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Irto per la successione di Scalzo

LAMEZIA TERME A fine serata, quando le luci artificiali illuminano a giorno l’hotel eletto a quartier generale della maggioranza, Mario Oliverio consegna una regola di ingaggio, che è forse il…

Pubblicato il: 27/07/2015 – 20:00
Irto per la successione di Scalzo

LAMEZIA TERME A fine serata, quando le luci artificiali illuminano a giorno l’hotel eletto a quartier generale della maggioranza, Mario Oliverio consegna una regola di ingaggio, che è forse il segnale politico più forte di un lunedì ad alta tensione, segnato dalla beffa incassata al Senato sul mancato “salvataggio” dei circa cinquemila lsu-lpu: «Mi piacerebbe tanto se domani tutto il nostro schieramento votasse in maniera compatta il candidato prescelto». All’ultima curva, proprio alla vigilia del consiglio regionale più delicato di questo primo scorcio di legislatura, il centrosinistra trova la quadratura del cerchio su Nicola Irto. È lui il candidato alla successione di Tonino Scalzo, che Oliverio e Magorno vorrebbero eleggere già durante le prime due votazioni, quando sarà necessario raggiungere il consenso dei due terzi dell’Aula. Venti voti, teoricamente, sulla carta ci sono già. Ne mancherebbe uno, ne potrebbero arrivare addirittura tre se il Nuovo centrodestra decidesse di cedere al serrato corteggiamento condotto dai vertici del Pd calabrese. La sensazione è che l’intesa possa essere trovata perché la condizione posta da Tonino Gentile («ci forniscano un candidato unitario e noi siamo pronti a valutare se sostenerlo») è stata soddisfatta. In casa dem, dunque, c’è la convinzione di riuscire a fare “bingo”. Dove per “bingo” si intende la possibilità di riuscire a evitare il dibattito in Aula sulle dimissioni di Scalzo. Il regolamento consente di aggirare il confronto se in conferenza dei capigruppo – dove il centrosinistra è saldamente maggioranza – viene votata una proposta in tal senso. Ed è proprio quello che i vari Romeo, Greco e Giudiceandrea faranno nelle prossime ore. Solo dopo scatterà la “fase 2”, che dovrà portare all’elezione di Irto. Trentratrè anni, già vicesegretario del Pd calabrese, il presidente designato è un renziano ante-litteram. Politicamente cresciuto alla scuola di Demetrio Battaglia, è l’esponente di un’area che oltre al deputato del Pd comprende pure Marco Minniti, Demetrio Naccari Carlizzi e Peppe Falcomatà. Irto la spunta su Mimmo Battaglia, l’esponente di punta dell’altra metà dell’universo renziano reggino. Una beffa (non è la prima) per il figlio dell’ex sindaco dei “Moti”, che per lungo tempo aveva pregustato la scalata al vertice dell’Astronave. Si narra che il consigliere regionale, durante la riunione del gruppo, abbia riservato parole non proprio al miele per Magorno. Quello di Battaglia l’unico vero dissenso manifestato nel corso di un pomeriggio segnato da due lunghi vertici: il primo ristretto ai consiglieri dem, il secondo allargato al resto del centrosinistra. All’appello di Magorno e Oliverio rispondono “presente” tutti tranne Carlo Guccione e Giovanni Nucera. Il primo fa sapere tramite il capogruppo Seby Romeo di non avere particolari problemi a sposare la linea della maggioranza, il secondo evita il viaggio da Reggio a Lamezia perché quello che aveva da dire («azzeramento dell’intero ufficio di presidenza del consiglio») lo ha già esternato: «Io ho posto delle questioni politiche al segretario del Pd, vedremo come intende rispondere. Se credono di poter fare tutto con la forza dei numeri, che vadano avanti per la loro strada. Se cambiano metodi, allora possiamo sederci a discutere. In questo momento non si può escludere nulla, nemmeno una candidatura alla presidenza del Consiglio alternativa a quella proposta dal Pd». Fuori dal politichese, Nucera potrebbe tentare un’autocandidatura. Al summit di Lamezia, invece, ci sono altri malpancisti come Orlandino Greco e Flora Sculco. Entrambi rimarcano distinguo, invocano «maggiore collegialità» nelle scelte, ma nessuno di loro forza la mano nonostante i propositi bellicosi dei giorni scorsi. Si torna in Aula, insomma, con buoni propositi e qualche ricordo che non viene evocato per esorcizzare possibili fantasmi. A gennaio furono due i franchi tiratori della maggioranza che elesse Scalzo. Il timore, ma nessuno lo dice apertamente, è che nel segreto dell’urna tale cifra possa essere addirittura superata.  

 

Antonio Ricchio

a.ricchio@corrierecal.it

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