MILANO Sono state condannate dal gup di Milano a pene fino a 20 anni di reclusione 40 persone arrestate lo scorso dicembre nell’ambito dell’inchiesta “Rinnovamento” sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in città. La pena più alta è stata inflitta a Giulio Martino, il presunto capo della cosca legata al clan di Reggio Calabria Libri-De Stefano-Tegano. Condannato a 4 anni e 4 mesi di carcere l’imprenditore Cristiano Sala, che avrebbe cercato di mettere le mani sul servizio catering per le partite del Milan allo stadio San Siro.
I 40 condannati sono gli imputati che hanno scelto di essere processati con rito abbreviato, che consente lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna. La sentenza nei loro confronti è arrivata il giorno dell’anniversario della strage di via Palestro a Milano. Su un muro all’estero dell’aula bunker di via Ucelli di Nemi, dove si è svolto il processo, tra l’altro è ancora tracciata una delle scritte (“41 bis uguale tortura”) comparse nei giorni scorsi a Milano e riferite al carcere duro per i detenuti accusati di associazione mafiosa. Nelle scorse udienze i pm della Dda di Milano Paola Biondolillo e Mercello Tatangelo avevano chiesto la condanna di tutti gli imputati, tra cui imprenditori che si sarebbero messi al servizio della ‘ndrangheta, a pene da due anni e due mesi fino a 20 anni di reclusione. Secondo quanto è emerso dalle indagini, la cosca operava nella zona di Milano tra piazza Prealpi e viale Certosa. Tra le accuse contestate, quindi, anche un tentativo di infiltrarsi nelle attività allo stadio di San Siro. L’imprenditore Cristiano Sala, fondatore della holding del settore della ristorazione “Maestro di casa”, fallita nel 2010, attraverso un’altra impresa riconducibile a lui era riuscito infatti ad aggiudicarsi il servizio di catering al Meazza per la stagione 2014-2015 ‘screditando’- con la complicita’ di un ex carabiniere corrotto con 1000 euro – l’azienda concorrente di fronte alla società appaltante, la Milan entertainment.
Lo stesso imprenditore condannato dovrà essere risarcito dai propri coimputati. Lo ha stabilito il gup, che ha condannato alcuni imputati al pagamento di una provvisionale a favore delle parti civili, con il risarcimento complessivo da quantificare in sede civile. Prima di mettersi al servizio della ‘ndrangheta, Sala avrebbe subìto estorsioni e minacce da parte delle cosche. Per questo si è costituito parte civile nel processo con rito abbreviato, chiedendo il risarcimento dei danni subiti. Ha assunto quindi il “doppio ruolo” di imputato e vittima di atti intimidatori. Oltre a Sala, si sono costituiti parti civili altri due imprenditori vittime delle cosche. Anche loro hanno ottenuto una provvisionale. Il gup, oltre a condannare 40 persone, oggi ha accolto le richieste di patteggiamento a pene fino a 5 anni di carcere presentate da altri 12 imputati, tra cui l’ex carabiniere del Nucleo tutela del lavoro di Milano Carlo Milesi (3 anni e 4 mesi di reclusione) accusato di corruzione e rivelazione di atti di indagine coperti da segreto. Altre 7 persone, che non hanno scelto i riti alternativi, sono invece sotto processo davanti al Tribunale di Milano. La sentenza è prevista per il prossimo 5 novembre.
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