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Caso Asp, le ragioni dei creditori

REGGIO CALABRIA «Non ci sono stati doppi incassi da parte dei miei clienti. E, per la verità, noi all’Asp di Reggio Calabria abbiamo anche dato una mano, in udienza a Catanzaro». Antonio Borraccino…

Pubblicato il: 27/07/2015 – 11:11
Caso Asp, le ragioni dei creditori

REGGIO CALABRIA «Non ci sono stati doppi incassi da parte dei miei clienti. E, per la verità, noi all’Asp di Reggio Calabria abbiamo anche dato una mano, in udienza a Catanzaro». Antonio Borraccino è il legale di alcuni dei clienti le cui procedure di pignoramento sono state segnalate dall’Asp di Reggio Calabria come anomale. L’avvocato ci tiene a spiegare cos’è capitato, almeno negli ultimi mesi, riguardo alle procedure di pignoramento nella sanità: «Innanzitutto, la possibilità che siano state avviate più procedure di pignoramento è endemica. Quando la dichiarazione del Tesoriere è negativa si riprova, per arrivare all’assegnazione. E nel caso dell’Asp di Reggio Calabria, il Tesoriere usava somme che avrebbero potuto essere assegnate ai pignoramenti per ripianare le anticipazioni concesse all’ente». Questo fino a un certo punto, perché poi ha cambiato atteggiamento. Così, dopo qualche tempo, davanti al Tribunale di Catanzaro «sono passati dei pignoramenti con titoli esecutivi, e a questi procedimenti si sono collegati altri creditori». Così, con un meccanismo contemplato nel codice civile, i pignoramenti si sono “gonfiati”. Non dipende dalle aziende coinvolte né dai loro legali, ma dalla “distrazione” dell’Azienda sanitaria provinciale che ha spesso rinunciato a costituirsi. Borraccino ne sa qualcosa: «Tutti gli atti sono sempre stati notificati all’Asp di Reggio Calabria, e negli atti tutto era indicato: date e cifre pignorate. Ma non se ne accorgeva nessuno; il motivo lo conoscono soltanto nell’Azienda, io posso soltanto immaginare che nessuno controllasse». Ha qualche buona ragione per immaginarlo, l’avvocato: «Abbiamo comunicato tutto attraverso la posta elettronica certificata. Conservo ancora la risposta automatica della casella dell’Asp: la posta era piena. Forse nessuno la controllava da un po’». Quelle udienze a Catanzaro hanno segnato un cambio di scenario. Perché l’Asp ha deciso di essere presente, con uno spiegamento di forze notevole, davanti al giudice. Ottenendo, così, il rinvio dell’udienza. E spuntando i giorni necessari a rivedere i conti. L’avvocato Borraccino concorda sulla soluzione ma chiarisce il percorso che l’ha generata: «Visto che mi sono accorto di quello che era successo, e cioè del fatto che all’Asp erano venuti a conoscenza dei fatti con un certo ritardo, sono stato io a chiedere al giudice il rinvio, per permettere all’Azienda di verificare le fatture. È tutto nel verbale». Di più: «Il giorno dopo ho mandato una mail al collega dell’Asp, nella quale spiegavo che avrei rinunciato a tutti gli interventi per il giorno dopo e annunciavo che avrei chiesto l’assegnazione dei soli titoli esecutivi, quelli dovuti al 100%, che riguardavano Villa Elisa». Massima disponibilità, dunque. E la conferma che «dall’Asp non si erano mai costituiti» e che «questo sistema genera distorsioni e porta a un certo tipo di pignoramenti. Ci sono sacche di debito che nessuno vuole tirare fuori, milioni di contenzioso che non risultano da nessuna parte». E, in ogni caso, «ci sta pure che l’Asp metta in evidenza questioni particolari, ma che non si cerchi di scaricare le responsabilità su chi fa soltanto il proprio lavoro».

 

LE RESPONSABILITÀ DI ASP E BNL Quella dell’avvocato Borraccino non è l’unica reazione al caso dell’Asp reggina di cui si è occupato il Corriere della Calabria. Anche l’avvocato Salvatore Quattrone, che tutela gli interessi di Giada Valensise (un altro dei nominativi emersi dalle transazioni segnalate dall’Azienda all’autorità giudiziaria), ricostruisce la storia della controversia dal punto di vista della sua cliente. E spiega che «il pignoramento promosso innanzi al Tribunale di Reggio Calabria non ha avuto alcun esito positivo, in quanto il terzo Tesoriere pignorato, la Banca nazionale del lavoro, ha trasmesso a mezzo Pec dichiarazione negativa. Pertanto, nessun vincolo è stato apposto sulle risorse dell’Asp esistenti presso la Tesoreria, avendo il terzo dichiarato di «non essere debitrice dell’ente esecutato». Di conseguenza, segnala il legale, «la procedura esecutiva non è stata nemmeno iscritta al ruolo del Tribunale di Reggio Calabria». Una discrepanza, dunque, tra quanto segnalato dalla Bnl all’Asp di Reggio Calabria e quanto risulta all’avvocato. Che ribadisce che «nessuna duplicazione di pagamento è mai avvenuta con i due pignoramenti promossi dalla dottoressa Valensise contro l’Asp di Reggio Calabria. E «lo stesso discorso», secondo Quattrone, vale «per le procedute promosse nell’interesse dell’International Factors Italia e della Farmaceutica Pulitanò Arcudi». Nulla di illegittimo: «L’aver promosso procedure esecutive per il recupero dei crediti vantati in virtù di un titolo esecutivo giudiziario presso due Tribunali diversi è, comunque, facoltà legittimamente esercitata dal creditore». Ma c’è di più: il legale ricorda che «dal 2008 a oggi i creditori dell’Asp di Reggio Calabria hanno vanamente intrapreso molteplici iniziative esecutive, purtroppo rivelatesi vane e dispendiose. Ciò in quanto la Banca nazionale del lavoro, quale terzo Tesoriere pignorato, ha in passato reso dichiarazioni negative (sulle quali il competente Tribunale ha già avuto occasione di pronunciarsi), utilizzando le rimesse periodiche giunte dall’Asp e provenienti dalla Regione Calabria, a soddisfacimento del proprio credito nascente dalle anticipazioni di cassa concesse all’ente pubblico (in palese violazione delle vigenti norme di legge). Tale operato ha di conseguenza reso vano ogni tentativo di recupero avviato negli ultimi sette anni dai legittimi creditori tramite procedure esecutive mobiliari presso il terzo Tesoriere». Il nodo della questione, per il legale, non sono i tentativi di recuperare il credito, ma «il ritardo nell’adempimento del dovuto», che «produce un sensibile aggravio alle casse erariali (per la maturazione di ingenti interessi moratori e di ulteriori spese legali)». È, insomma, tra i «funzionari pubblici» che vanno ricercate le responsabilità.

 

Pablo Petrasso

p.petrasso@corrierecal.it

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