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«Rom tra topi e serpenti», inchiesta sulla tendopoli di Cosenza

COSENZA I rappresentanti di alcune associazioni di Cosenza hanno presentato alla Procura della Repubblica una denuncia con la quale si chiede di verificare eventuali reati circa l’allestimento dell…

Pubblicato il: 06/08/2015 – 10:26
«Rom tra topi e serpenti», inchiesta sulla tendopoli di Cosenza

COSENZA I rappresentanti di alcune associazioni di Cosenza hanno presentato alla Procura della Repubblica una denuncia con la quale si chiede di verificare eventuali reati circa l’allestimento della tendopoli rom allestita dal Comune di Cosenza nei pressi della stazione di Vaglio Lise, le condizioni di vita delle persone ospitate, ed eventuali atti di razzismo. All’interno della denuncia – firmata dagli attivisti e rappresentanti delle associazioni San Pancrazio, Scuola del Vento, Lav Romanò, Moci, Circolo culturale Popilia, Auser e La Kasbah e presentata dall’avvocato Eugenio Naccarato – è stato chiesto anche il sequestro preventivo dell’area allo scopo «di ripristinare il rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali delle persone» e ordinare così un’evacuazione del sito con ordine di sistemare le persone in alloggi adeguati.

Il procuratore aggiunto Marisa Manzini ha disposto che venga effettuato un sopralluogo da parte della polizia giudiziaria nell’area della tendopoli, che potrebbe avvenire già nella giornata di domani. 

 

GRAVI CRITICITÀ Le associazioni denunciano una serie di criticità. «I beni dei rom – è scritto nell’esposto – sono andati distrutti nelle operazioni di sgombero. E’ stato consentito loro di portare nella tendopoli soltanto pochi indumenti e beni di prima necessità, senza dare uno spazio o un deposito per il resto delle loro cose (materassi, televisori, cucine, mobilia, parte dell’abbigliamento, giochi dei bambini). Non è stato chiarito in alcun modo quale sarà il destino delle persone destinatarie del procedimento di sgombero, né come dovrebbero essere regolamentati l’accesso e la vita delle persone all’interno delle tende che conterebbe addirittura oltre 400 persone. Non è stato comunicato come, e attraverso quali risorse, verrà garantita l’effettiva temporaneità della permanenza nella tendopoli attraverso l’attuazione di misure di inclusione sociale. In assenza di tale temporaneità, l’insediamento si connoterebbe a tutti gli effetti come segregante su base etnica e in aperto contrasto con la direttiva Ue 2000743 sulla parità di trattamento». 

 

L’EX TENDOPOLI Le associazioni non comprendono l’urgenza dello sgombero dell’insediamento sul fiume Crati, che esisteva da ben dieci anni. «Tale insediamento – è scritto nella denuncia – per quanto caratterizzato da oggettive condizioni di deterioramento e precarietà abitativa, proprio alla luce del consolidamento avvenuto con gli anni e del consistente numero di residenti, in particolare minori, andava superato ma con gradualità e attraverso modalità partecipate tenendo nella più alta considerazione la dignità delle persone coinvolte e l’interesse supremo del fanciullo, così come prescritto dagli obblighi internazionali in materia di diritti umani cui l’Italia è legalmente vincolata e così come lo stesso governo italiano si è impegnato a fare. Pertanto, dovranno essere adottate misure per scongiurare la segregazione razziale della comunità rom e, avviando un autentico processo di consultazione con i diretti interessati, e in conformità con gli standard internazionali e regionali, dovevano essere assicurate possibili e dignitose alternative di alloggio». 

 

TENDE NON ABITABILI DI GIORNO E SENZA FRIGORIFERO Quello che le associazioni denunciano con fermezza sono le condizioni igieniche precarie nelle quali sono costretti a vivere i rom nella nuova tendopoli. «Nelle tende dell’accampamento – è messo nero su bianco nell’esposto – è difficile sostare per poco più di qualche minuto considerata l’elevata temperatura interna, che le rende di fatto inabitabili nelle ore diurne. Se non proteggono dal sole, esse non proteggono neanche dal freddo notturno e dalla pioggia: facilmente si allagano, come è già accaduto. I singoli nuclei familiari, sistemati al loro interno, sono poi separati semplicemente da un lenzuolo, cosa che rende impossibile ogni forma di intimità familiare. Le brandine fornite sono pressoché uguali a quelle che di solito si utilizzano per prendere il sole sulla spiaggia: si tratta di lettucci da campo, inservibili per tutti. Le docce disponibili forniscono, per come ci hanno riferito le persone presenti nella tendopoli, per buona parte della giornata solo acqua fredda. I fornelli per la cottura dei cibi sono 14 per 450 persone e funzionano in modo alternato, a motivo della periodica mancanza di corrente elettrica. Nessuna possibilità di installare un frigofero che permetta la conservazione di alimenti o medicinali specifici. Non stupisce, pertanto, che a fronte di queste condizioni di vita sono numerosi i casi di bambini affetti da febbre, dissenteria o altre patologie direttamente legate all’assenza di dotazioni minime essenziali. E come riferitaci dalle persone presenti nella tendopoli, essa è infestata da topi e serpenti e che, quindi, la situazione igienico-sanitaria è pessima». 

 

Mirella Molinaro

m.molinaro@corrierecal.it

 

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