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Vibo: sequestrati beni per 80 milioni a imprenditore

VIBO VALENTIA La Direzione investigativa antimafia di Catanzaro ha sequestrato di beni per un valore di 80 milioni di euro riconducibili al 65enne imprenditore vibonese Antonino Castagna, imprendit…

Pubblicato il: 30/07/2015 – 6:48
Vibo: sequestrati beni per 80 milioni a imprenditore

VIBO VALENTIA La Direzione investigativa antimafia di Catanzaro ha sequestrato di beni per un valore di 80 milioni di euro riconducibili al 65enne imprenditore vibonese Antonino Castagna, imprenditore di Jonadi particolarmente attivo nel comparto delle costruzioni metalmeccaniche per industrie petrolchimiche, farmaceutiche ed alimentari, anche estere. Castagna, arrestato nell’operazione “Black Money” per associazione a delinquere di stampo mafioso, è ritenuto organico alla cosca Mancuso di Limbadi nel Vibonese. Il provvedimento è stato emesso dal tribunale di Vibo Valentia, su proposta del direttore della Dia, a seguito di complessi accertamenti patrimoniali.

In particolare, gli accertamenti su Castagna hanno interessato un arco temporale compreso tra il 1984 e il 2013, con riferimento al quale l’autorità giudiziaria ha ritenuto che la crescita e l’accumulo di ricchezza da parte dell’imprenditore siano state agevolate dall’appartenenza al clan Mancuso. Il sequestro ha riguardato sei società con sede a Vibo Valentia, 26 immobili, tra cui terreni per 6.500 metri quadri, 27 beni mobili registrati, tra cui due imbarcazioni d’altura e 44 rapporti finanziari.

 

LE MOTIVAZIONI DEL SEQUESTRO Le motivazioni che hanno portato al sequestro dei beni dell’imprenditore di Vibo Valentia, Antonio Castagna, sono fondate sul fatto che «lo stesso fosse dedito abitualmente a traffici delittuosi ricollegabili alle attività illecite del clan Mancuso, per la condotta e il tenore di vita, valendosi abitualmente dei proventi di attività criminosa. Lo stesso è stato ritenuto, invero, persona di elevata pericolosità sociale, qualificata dalla strumentalizzazione della forza intimidatori e derivante da un’agguerrita associazione di stampo mafioso, facente capo al clan in argomento, operante in una vasta area della provincia di Vibo Valentia».

Lo stesso Castagna, è stato sottolineato nel corso della conferenza stampa, nel 2011 è stato ritenuto responsabile dal Tribunale di Salerno, in concorso con Antonio Mancuso e Orazio Cicerone, di estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Importanti per ricostruire il legame di Castagna con il clan di Limbadi sono state anche le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, come Angiolino Servello, Giuseppe Grasso ed Eugenio Polito. Arrestato per associazione mafiosa nel corso dell’operazione Black Money, il Tribunale del riesame ha respinto il ricorso dell’indagato dato il «grave quadro indiziario» a suo carico, e l’elevatissimo pericolo di recidivanza.

 

SEQUESTRATA ANCHE UNA FERRARI «C’è un dato importante che caratterizza la cosca Mancuso rispetto agli altri clan – ha affermato il procuratore aggiunto della Dda Vincenzo Luberto – ossia il fatto di spalmare il proprio patrimonio e le proprie attività non all’interno della famiglia ma su prestanome che superano l’ambito familiare». Gli inquirenti intervenuti alla conferenza stampa si sono soffermati sulla figura dell’imprenditore a cui sono stati sequestrati beni per un totale di 80 milioni di euro: «Antonio Castagna è un imprenditore importante – ha affermato Antonio Turi, capo sezione della Dia di Catanzaro -, sorto all’ombra della cosca Mancuso. Abbiamo analizzato il suo patrimonio e i suoi redditi fino al 2013». Come ha, poi illustrato il colonnello della Finanza, Michele Conte: «È stato importante individuare un imprenditore vicino agli interessi della cosca Mancuso. Le aziende che sono state sequestrate sono una realtà importante nel settore metallurgico e operano anche verso l’estero». Tra le aziende individuate vi sono le “Costruzioni metalmeccaniche Antonio Castagna”, con sede a Vibo Valentia, quote sociali della “Ic impiantistica e costruzioni Srl”, il compendio aziendale e quote sociali della ” Castagna Antonio Srl”. E poi una Ferrari, capannoni industriali, macchine da lavoro, conti correnti e polizze assicurative per un valore totale di 80 milioni di euro.

 

Alessia Truzzolillo

a.truzzolillo@corrierecal.it

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