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Processo "Alba di Scilla", pioggia di assoluzioni

REGGIO CALABRIA Sette assoluzioni e diversi sconti di pena. Non sembra convincere del tutto i giudici della Corte d’appello l’impianto accusatorio del procedimento Alba di Scilla, scaturito da…

Pubblicato il: 29/07/2015 – 17:07
Processo "Alba di Scilla", pioggia di assoluzioni

REGGIO CALABRIA Sette assoluzioni e diversi sconti di pena. Non sembra convincere del tutto i giudici della Corte d’appello l’impianto accusatorio del procedimento Alba di Scilla, scaturito dall’inchiesta che ha svelato l’ingerenza della cosca Nasone-Gaietti, storicamente egemone a Scilla, sui cantieri dell’A3. Accusa che non regge per Annunziatina Fulco, sorella di Giuseppe, accusata di essere “postina” del clan, per Gioia Virgilia Grazia Nasone, madre di Giuseppe Fulco, accusata di essere il vero e proprio elemento di raccordo tra il figlio recluso e i vertici della consorteria, entrambe in primo grado condannate a sei anni, come pure per elementi considerati al vertice del clan come Matteo Gaietti, condannato in prima istanza a 14 anni, Antonino Nasone, in passato condannato a 10 anni e 8 mesi, Domenico Nasone (classe ’69) punito in precedenza con 12 anni, Domenico Nasone (classe ’83) condannato in primo grado a 10 anni e 8 mesi e Rocco Nasone, cui erano stati inflitti 12 anni (entrambi difesi dai legali Giunta e Veneto).

La Corte ha inoltre ridotto le condanne a carico del reggente del clan, Francesco Nasone, che passa da 18 a 16 anni di reclusione, mentre è stata praticamente dimezzata quella inflitta a quello che la Procura considera il capo clan, Virgilio Giuseppe Nasone, che passa da 16 a 8 anni di reclusione. Passa da 16 anni di carcere a 10 anni e 8 mesi Arturo Burzomato, mentre per decisione della Corte dovrà passare 9 anni e 6 mesi dietro le sbarre Pietro Puntorieri, in luogo dei 14 e 4 mesi in precedenza rimediati.

Incassa una condanna a 8 anni al posto dei 14 in precedenza rimediati Giuseppe Fulco, mentre sono 11 gli anni di carcere inflitti a Carmelo Calabrese, in passato condannato a 12 anni e 6 mesi. I giudici hanno ridotto anche le condanne inflitte a Francesco Spanò, rappresentante sindacale della Federazione italiana costruzioni e affini della Cisl, Giuseppe Piccolo, responsabile della sicurezza sui cantieri e il caposquadra, Francesco Alampi, caposquadra – secondo l’accusa – impegnati nei cantieri più a riscuotere il pizzo per conto del clan che a tutelare l’interesse e la sicurezza dei lavoratori e per questo in precedenza condannati a sette anni e quattro mesi di reclusione, oggi ridotti a 5 anni e 4 mesi più 4mila euro di multa.
Per effetto della sentenza, escono dunque immediatamente dal carcere se non detenuti per altra causa Annunziatina Fulco, Matteo Gaietti, Antonino Nasone, Domenico Nasone, Gioia Virgilia Grazia Nasone e i fratelli Domenico e Rocco Nasone.
A far partire le indagini che oggi hanno portato a severe condanne la colonna vertebrale della storica cosca di Scilla che imponeva il proprio dominio anche sui lotti della Salerno-Reggio Calabria che ne attraversano il territorio, la denuncia di un imprenditore siciliano, vincitore dell’appalto per l’ammodernamento di un piccolo lotto della statale 18. La segnalazione dell’uomo, che ha immediatamente riferito alle autorità il tentativo di estorsione subìto, ha fatto partire le indagini che hanno condotto gli inquirenti a svelare il sistema di taglieggiamento sistematico imposto dal clan. Un’indagine condotta – hanno denunciato nel corso delle indagini gli inquirenti e ha ricordato anche in sede di requisitoria Ferracane – in splendida solitudine. Nonostante lotto per lotto, metro per metro, le ‘ndrine si siano spartite l’autostrada, piccoli e grandi imprenditori – nella migliore delle ipotesi – hanno preferito il silenzio alla denuncia delle estorsioni subìte.

 

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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