CATANZARO Nella Calabria dell’inerzia e dell’avvilimento, nella terra delle predazioni e dei coccodrilli lacrimanti, la minuta figura di don Mimmo Stillo riapre alla speranza anche le menti più pessimiste e i cuori più rassegnati. Il “Sunrise” ha riaperto i battenti in quel di Giovino, a Catanzaro Lido. La struttura è rinata dalle sue ceneri più distinta, elegante e orgogliosa di prima, quando venne distrutta dai “guastatori” che nei mesi scorsi le diedero fuoco, un po’ per gusto un po’ sperando di lucrarci sopra.
Mimmo Stillo lo promise a quanti gli si strinsero attorno l’indomani del rogo. Passati gli attimi dello scoramento, continuò a sussurrarlo specie alle persone nei cui occhi leggeva una profonda e partecipata commozione.
Attorno a sè don Stillo ha un manipolo di familiari che lo hanno supportato con duro lavoro e grande affetto. E ha anche una famiglia più allargata, quella dei suoi dipendenti storici, e un’altra ancora più larga fatta di gente che della sua proverbiale cucina, ma soprattutto della sua impagabile cortesia, ha sempre goduto e per un attimo aveva temuto di dovere fare a meno.
È una notizia, la riapertura del “Sunrise”, che assume una valenza particolare e che, inevitabilmente, va oltre quello che è il pur importante dato personale. Segna una voglia di riscatto e una caparbia dignità che i calabresi, in molte altre vicende, sembrano avere perduto.
Di questo occorre dare riconoscimento a don Mimmo Stillo.
Facciamolo rispettando anche quello che è il suo carattere: lui di parole ne spreca pochissime ma è generoso nella testimonianza che quotidianamente offre. Come Uomo e come imprenditore.
Red. CorCal
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