Ospedali di montagna, impugnato il "decreto Scura"

CATANZARO Il “decreto Scura” sulla riorganizzazione ospedaliera arriva davanti al presidente della Repubblica. Questa mattina è stata notificata al commissario ad acta alla Sanità, all’avvocatura distrettuale dello Stato a Catanzaro, alla Regione Calabria, oltre che ai comuni e alle Asp interessate, l’avvenuta presentazione del ricorso straordinario al presidente della Repubblica da parte del Comocal e dei Comitati di Soveria Mannelli e Serra San Bruno, la sigla che riunisce gli ospedali di montagna calabresi.
«Un atto dovuto – spiega il presidente del Comocal Alessandro Sirianni – viste le difformità e le sperequazioni con cui il provvedimento commissariale affonda la sua logica non perequativa nei confronti dei presidi sanitari montani». Per conto del Comocal ha agito il legale Angelo Calzone del foro di Vibo Valentia, con le firme dello stesso Sirianni, di Antonio Maida, Salvatore Albanese e Rocco La Rizza.
«È stato un lavoro certosino – afferma il presidente Alessandro Sirianni – pregno di dati concessici dalle Asp di riferimento, ma anche da elementi che i comitati hanno consegnato al legale, che mettono in evidenza una serie di difformità oltre che marginalizzare le zone montane a fronte di strutture tutelate con meno logiche rispetto ad altre. Per dare vita a questo il Comocal, unitamente ai comitati di zona hanno avviato una raccolta di autofinanziamento con raccolte popolari che ancora continua nell’interesse dei territori. È il primo atto ufficiale demandato all’attenzione dei giudici amministrativi, ma non il solo volto alle autorità competenti, visto che i comitati dal 2007 sono impegnati nella salvaguardia di questi territori marginali con azioni forti, più volte segnalate anche ai prefetti. Una “lotta continua” che recentemente ha portato in piazza almeno 10mila cittadini se si sommano le manifestazioni di Soveria Mannelli, Serra San Bruno e Acri. Il ricorso ha motivato ancora di più i rappresentanti delle zone montane che hanno in serbo nuove iniziative che presto saranno messe in atto».
«Ora – conclude Alessandro Sirianni – attendiamo i tempi necessari per avere l’ovvia risposta delle autorità per meglio comprendere se le nostre ragioni siano tali, almeno dal punto di vista giurisdizionale, poi tireremo le somme».