REGGIO CALABRIA Parola d’ordine: caos. Nell’Asp di Reggio Calabria, a tutti i livelli, in tutti i settori disordine, approssimazione, disorganizzazione e prassi ai limiti della legalità regnano sovrane, tanto da rendere praticamente impossibile accertare la situazione debitoria dell’Ente, dunque stilare un bilancio realistico, in grado di passare indenne le forche caudine della Corte dei Conti. L’azienda sanitaria provinciale è al collasso, eppure si può permettere il lusso di incamerare canoni d’affitto di soli 12 euro al mese, ma di pagare due volte fatture per due milioni di euro.
ALLARME ROSSO Da una relazione riservata sullo status di ogni dipartimento arrivata sul tavolo del commissario straordinario Santo Gioffrè e stilata dal management viene fuori un allarme serio, circostanziato e preciso: esistono criticità e problematiche che non solo pregiudicano le attività di risanamento, ma su cui è bene ed è urgente che si occupino la procura e la magistratura contabile. Anche perché – si spiega – il lavoro di Kpmg, l’advisor scelto dal ministero dell’Economia e “adottato” dal dipartimento Salute della Regione, si è limitato ad una ricognizione delle inefficienze aziendali e ad un generale riepilogo delle azioni da intraprendere, senza indicarne modalità operative, tempistiche e personale che dovrebbe attuarle. Uno screening assolutamente insufficiente, anche perché il problema è più grave, strutturato e non risparmia nessuno dei dipartimenti dell’azienda sanitaria provinciale.
DOCUMENTI FANTASMA E LIBRI CONTABILI INESISTENTI Del resto, lo stesso Collegio sindacale che su molte cose avrebbe dovuto vigilare, non ha mai costituito i libri contabili obbligatori – quello degli inventari e quello dei cespiti immobiliari – necessari per monitorare il patrimonio dell’azienda. Nulla di meglio è stato fatto nell’Area finanziaria, che ha accumulato – si legge in quella relazione – una mole di lavoro arretrato difficilmente trattabile in tempi ragionevoli, anche a causa della mancanza di adeguate professionalità che lo gestiscano. Il risultato è una gestione finanziaria approssimativa, un ritardo fuori da ogni logica nella contabilizzazione delle fatture e una liquidazione senza regole di quante vengano trattate. Un caos che insieme alla mancanza dei libri contabili – obbligatori per legge – di fatto crea quell’anarchia finanziaria che ha portato addirittura a non compilare o farlo con grande ritardo quei bilanci economico-preventivi, in seguito ovviamente non approvati né dal Collegio sindacale né dalla sezione di controllo della Corte dei conti. Manca la contabilità dell’attività intramoenia dei medici, dunque una contabilizzazione dei debiti o dei crediti maturati per quelle attività che di fatto non sono state tassate. Manca una rendicontazione precisa del pagamento dei ticket e delle altre prestazioni sanitarie, dunque è impossibile comprendere se e in che misura siano attendibili i dati riportati in bilancio.
EMORRAGIA DA DECRETI INGIUNTIVI Non va meglio l’Area Legale, dove manca una quantificazione dei procedimenti e dei potenziali esborsi che ad essi sono connessi, come pure la documentazione relativa. Nonostante una parte considerevole degli esborsi dell’Ente dipenda proprio da decreti ingiuntivi e interessi e more su mancati pagamenti. Del resto, quando si è cercato di mettere una pezza, si è fatto maggior danno: il gruppo di lavoro costituito dalla precedente direzione ha infatti chiuso una serie di accordi transattivi – con esborsi milionari, ingenti interessi e pesanti spese legali – di dubbia convenienza per l’Ente. Per di più, a causa della disorganizzazione che regna sovrana, è stata riscontrata anche la duplicazione di pagamenti già effettuati. Risultato: non è dato sapere quali conti di bilancio siano stati interessati dalle numerose procedure esecutive che hanno portato al pignoramento di oltre 400milioni di euro presso l’allora tesoriere Banco di Napoli. Ed è un dato che riguarda i crediti pignoratizi solo fino al 2008. Non è dato sapere a quanto ammonti l’importo complessivo di spesa, inclusi interessi e spese legali, relativo ai 140 giudizi di ottemperanza per l’esecuzione decreti ingiuntivi e sentenze del Tar. Non è dato sapere quanti commissari ad acta si siano insediati per adempiere a quanto ordinato dai giudici amministrativi.
