LAMEZIA TERME Il termine ultimo, messo nero su bianco nel collegato alla Finanziaria regionale 2015, era fissato proprio per il 31 luglio. Ma, ad oggi, l’iter di accorpamento delle Aziende provinciali per l’edilizia residenziale pubblica (Aterp) appare tutt’altro che compiuto. Sono passati ormai cinque mesi dalla riunione in cui la giunta Oliverio, su proposta dell’allora assessore De Gaetano, ha dichiarato la decadenza dei cinque commissari provinciali. Il ruolo di commissario dell’azienda unica regionale è stato quindi affidato al dirigente generale del dipartimento Lavori pubblici Mimmo Pallaria, cui spetta anche il compito di gestire la fase di unificazione delle cinque aziende, come disposto dalla legge regionale 24/2013. Ma tante, troppe cose nei «distretti territoriali» guidati dai «referenti» nominati dal manager della Regione sembrano rimaste immutate rispetto alle gestioni precedenti.
Il Corriere della Calabria nei mesi scorsi ha raccontato diversi esempi di gestione disinvolta delle Aterp, dal caso del pagamento – deliberato e poi revocato (qui l’articolo) – delle ferie non godute all’ex commissario vibonese Tonino Daffinà, fino ai 240mila euro utilizzate in larga parte dall’azienda cosentina per pagare i numerosi contratti di collaborazione stipulati. Queste e altre spese sono state affrontate dalle Aterp attingendo al fondo ex Gescal, costituito dai soldi trattenuti per decenni sulle buste paga dei lavoratori dipendenti e destinati a finanziare la costruzione di nuove case o la ristrutturazione degli alloggi esistenti. In Calabria una cospicua parte di questi fondi è stata invece destinata a un programma di ricognizione e valorizzazione del patrimonio immobiliare delle aziende che si è tradotto, tra le altre cose, nella stipula di decine e decine di contratti di collaborazione che, spesso, si sono rivelati uno strumento per soddisfare clientele e appetiti elettorali.
UNA CONFUSIONE «VOLUTA» Questa situazione paradossale è ovviamente nota a chi lavora nelle Aterp calabresi, tanto che alla vigilia della scadenza del termine del 31 luglio i segretari generali di Fp-Cgil e Cisl-Fp (Alfredo Iorno e Antonio Bevacqua) hanno chiesto un incontro urgente al governatore Oliverio, all’assessore Rossi e al dirigente Pallaria per discutere del «perdurare della “voluta” situazione di confusione totale che vede ancora oggi le Aterp affogare in una sorta di limbo amministrativo ed istituzionale, utile solo a soddisfare gli interessi di chi si è succeduto, nell’ultimo biennio, alla guida delle stesse».
La nota con cui i due sindacalisti si rivolgono alla giunta regionale restituisce una fotografia impietosa della gestione di questi enti, che certamente non si è ancora indirizzata verso la riorganizzazione virtuosa annunciata già da mesi dall’esecutivo regionale.
Secondo Cgil e Cisl, nonostante sia scaduto il termine prefissato, l’accorpamento «appare irraggiungibile», mentre si starebbe procrastinando di fatto una gestione «il cui unico obiettivo è apparso solo ed esclusivamente trasformare queste aziende in una sorta di “ufficio di collocamento” per parenti, affini e conoscenti attraverso il collaudato sistema delle collaborazioni e consulenze fino ad arrivare alle assunzioni “per chiamata diretta” il tutto attingendo, in maniera assolutamente non conforme alla legge, ai fondi a destinazione vincolata per l’edilizia residenziale Pubblica “Gescal” giacenti e non utilizzati presso la Cassa depositi e prestiti (150 milioni di euro circa)».
Non solo: per il sindacato, ancora oggi, chi dovrebbe gestire il delicato passaggio dell’accorpamento avrebbe l’unico obiettivo «di preoccuparsi di continuare a pubblicare short list (vedi l’ultima pubblicata in data 27 luglio scorso sul sito della Regione Calabria, dipartimento Infrastrutture e lavori pubblici), cui attingere a suo insindacabile giudizio, per incarichi di collaborazione e/o consulenze, inutili o che potrebbero essere comunque svolte dalle figure professionali già esistenti all’interno delle Aziende, senza programmazione del fabbisogno del personale o in presenza di una legge che prevede l’approvazione di una nuova e unica pianta organica all’indomani dell’avvenuta unificazione». E ancora: «Ad oggi il processo di “finto accorpamento” intrapreso in modo artatamente confuso dall’attuale gestione commissariale (che ha prodotto la sola redazione di una bozza di statuto di un’Azienda che, pur non essendo ancora esistente, già viene relegata al ruolo di “ausiliaria del dipartimento Lavori pubblici della Regione Calabria”) ha volutamente escluso il confronto o il coinvolgimento delle associazioni sindacali di categoria e di rappresentanza del personale». Da qui la necessità di un tavolo di discussione «che possa far ritornare al centro, gli obiettivi di edilizia residenziale pubblica propri di queste Aziende tutelando in ogni modo non soltanto l’utenza che pare da circa due anni letteralmente abbandonata, quanto anche il patrimonio professionale ed umano dei dipendenti che da anni lavorano all’interno di esse».
«Le Aterp – concludono Iorno e Bevacqua – vivono dei loro mezzi, dei loro canoni, della progettazione e della direzione lavori sugli appalti cui possono partecipare e che provengono proprio dall’utilizzo dei fondi vincolati Gescal. Il venir meno di questi fondi, vuoi perché vengono utilizzati difformemente alla loro destinazione, vuoi perché sono sempre più esigui e spesso magari vengono dirottati più verso l’edilizia residenziale privata, toglie chiaramente linfa vitale a queste aziende costringendole ad una crisi di liquidità sempre più pressante. Ma ciò che appare più ingiusto è che viene tolta alla collettività la possibilità di avere un’edilizia residenziale pubblica più efficiente».
Sergio Pelaia
s.pelaia@corrierecal.it
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