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Lanzetta e Scarfò «Amaro lo stop degli scavi di Kaulon»

MONASTERACE  «Non abbiamo ricevuto la terra dai nostri padri, ma in prestito dai nostri nipoti». Con questa citazione Maria Carmela Lanzetta presidente dell’ associazione Umberto Zan…

Pubblicato il: 02/08/2015 – 16:48
Lanzetta e Scarfò «Amaro lo stop degli scavi di Kaulon»

MONASTERACE  «Non abbiamo ricevuto la terra dai nostri padri, ma in prestito dai nostri nipoti». Con questa citazione Maria Carmela Lanzetta presidente dell’ associazione Umberto Zanotti Bianco e Giovanni Scarfò socio di ‘Italia Nostra’ testimoniano la loro contrarietà all’interruzione della ricerca archeologica nel sito di Kaulon. «Dopo sedici anni – scrivono in una nota congiuntamente – s’interrompe nel sito archeologico di Monasterace la campagna scavi  realizzata dagli studenti dell’ Università di Pisa e di Firenze, della Scuola Normale di Pisa, della Mediterranea di Reggio Calabria e di tanti altri studenti italiani e stranieri, guidati sul campo da Maria Cecilia Parra, Lucia Lepore, e Francesco Cuteri oltre che dalla  già direttrice del Parco archeologico di Kaulon-Monasterace Maria Teresa Iannelli. Una campagna che ha riscritto la storia poco conosciuta della città di Kaulonia dopo le prime scoperte di Paolo Orsi all’inizio del secolo scorso. Tutte le iniziative collaterali agli scavi hanno consentito  di fondare una nuova consapevolezza sul significato di Bene culturale  che,  come ha sempre affermato Salvatore Settis, non va conservato e valorizzato solo come bene turistico-economico, ma in quanto  rappresenta la nostra identità di italiani.  La campagna scavi  – continuano Lanzetta e Scarfò – ha consentito di stabilire l’importante  ruolo avuto dalla città nel comprensorio della locride, sottolineato anche dagli scavi effettuati dall’archeologo Francesco Cuteri e dagli studenti volontari nel 2012 con il ritrovamento dell’area termale realizzata con  un pavimento mosaicato (dei draghi e dei delfini) unico in tutta la Magna Grecia, così come unico è il mosaico del  Drago del III a.C. ritrovato agli inizi degli anni ’60, restaurato grazie a una donazione privata e oggi conservato ed esposto presso il Museo di Monasterace». I due firmatari sottolineano l’importanza straordinaria dei reperti ritrovati durante questi lunghi anni e sperano di sollecitare le coscienze della società e delle Istituzioni. «L’associazione Umberto Zanotti Bianco da una parte  – continuano Lanzetta e Scarfò – opererà per  innescare le giuste relazioni tra archeologia e territorio, tra territorio e ambiente, tra comunicazione scientifica e didattica dell’archeologia, dall’altra spera di suscitare l’azione  dei cittadini  per la difesa e la valorizzazione  dei  beni culturali tutti e non soltanto nei momenti di criticità, ma ogni giorno dell’anno, perché costituiscono la nostra  memoria e la nostra identità. A questo punto è doveroso da parte nostra lanciare l’appello alla Regione Calabria affinché dia al più presto una risposta all’esigenza e alla necessità che la Calabria e i cittadini calabresi possano avere la possibilità di salvaguardare e programmare il futuro dei Beni Culturali procedendo alla  nomina della Commissione e/o del consigliere regionale delegato, auspicando che il loro impegno amministrativo si attui sul campo in collaborazione con le amministrazioni comunali e le associazioni. In questo senso offriremo per quanto umanamente possibile la nostra collaborazione personale e di cultori della materia ma, nello stesso tempo, prendiamo l’impegno di vigilare sull’operato regionale che auspichiamo trasparente e adeguato, soprattutto al fine di preservare la natura per le generazioni che verranno. A Expo 2015 – concludono Maria Carmela Lanzetta e Giovanni Scarfò –  83 ministri della Cultura hanno firmato l’appello per la salvaguardia dei Beni culturali e per il dialogo tra i Popoli. Speriamo che sia l’inizio di una nuova era culturale che non ci costringa più ad assistere impotenti alla distruzione di molta parte del patrimonio mondiale».

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