LA STRUTTURA MISTERIOSA Ma ci sono anche altri dati che mancano e risulta difficile rintracciare. Sono di competenza dell’Area risorse umane, ma anche questi presuppongono un’emorragia di finanze per l’Ente. Non esiste infatti un organigramma aziendale, così come un mansionario che definisca le funzioni dei dipendenti, ma anche l’atto aziendale che definisce le varie funzioni e ripartizioni delle strutture non è stato mai validato. A questo c’è da aggiungersi la mancata applicazione del contratto collettivo di lavoro e degli accordi decentrati, l’inefficiente gestione delle posizioni giuridiche del personale, dei fondi contrattuali, degli straordinari non pagati o pagati con netto ritardo, delle retribuzioni di posizioni variabili, delle indennità di turno, di presenza, di mansioni superiori, di passaggio economico di fascia, organizzative e di coordinamento hanno aperto la strada a una serie pressoché infinita di procedimenti in sede amministrativa, molti dei quali ancora pendenti, che presuppongono e prefigurano un prosciugamento delle casse aziendali.
AFFITTI A PREZZO DI SALDO E FORNITURE FUORI CONTROLLO E del resto, per rimpinguarle poco o nulla arriva dall’affitto degli immobili e terreni in dotazione all’Ente – del resto manca l’elenco di quelli disponibili – alcuni dei quali risultano dati in affitto nel lontano 1961 per poco più di 12 euro al mese e che a questo prezzo – inferiore anche all’Imu che l’Asp per essi paga – continuano ad essere concessi in locazione. Una responsabilità tutta riconducibile all’Area Beni e Servizi, che a Reggio, Palmi e Locri, può vantare anche un frequente ricorso a trattative private o dirette per l’acquisizione di beni e servizi, così come quello a rinnovi taciti o proroghe di contratti precedentemente sottoscritti, con l’elusione degli obblighi di gara motivata dall’urgenza di garantire la continuità del servizio. Ancora una volta, il risultato è la totale inosservanza dei criteri di economicità e efficienza aziendale, la mancanza di controllo su costi di beni, servizi e forniture, sull’effettiva necessità di acquisti, ma anche – ed è il collegio sindacale a segnalarlo – la palese violazione della normativa sugli appalti pubblici. Per altro – si segnala – allo stato non si è ancora proceduto all’accertamento dei disavanzi pregressi, il che ha portato alla duplicazione dei pagamenti, come i due milioni di euro versati da Bde e Azienda ai fornitori.
PERICOLO INGOVERNABILITÀ Una lunga lista di mancanze, omissioni, inefficienze che compone un quadro drammatico, a un passo dalla totale destabilizzazione e ingovernabilità, dalle conseguenze drammatiche tanto per il bilancio, come per i cittadini, perché i servizi erogati non rispettano i Lea, i servizi essenziali di assistenza voluti dal ministero della Sanità. Quello dell’Economia invece ha da tempo mandato una nota di fuoco per richiamare l’attenzione del segretario su una lunga serie di criticità, fra le quali la mancata approvazione del bilancio di esercizio 2012. Per tentare di risanare l’azienda – si legge in quella relazione – urge una cura strutturale che passi tanto dal personale – l’Asp è un carrozzone da 3.500 dipendenti, ma i tecnici chiamati a esprimersi sull’azienda hanno sempre segnalato l’inadeguatezza di dirigenza e dipendenti – come dalla regolarizzazione delle attività aziendali, oggi totalmente fuori controllo. Parole e valutazioni pesantissime che toccherà al commissario straordinario Giuffré decidere se e come pesare.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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