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Minori dimenticati, blitz al Centro Unitas

  REGGIO CALABRIA Blitz delle forze dell’ordine all’Unitas Catholica, la struttura che accoglie minori su cui il Corriere della Calabria ha acceso i riflettori documentando le condizioni di pr…

Pubblicato il: 31/07/2015 – 17:16
Minori dimenticati, blitz al Centro Unitas

 

REGGIO CALABRIA Blitz delle forze dell’ordine all’Unitas Catholica, la struttura che accoglie minori su cui il Corriere della Calabria ha acceso i riflettori documentando le condizioni di profondo degrado in cui vivevano oltre quaranta ragazzini dai 9 ai 17 anni, in larga parte reduci dai viaggi della speranza con cui tanti cercano di scalare la fortezza Europa.

 

PASSATO AL SETACCIO Per oltre sei ore, per ordine del procuratore della Repubblica, Federico Cafiero de Raho, e del procuratore aggiunto Gaetano Paci, gli uomini della Questura di Reggio Calabria – inclusi i tecnici della Scientifica – hanno passato al setaccio i locali, documentando con video e foto le drammatiche condizioni igienico sanitarie in cui vivono i minori, mentre è toccato agli uomini della polizia provinciale occuparsi degli uffici e dell’amministrazione per visionare e acquisire le carte relative alla gestione del centro. All’Unitas – come documentato dal Corriere – da tempo le condizioni superano il limite della decenza. «Un lager», si lascia scappare un operatore. Un centro che adesso – stando a indiscrezioni – potrebbe essere chiuso nel giro di poco, giusto il tempo necessario per rassegnare le conclusioni dell’ispezione ai pm competenti.

 

DEGRADO, ABBANDONO E FAME I ragazzi vivono in ambienti insalubri, sporchi e sovraffollati, l’acqua calda è un ricordo lontano, mentre incuria, degrado, sporcizia hanno invaso ormai ogni ambiente. Dimezzato il numero degli educatori – a causa di una cronico ritardo nella corresponsione delle spettanze che ha spinto la maggior parte degli operatori a presentare le dimissioni – i minori passano gran parte della giornata da soli, senza che nessuno li curi. Finito l’anno scolastico, in molti hanno scelto di provare a lavorare, pur di avere quel budget minimo che permetta loro di fare dei piccoli acquisti: una scheda telefonica per chiamare a casa, prodotti per l’igiene personale, cibo. Anche i pasti completi all’Unitas non esistono più da tempo. «La maggior parte delle sere finivano per mangiare pane raffermo, pomodoro e cipolla», confessa una delle lavoratrici della struttura, mentre i volontari della protezione civile – per mesi attivi nella palestra della struttura, dove fino a ieri venivano temporaneamente alloggiati i migranti soccorsi nel Mediterraneo e accolti a Reggio Calabria – rivelano che più volte si è presentato da loro uno dei ragazzi per elemosinare un pasto.

 

LA REGIONE SI MUOVE Una situazione limite su cui oggi la Procura – che allo scopo ha aperto un fascicolo – ha deciso di fare piena luce. Nel frattempo, anche la Regione – con cui la Unitas Catholica è in convenzione – si è mossa. Già ieri pomeriggio, in struttura si sono presentati gli ispettori per verificare la conformità di locali e ambienti con quanto previsto dall’accordo con l’ente. Sebbene il verbale sia «in corso di redazione» – informa una nota della Regione – sono state rilevate «alcune irregolarità nella effettuazione dei servizi da parte della struttura e che sarà oggetto di adeguata valutazione circa il mantenimento del regime di accreditamento, anche a seguito degli eventuali rilievi di competenza dei Nas e degli uffici sanitari».
Pur ammettendo un ritardo nell’erogazione dei fondi destinati alla struttura per le rette della decina di minori italiani ospitati all’Unitas, l’ente ci tiene comunque a specificare che dall’1 gennaio di quest’anno «l’ambito di competenza della Regione è limitato all’ospitalità dei minori italiani affidati a seguito di provvedimenti dell’Autorità giudiziaria minorile, e non è estesa al trattamento dei minori stranieri non accompagnati, la cui competenza di finanziamento, autorizzazione e controllo è esclusivamente a carico dei Comuni, in collaborazione con le Prefetture, e non della Regione».

 

LA COLPA NON È NOSTRA In sintesi, da Palazzo Alemanni fanno sapere che non si può certo addebitare a giunta e Consiglio la responsabilità delle condizioni di estremo degrado in cui versavano i minori stranieri ospiti dell’Unitas Catholica. «La Regione – spiegano dal dipartimento Lavoro – ha operato, su richiesta del ministero degli Interni, per l’autorizzazione provvisoria dei soli Sprar per l’accoglienza degli immigrati». D’altra parte – si sottolinea nella nota – anche il ritardo nell’erogazione dei fondi per i minori italiani è una “grana” ereditata dalla vecchia giunta, a causa del «disavanzo finanziario del settore socio-assistenziale denunciata dal presidente Oliverio nel corso della conferenza stampa del mese scorso, quando sono state documentate le irregolarità praticate dalla precedente giunta regionale sui fondi assistenziali e che oggi impediscono la liquidazione delle spettanze fino all’avvenuta riallocazione contabile degli impegni presenti che avverrà alla fine del mese di settembre».

 

AIUTATI CHE LA REGIONE TI AIUTA Tuttavia anche l’Unitas non ha fatto nulla per sanare la propria situazione . «Nessuna fattura invece – informano dalla Regione –, è stata presentata dalla struttura per le rette 2015, impedendo, così, l’anticipazione di cinque mesi che è stata erogata in via straordinaria a tutti i richiedenti, sulla base delle intese assunte dal presidente Oliverio con le associazioni di categoria, pur in presenza delle note difficoltà derivanti dal patto di stabilità».

 

DOVE SONO I FONDI DEL VIMINALE? Rimane un giallo invece l’eventuale trasferimento di fondi che il Viminale destina all’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati e che il Comune si deve occupare di veicolare. Sono mai stati erogati? Se sì, quando e in che misura? Tutte domande a cui l’inchiesta della Procura di Reggio Calabria si dovrà occupare di rispondere.

 

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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