CATANZARO I tremendi dati emersi dalla relazione Svimez sono arrivati sul tavolo del governatore Oliverio. Che, muovendo da quell’analisi, ipotizza una serie di istanze che vedano il Sud e la Calabria al centro dell’agenda. «Mobilitazione» è una delle parole chiave evocate dal presidente della giunta regionale: « Alla ripresa autunnale mi farò promotore di una convenzione tra forze politiche, sindacali, imprenditoriali, intellettuali per un rilancio del patto per lo sviluppo del Mezzogiorno». Il meridionalismo non vuole mascherare errori e inadempienze ma chiede «un rispetto del ruolo del Sud. Non è accettabile che il Sud venga descritto solo come il luogo privilegiato delle mafie e del malaffare; che il sud venga raccontato solo per i sui aspetti negativi. Nessuna indulgenza sui nostri mali e ritardi; ma attenzione a chi produce, si batte, descrive una Calabria che non si rassegna al degrado. Dovremo chiamare i nostri intellettuali, scrittori, giornalisti a promuovere le cose buone della Calabria».
Oliverio non nega che il Meridione non può farcela da solo. Chiede «rispetto dal governo nazionale», perché «i segnali della ripresa devono passare anche dal Sud e dalla Calabria con strumenti di programmazione e ripartizione delle risorse in grado di impegnare cervelli, intelligenze e giovani lavoratori in fuga verso il nord o l’estero. A nessuno sfugge che senza investimenti pubblici e privati il Sud resta al palo e l’Italia intera ne risente» In questo senso «il clima di collaborazione in atto con il governo, l’attenzione ormai acclarata sul futuro del porto e dell’area industriale di Gioia Tauro (tema dello sviluppo nazionale e internazionale), la stessa recente decisione di risolvere la mina sociale dei precari sono segnali che nelle prossime settimane si dovranno configurare come progetto organico del Governo per la Calabria».
Per guadagnarsi l’attenzione, la classe dirigente della Calabria dovrà avere «le carte in regola: è la condizione preliminare della credibilità e dell’autorevolezza nel confronto nazionale. Carte in regola vuol dire mantenere gli impegni e attuare i programmi con adeguati strumenti di monitoraggio, controllo, premialità o penalità sugli esiti; vuol dire trasparenza e codici rigorosi di comportamento e nuovo rapporto tra governo e burocrazia; vuol dire rigore nella lotta alla mafia e alla corruzione».
Perché è chiaro che «senza il Sud l’Italia non riparte e i segnali di ripresa nazionale non acquisteranno i segni di uno stabile sviluppo. E’ l’Italia che ha bisogno del Sud anche se spetta alle classi dirigenti meridionali esprimere tutto il potenziale di cultura politica, di forza programmatica, di classi dirigenti tali da ottenere il rispetto e i risultati concreti».
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