indicazione di Irto da eventuali incursioni e soprattutto per provare a conquistare il consenso dei tre rappresentanti del Nuovo centrodestra così come successo lo scorso gennaio con Scalzo. In fondo, considerando che la maggioranza parte da una base di 20 voti, per provare a strappare l’elezione ai primi due scrutini, dove serve la maggioranza dei due terzi, basta soltanto un consenso dalle opposizioni.

an. ri.

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