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Manu Chao, la Sila suona "beat"

CAMIGLIATELLO «Ciao Calabria, grazie Calabria!». Nel suo incerto e latinizzato italiano, se vogliamo, un piccolo errore lo commette Manu Chao dal palco di Camigliatello silano dialogando, periodica…

Pubblicato il: 26/07/2015 – 10:06
Manu Chao, la Sila suona "beat"

CAMIGLIATELLO «Ciao Calabria, grazie Calabria!». Nel suo incerto e latinizzato italiano, se vogliamo, un piccolo errore lo commette Manu Chao dal palco di Camigliatello silano dialogando, periodicamente, col suo pubblico. Peccato veniale certo, dovuto più che altro all’abitudine dell’omaggio dei luoghi visitati. Perché in effetti, c’è molta Calabria e Cosenza fra le migliaia di fan giunti per ascoltarlo, ma c’è soprattutto un eco ampio di accenti provenienti dal Meridione tutto fino alla Capitale. Il più celebre cantante antiglobalista del mondo che si esibisce dalle parti del più vasto altipiano d’Europa. Dettagli che non sono dettagli e che rivelano invece come l’evento abbia travalicato ampiamente i confini localistici, creando un precedente.
La lunga giornata di Manu Chao il silano inizia presto per non dire prestissimo. Neanche il tempo di aprire i cancelli alle 13.30 che si materializza il lento confluire del pubblico poco intimorito dalla piogge pluviali del giorno precedente. Un lusso che si possono consentire i grandi concerti che raccolgono oceani di folla oppure location incantate come contrada Molarotta. Cartolina dell’unica risorsa naturalistica rimasta illibata a queste latitudini. Azzurro incontaminato del cielo che sposa il verde prorompente del Gran bosco d’Italia. Col sole ancora alto, nel tardo pomeriggio, sarà possibile ammirare persino uno spicchio di luna. Ragazzi e famiglie che si godono il prato e la brezza estiva, le carezze del disco solare. Poesia danzante anche questa. Dalle 15 in poi spazio alla musica. Salgono sul palco artisti nostrani, quei talenti che, secondo la filosofia degli organizzatori della “Sila Suona Bee”, sono a “km 0”. Ovvero Musicanti del Vento, Marvanza, Nuju, Federico Cimini, Villazuk, Spasulati Band. Coacervo di stili e sonorità differenti, quasi un delitto catalogarli rigidamente, e forse, proprio per questo complementari. Sensibilità indigene che portano a ricordare ai microfoni due perdite dolorose per i calabresi: la bandiera del Cosenza Calcio Gigi Marulla, il giornalista e musicista Stefano Cuzzocrea. Non un intermezzo allora, ma un antipasto che ben si sposa con le note meticcie dell’artista parigino. A”km 0″ è pensata pure l’area ristoro. Piccola perla dell’appuntamento con stand che rifocillano i presenti a costi tutto sommato contenuti ma che raggiungono vette di qualità eccellenti grazie a prodotti esclusivamente silani. E prova superata anche per la macchina organizzativa che mostra poche, pochissime smagliature, coadiuvata, a dire il vero, dall’ospitalità dell’Altipiano che pare più reattiva del solito. Verrebbe da dire che un’altra Sila è possibile. Sono trascorse da pochi minuti le 20.30, un tramonto pastello declina verso la sera, le luci del palco impazzano. Pazienza se i tempi della scaletta non sono stati rispettati. È arrivata l’ora dell’ex leader dei Mano Negra. Che si immerge immediatamente nell’atmosfera creatasi e trascina il pubblico sul proprio terreno, quello dell’energia.

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Perché tanto si può dire sulle qualità canore del nostro, tranne che non coinvolga le piazze o, in questo caso, i boschi incantati. E allora via con balli e canzoni, via con “La Ventura”. Col repertorio ricco e ibrido, in cui si alternano brani storici e hit più recenti. Dire Manu Chao, significa parlare di musica schierata, di note politiche nel più alto senso del termine. Dalla parte degli ultimi del pianeta. In sintonia con le bandiere delle prime file. Sventolano infatti quella della Palestina, dei Paesi Baschi, l’arcobaleno della Pace, ed il vessillo dei No Tav. Cui si sommano quelli rossoblu legati al team calcistico di casa (la squadra d’altronde è in ritiro a pochi chilometri, a Lorica, ndr): non mancano felpe di gruppi organizzati e insegne di contrade. La temperatura cala vertiginosamente. Quindici gradi e non sentirli, o forse un poco sì. Dopo quasi due ore di concerto Manu Chao saluta. Un dj-set accompagna il defluire del pubblico. La Sila farà pure “Bee” (o forse, addirittura, “beat”), ma questa volta si è sentito fin dall’altra parte dello Stivale.

 

Edoardo Trimboli

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