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La Zes è l'unica via per attrarre investimenti

Il rapporto che annualmente la Svimez redige per fare la foto del Meridione, quest’anno, se possibile sembra parlare di deriva senza speranza. E quando alle regioni del Sud non lasci nemmeno la spe…

Pubblicato il: 31/07/2015 – 17:10

Il rapporto che annualmente la Svimez redige per fare la foto del Meridione, quest’anno, se possibile sembra parlare di deriva senza speranza. E quando alle regioni del Sud non lasci nemmeno la speranza significa che non sai più a quale Santo votarti. È un allarme, questo che lancia la Svimez, che allarma le classi politiche e dirigenti, probabilmente perché si intendono rivendicare maggiori trasferimenti di risorse pubbliche. Un dato è certo, però. Il divario continua a crescere, almeno per il Mezzogiorno italiano, a differenza di altri Sud del mondo che, granellino dopo granellino, passi avanti ne fanno.
Lo scorso anno il Pil pro capite è sceso drammaticamente, peggio della Grecia. Da noi una persona su tre è a rischio povertà , il divario col Nord, dal 2000, è al 53,7% del valore nazionale, mentre il numero di occupati è sceso a quasi 6 milioni, il più basso dal 1977. Se quello italiano è di 26.585 euro, quello meridionale è di 16.976. Se in Trentino il Pil è di 37mila euro, in Calabria è di 16mila. Una famiglia meridionale consuma il 67% di quello che consuma una famiglia del Centro-Nord. Dal 2001 al 2014 sono andati via, senza essere rimpiazzati, ben 750 mila abitanti, più dei residenti di Palermo.
Questa fotografia del rapporto Svimez classifica, dunque, la Calabria come la Regione più povera d’Italia, in termini assoluti. E dimostra che tutto il Sud, lo ribadiamo, è cresciuto solo del 13%, un dato che è la metà della Grecia che, come sappiamo, è sull’orlo del baratro, che pure ha segnato un 24% in più. Le regioni più ricche, manco a dirsi, da oltre dieci anni a questa parte sono il Trentino, la Val d’Aosta, l’Emilia, la Lombardia. Mentre, magra consolazione, la regione più “ricca” del Sud è l’Abruzzo, seguita da Sardegna e Basilicata. Dal raffronto tra il ricco e il povero, emergono 22mila euro di differenza, che non sono certo bruscolini.
Non ci sono, poi, grandissime differenze con gli anni scorsi. Solo che i dati quest’anno sono più allarmanti e non sono caduti nel dimenticatoio. Ecco che a destra e a manca si sono susseguite prese di posizione in direzione del governo Renzi e dei singoli presidenti di Regione perché si affrettino, prima che sia troppo tardi (e dopo che il Santo l’hanno rubato si ricorra alle porte di ferro!) per trovare soluzioni, senza ricorrere a Pasquale Saraceno, a Rossi Doria e ai più grandi meridionalisti del secolo scorso.
A chiedere, innanzitutto, è la cosiddetta fiscalità di vantaggio: cioè far pagare meno tasse a quanti avranno il coraggio di investire nel Sud e segnatamente in Calabria. E poi, more solito, si chiedono a gran voce investimenti per il porto di Gioia Tauro. E tutti si sgolano, per la verità anche prima della presentazione del rapporto Svimez, a sollecitare l’istituzione della Zes, la zona economica speciale. Lo ha fatto il precedente consiglio regionale, lo chiede il presidente Oliverio, ma risposte ancora non ne sono arrivate, anche se pare che in merito alla Zes si tratti di una zona di non facile realizzazione. E dire che si tratta di zone caratterizzate dalla presenza di un porto (che ancora non è a posti di retroguardia) e di un’area retroportuale, nelle quali dovrebbero vigere specifici regimi di trattamento doganale, di esenzioni fiscali, di facilitazioni amministrative e di servizi alle imprese per poter attrarre investitori (non mordi e fuggi come avvenuto con la 488 per i “prenditori”) ma significativamente stranieri. È l’unico modo, lo dice finanche la Svimez che, di solito, si limita a fotografare: la Zes è l’unica strada che possa utilizzare la leva fiscale per attrarre investimenti e per favorire lo sviluppo de commercio internazionale.
Si sono detti d’accordo in molti. Il presidente di Unindustria Calabria, Natale Mazzuca, la parlamentare del Pd e responsabile del Mezzogiorno Stefania Covello, Wanda Ferro di Forza Italia. Ad un malato grave occorre una cura da cavallo! La partita è politica, tutta intera.

 

*Giornalista

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