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Minniti e Gentile firmano la nuova intesa Pd-Ncd

L’ultimo «sì», quello più importante, arriva nella mattinata di martedì. Quando Marco Minniti incontra al Senato Tonino Gentile: «Allora, che fate? Voterete il nostro candidato alla presidenza del …

Pubblicato il: 28/07/2015 – 16:42
Minniti e Gentile firmano la nuova intesa Pd-Ncd

L’ultimo «sì», quello più importante, arriva nella mattinata di martedì. Quando Marco Minniti incontra al Senato Tonino Gentile: «Allora, che fate? Voterete il nostro candidato alla presidenza del consiglio regionale così da raggiungere subito la maggioranza dei due terzi?». Il coordinatore del Nuovo centrodestra replica con la consueta ironia: «Va bene, anche questa volta vi faremo da stampella….». Sei mesi dopo la prima intesa che consentì la scalata di Tonino Scalzo ai vertici dell’Astronave calabrese, il patto tra Pd ed Ncd viene rinnovato nelle sfarzose stanze di Palazzo Madama.
È questa la novità più importante di una giornata che regala altri punti di intesa tra dem e alfaniani calabresi. Il più importante è quello che riguarda l’inserimento dell’emendamento “salva lsu-lpu” nel decreto sugli enti locali approvato al Senato.
Il patto rinnovato segue settimane di incomprensioni e freddezza tra i due partiti. Certo, non tutte le nubi sono state spazzate via, non tutti i nodi sono stati sciolti ma l’intesa che a Roma sembra essere tornata vorrà pur dire qualcosa.
Si riparte, insomma. «Non è esagerato dire – è il commento più ascoltato tra i consiglieri di maggioranza – che la legislatura è davvero iniziata oggi». Già, perché oltre all’elezione del giovane renziano Nicola Irto alla presidenza del consiglio regionale, c’è una giunta che da qualche giorno ha iniziato a muovere i primi passi. Il nuovo esecutivo è nato con l’appoggio di Palazzo Chigi e dei vertici del Nazareno. Sono lontani i tempi degli strappi con Renzi e Delrio, per Oliverio adesso è il momento di dimostrare di essere all’altezza del compito affidatogli dai calabresi.
Su alcuni temi le distanze tra il governatore e la Capitale restano siderali. Un esempio? La gestione della sanità, che Renzi e Lorenzin hanno affidato nelle mani del duo Scura-Urbani. E poi ancora il futuro di Gioia Tauro, con Delrio che spinge per l’approvazione di una riforma che relega il principale porto calabrese nell’orbita messinese.
Ecco, è su questi argomenti che dovrà venire fuori l’autonomia e la forza dei partiti. Il gioco di squadra contro l’uomo solo al comando. La collegialità a dispetto della monarchia. All’orizzonte non c’è un allargamento della maggioranza che governa in Calabria. Non conviene a Oliverio e non conviene nemmeno a Gentile. C’è, in prospettiva, la possibilità di fare fronte comune su alcune grosse battaglie.
Il resto dipenderà dall’evoluzione dei rapporti su scala nazionale. Alfano dopo Casini intravede nel Pd la sponda finale di questo lungo girovagare. Anche per il leader Ncd sarebbe ormai impensabile un patto a destra con Salvini e Berlusconi. Ma a Renzi chiede di cambiare l’Italicum e introdurre il premio di coalizione per costruire la coalizione.
Altro particolare di non poco conto: a cementare l’asse tra Pd e Ncd in Calabria potrebbe essere il rimpasto di governo che il premier dovrebbe varare dopo la ripresa dalla pausa estiva. Tonino Gentile ma anche Dorina Bianchi. Sotto l’universo centrista sono tante le stelle che vorrebbero brillare ancora di più.

 

Antonio Ricchio

a.ricchio@corrierecal.it

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