COSENZA Quando Maurizio Rango diventa il «capo della ‘ndrangheta cosentina» i proventi della gestione delle discoteche sarebbero finiti nelle sue tasche. A raccontarlo è Giuseppe Montemurro, ritenuto il “buttafuori” prima del clan Lanzino e poi della cosca Rango-Zingari, che da qualche settimana ha deciso di diventare un collaboratore di giustizia. Lo scorso 24 luglio, davanti ai magistrati della Dda di Catanzaro, ha cercato di ricostruire i nuovi assetti della ‘ndrangheta cosentina e ha riferito quello che conosce sul giro delle estorsioni nella città dei Bruzi.
«Quando Rango diventa il capo della ‘ndrangheta cosentina – ha precisato Montemurro – i proventi delle estorsioni/securuty del nostro gruppo furono versati alla cosca Rango, dalla quale dipendevamo. Ciò avveniva nel 2012, se mal non ricordo. Rango vantava e rivendicava tale supremazia poiché affermava che egli era stato designato quale capo della ‘ndrangheta cosentina con il placet di Francesco Patitucci. Tuttavia ancora una parte dei locali, pur in presenza di questa primazia di Rango, veniva comunque gestita dalla società Cedis di Perugia che faceva capo a Rinaldo Gentile e a Umile Lanzino».
Nel 2007 Montemurro conosce Rinaldo Gentile, detto “zio Rinaldo” e recentemente arrestato nell’operazione “Acheruntia”. «Io interloquivo – ha raccontato ai magistrati – sia con Adolfo D’Ambrosio che con Rinaldo Gentile, il quale comunque aveva sempre l’ultima parola nell’adottare le decisioni e nel fornirmi indicazioni/direttive sull’attività. Rinaldo Gentile era considerato come uno degli elementi di vertice dell’organizzazione di ‘ndrangheta facente capo ai Lanzino. Come ho già detto nel 2009 consegnavo i soldi delle estorsioni/security a Patitucci. Quando Patitucci viene arrestato i proventi delle estorsioni li consegnavo a Umile Lanzino che poi li faceva recapitare nelle mani di Rinaldo Gentile. Ho avuto modo di verificare e toccare con mano il ruolo di vertice ricoperto da Rinaldo Gentile allorché si è trattato di dirimere delle controversie anche con organizzazioni di ‘ndrangheta della provincia di Reggio Calabria».
La vicenda che Montemurro ha raccontato agli inquirenti è il pestaggio subìto nel 2009 da uno dei figli del presunto boss Pelle in una discoteca dell’hinterland bruzio. Il giovane – a dire del nuovo pentito – avrebbe chiamato il padre il quale sarebbe venuto a Cosenza a parlare con Rinaldo Gentile e secondo la versione fornita ai magistrati l’autore del pestaggio sarebbe stato punito. «Quando Ettore Lanzino era latitante e anche in tempi recentissimi fino alla mia collaborazione – ha aggiunto Montemurro – il punto di riferimento della cosca Lanzino era proprio Rinaldo Gentile, il quale era uno di quelli che avevano l’ultima parola sulle decisioni più rilevanti».
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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