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Gay pride, Reggio oltre il pregiudizio

REGGIO CALABRIA Da bravo missino, nato, cresciuto e morto nel mito della trimurti “dio-patria-famiglia”, Ciccio Franco probabilmente avrebbe guardato sdegnato l’arena a lui intitolata riempirsi di …

Pubblicato il: 01/08/2015 – 21:00
Gay pride, Reggio oltre il pregiudizio

REGGIO CALABRIA Da bravo missino, nato, cresciuto e morto nel mito della trimurti “dio-patria-famiglia”, Ciccio Franco probabilmente avrebbe guardato sdegnato l’arena a lui intitolata riempirsi di cuori che dicono che l’amore – etero o omosessuale – è uguale per tutti, ma il flah mob con cui la comunità lgbt reggina ha voluto chiudere il suo pride è un segnale – chiaro – di una Reggio che guarda oltre le barriere del pregiudizio, come quelle geografiche per scoprirsi più solidale, più libera, più viva.
Ultima tappa della “onda pride” che ha attraversato l’Italia, come di una serie di iniziative che hanno interessato sia la città sia la provincia, la manifestazione organizzata a Reggio dalla locale Arcigay come dalle tante associazioni in cui si divide la comunità lgbt, è un serpentone colorato, lungo un migliaio di persone, che si snoda per il centro cittadino, fra lo sguardo per lo più divertito dei passanti. Forte del sostegno di partiti e associazioni che vanno dal Pdci all’Anpi, passando per i sindacati, come delle istituzioni locali – Comune, Provincia e Regione – che hanno voluto patrocinare la manifestazione, la sfilata del pride ha invaso il centro con carri, musica, slogan irriverenti e danze.
Nonostante la durissima polemica da tempo portata avanti da alcune forze del centrodestra cittadino contro le rivendicazioni della comunità gay – prima fra tutti il costituendo registro delle unioni civili – il corteo ha attraversato la città senza incidenti o problemi. “Reggio Calabria anche quest’anno è la tappa finale dell’Onda pride che ha riempito lo stivale di tutti i colori dell’arcobaleno e noi – dice il presidente dell’Arcigay reggina, Lucio Dattola – vogliamo dimostrare il peso che l’amore ha in questa città, qualunque colore abbia e da qualunque soggetto provenga”. Una manifestazione per l’amore dunque, ma anche – prosegue Dattola – «contro l’odio, contro chi dice che non esiste un Registro delle unioni civili, contro chi continua a fomentare ideologie che si basano su disprezzo, esclusione e divisione. Noi stasera siamo in piazza con le rappresentanze di tantissime associazioni, eterogenee nella loro mission, perché questo è il simbolo dell’amore: l’eterogeneità che emerge solo dal pluralismo delle realtà sociali». In sintesi, spiega il presidente di Arcigay prima che il corteo si avvii, «la persona o si ama o si odia, non esistono le mezze misure. Noi i grigi non li vogliamo, vogliamo i colori accecanti, forti, che abbiano la loro identità. Dire questo vuol dire ‘facciamo pride’”. E archiviati gli anni degli sgarbi istituzionali, più o meno velati, quest’anno la comunità lgbt reggina si presenta all’appuntamento del pride, forte di alcuni risultati importanti, “in primis – sottolinea Dattola – il fatto che presto avremo la possibilità di iscriverci in un registro che riconosca quanto meno il valore simbolico dell’affettività. A Reggio ci si può riconoscere come coppia omosessuale e questo potrebbe portare effetti a cascata su tutto il territorio».
Certo, il percorso non è stato semplice, né lineare. Lo stesso consiglio comunale che ha avviato il percorso per il Registro delle unioni civili, ha approvato una mozione che si impegna a istituire una festa della “famiglia naturale”, parola d’ordine chiave per chi di unioni omosessuali – qualsiasi forma esse abbiano – non vuole sentire parlare.
«Una festa della famiglia già esiste a livello internazionale, quindi sarebbe bene che prima di tentare di appropriarsi di qualcosa, forse sarebbe il caso di aprire un po’ il cuore e iniziare a mettere in discussione le proprie certezze». Meno diplomatico il messaggio dell’Agedo, l’associazione genitori di omosessuali, nata a Reggio da una costola della collettiva femminista Autonomia, che per bocca di Luciana Bova dice: «A Reggio nel corso dell’ultimo anno sono stati fatti grandi passi avanti, come l’inizio del percorso per l’istituzione del registro delle unioni civili o l’apertura dello sportello trans, ma di sicuro c’è una recrudescenza neofascista, come testimoniato dal fenomeno delle Sentinelle in piedi o di gruppi confessionali che continuano a parlare di famiglia naturale, del pericolo della teoria del gender che impone di mantenere alta l’attenzione».
Oggi però le rivendicazioni diventano una festa che dopo aver toccato tutto il centro cittadino arriva sul primo balcone sullo Stretto della città, dove è il presidente dell’Arcigay Flavio Romani a lanciare un messaggio diretto al premier Renzi: «Fai approvare la legge Cirinnà sulle unioni civili». Una legge di compromesso, ma che nonostante questo sta incontrando non poco ostruzionismo in Parlamento. «Questi cuori – dice Romani, guardando la distesa di cartelli che copre l’arena – «si alzano alla faccia di tutti i parlamentari, di tutti i politici che seminano l’odio e il disprezzo nei confronti delle persone gay, lesbiche e trans. Ma la battaglia andrà avanti fin quando non verrà approvata la legge che ci porti alla completa eguaglianza e al matrimonio civile per tutti».

 

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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