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Per la cultura serve un progetto industriale

Le recentissime sollecitazioni del direttore del Louvre ad accelerare il processo di godibilità della cultura a sostegno delle economie nazionali europee, e i grandi numeri registrati quest’anno da…

Pubblicato il: 10/08/2015 – 9:58
Per la cultura serve un progetto industriale

Le recentissime sollecitazioni del direttore del Louvre ad accelerare il processo di godibilità della cultura a sostegno delle economie nazionali europee, e i grandi numeri registrati quest’anno dai musei pubblici italiani, che battono l’insieme degli stranieri più titolati, impongono un maggiore impegno istituzionale. Un argomento trascurato in Calabria, sottovalutato da prima e da quando cessò dalla rispettiva carica assessorile Sandro Principe, che diede al tema la centralità che meritava e merita.
Se si dovesse continuare così, supponendo di incidere positivamente sul problema, creando le solite task force, ci sarebbe un altro bel pezzo del capitale regionale che andrà a farsi friggere. Il tema richiede tempestività e corretta progettazione.
L’esaltazione della cultura e la sua gestione, anche in senso economicamente produttivo, sono di appannaggio di pochi eletti, rari alle nostre latitudini. Ci vuole occhio lungo e consapevolezza, partendo dalla programmazione dei fondi comunitari relativi, resi poco funzionali ad hoc. Ciò è accaduto perché lasciati sino a oggi in mano a chi di cultura, diffusa e amministrata, ne sapeva ben poco.
Da qui, l’esigenza di circondarsi di personale di specie che sappia, prioritariamente, fare la differenza tra gli enti che amministrano e quelli che invece devono programmare, legiferare e regolamentare. Non solo. Occorre un riferimento politico capace di favorire la trasformazione di “turismo delle origini” – tipico delle nostre parti in quanto formato prevalentemente da chi è stato costretto un tempo ad emigrare e che torna annualmente per affetto – in un “turismo argomentativo”, attrattivo dei ceti culturalmente più elitari e sostenuto dalla diffusa domanda di conoscenza dei processi antropologici segnati dalla presenza delle civiltà che ci hanno preceduti.
L’esigenza di rinascita della cultura e della sua elezione a volano trainante della economia richiede un progetto industriale serio, da redigersi con il contributo attivo dei sindaci titolari di quei Comuni che rappresentano i forzieri da aprire al pubblico e per il pubblico. Ma pure del privato più sensibile che potrebbe ivi investire per realizzare interessi imprenditoriali condivisi, funzionali altresì ad assicurare una consistente occupazione sino ad oggi non regalata ai giovani, nonostante le straordinarie ricchezze naturali. Un ruolo potrebbe essere anche quello del mecenatismo senza contropartite, da rilanciare offrendo visibilità promozionale alle politiche per Mezzogiorno. Un meridione da tutelare accelerando le nomine nei siti istituzionali (sopraintendenze e polo museale) lasciati privi dei titolari, nonostante i calabresi di alto pregio scientifico all’uopo disponibili.
Nessuno crederebbe, in Germania o in Finlandia che, stante un siffatto patrimonio “culturale”, tanti bravissimi giovani archeologi calabresi siano quotidianamente costretti alla disoccupazione ovvero alla peggiore precarietà. Nessun austriaco ovvero francese perdonerebbe che tutto ciò avvenga con le incommensurabili ricchezze che la Calabria possiede, “madre” dei Bronzi di Riace e zeppa com’è di siti archeologici che tutto il mondo ci invidia. Un museo all’aperto da vende ovunque a cominciare dal sito straordinario di Sibari, ancora da tirare fuori nel suo unico splendore.
D’altronde, una politica senza progetto non può affidare il suo futuro al caso, atteso che esso si contrapporrà verosimilmente alla crescita, perché influenzato da un benessere in regress e destinato al godimento delle opportunità rese disponibili dalla migliore offerta culturale. Una offerta da rendere il più attrattiva possibile quanto a promozione e ricettività.
Necessita, dunque, un progetto industriale della cultura, pensato, scritto e relazionato da chi ne sa davvero, che strappi all’Ue ciò che l’Ue deve, anche nel suo stesso interesse, nel senso di rendere facilmente godibile il nostro/loro patrimonio a tutta la collettività comunitaria, con le agevolazioni del caso, estesa a quella extraeuropea.
Un progetto industriale che sia espressione del migliore altruismo “formativo” ma anche del più produttivo “egoismo”, organico a realizzare la più moderna interazione con le attrattive crescenti del turismo religioso, che registra in Calabria siti di rilievo internazionali, sino ad oggi lasciati anch’essi a vivacchiare per loro conto. Un modo, questo, per rieditare nel XXI secolo un’occasione di lavoro, simile – negli effetti – a quella che costituì la Fiat degli anni 50 per tutto il Meridione. Questa volta senza valigie di cartone al seguito!
Con questa aspettativa: buon Ferragosto a tutti!

 

* docente Unical

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