La sua specialità si chiama cliff diving (tuffarsi dalle grandi altezze) e lui, Alessandro De Rose, 21enne di Cosenza, è il primo e (finora) l’unico in questa nuova disciplina rappresenta l’Italia ai mondiali di nuoto di Kazan. A raccontare la sua storia, sul sito web del Corriere della Sera, è Alessandro Pasini, che proprio a Kazan ha intervistato il 21enne cosentino. «È un’esperienza limite, mi viene la pelle d’oca solo a raccontarlo», spiega De Rose al cronista del Corriere.
«Ha presente – continua – il nono piano di un palazzo? Mi lancio da lì: 27 metri, 3 secondi di volo, impatto nell’acqua, di piedi, a 90 all’ora. È come fare a botte con Tyson e alla fine vince sempre lui. Lo stress fisico è pazzesco: quando esci cammini come un pinguino». Il premio per tanto coraggio è l’adrenalina, aggiunge il 21enne, ma soprattutto «il gusto di volare». Alessandro ha cominciato da bambino, proprio nella città dei Bruzi, con tuffi “normali”. Poi, dopo la morte del padre, quando lui aveva 14 anni, ha dovuto smettere per tre anni, anche perché fu «scaricato» dalla sua società dell’epoca. Di quel periodo cui porta addosso i segni: un tatuaggio sulla schiena che raffigura due pistole sovrastate dalla scritta «vendetta». Adesso, però, quella rabbia è stata metabolizzata: «I tuffi hanno funzionato da terapia alla depressione e mi hanno evitato strade pericolose». A 17 anni, poi, arrivò l’impiego in un parco acquatico romano, dove ha scoperto il gusto della sfida di tuffarsi da grandi altezze. Oggi rappresenta l’Italia a Kazan: «Un sogno. Quando papà se n’è andato, gli ho lasciato nel taschino la mia prima medaglia che avevo vinto a 11 anni promettendogli che l’avrei reso orgoglioso di me. Ora sogno di entrare nella top ten».
x
x