COSENZA La fase della sanità è complicata. Un momento di transizione che, secondo Giuseppe Mazzuca, consigliere comunale cosentino del Pse molto vicino all’ex assessore regionale Carlo Guccione, Oliverio sta gestendo «malissimo». La fase di passaggio chiude «sei anni durante i quali sono aumentate a dismisura le liste d’attesa, si sono chiusi reparti e interi ospedali, l’emigrazione passiva è divenuta una zavorra da 300 milioni di euro l’anno, i servizi ospedalieri funzionano solo grazie alla professionalità e allo spirito di servizio dei nostri ottimi medici».
Ci sono settori, però, in cui la confusione è ancora più alta. Il consigliere spiega, infatti, che il comparto del privato accreditato per i servizi di specialistica ambulatoriale «merita un discorso a parte. Tartassato senza soluzione di continuità da provvedimenti del commissario finalizzati ad ottenere risparmi attraverso tagli ai budget e ai servizi, ha trovato ragione nel Tar Calabria che, con decreto numero 316/2015, ha accolto un ricorso e ha sospeso temporaneamente il decreto del commissario 78/2015 nella parte in cui dichiara inammissibili “riserve in ordine alla proposta contrattuale così come formulata dall’Asp competente per territorio” nonché altri aspetti». In sostanza, il Tar ha bocciato in modo sostanziale un decreto del commissario che cercava di imporre i contratti e impedire a monte qualsiasi forma di contrattazione con le strutture sanitarie.
Per Mazzuca è «un’altra batosta per Massimo Scura e per il governatore Oliverio che, comunque, non può evadere dalle responsabilità politiche di questo caos gestionale».
Dopo la pronuncia del Tar, «anche il dipartimento Salute della Regione si è mosso e, con una circolare firmata dal dg Fatarella, ha intimato ai commissari delle Asp calabresi di “sospendere la sottoscrizione dei contratti con le strutture private accreditate eroganti servizi di specialistica ambulatoriale per la necessità di evitare il sovrapporsi di contenziosi” e, aggiungiamo noi, per evitare di continuare a rimediare imbarazzanti sconfessioni nei Tribunali amministrativi e civili». Una decisione, questa, che «la dice lunga sulla confusione che regna a via Buccarelli ma ancora più singolare è il fatto che a firmare il documento è il direttore generale del dipartimento Salute e non il commissario competente per legge – nelle Regioni sottoposte a Piano di rientro – sugli atti di indirizzo e programmazione sanitaria. Un altro dei fatti strani di questa Regione che dopo nove mesi di amministrazione Oliverio sembra avere perso completamente l’orientamento e la bussola rispetto alle cose che aveva detto di voler fare in campagna elettorale. A pensar male si farà anche peccato ma quando c’è di mezzo la gestione di Oliverio e Scura della sanità calabrese, quasi sempre ci si azzecca».
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