LAMEZIA TERME Il 13 luglio 2015 il commissario ad acta per il Piano di rientro Massimo Scura aveva chiesto, con una nota, alle Asp di predisporre un piano per il fabbisogno del personale. In base alle indicazioni predisposte nella nota dell’ufficio commissariale, l’Asp di Catanzaro, il 20 luglio scorso, ha redatto, con delibera 553 il “Piano delle attività aziendali anno 2015”. «In questa delibera emergono dati interessanti – dice Fabio Bruschi, dirigente sindacale del Nursing Up, e rappresentante sindacale nell’Asp di Catanzaro –, nel suo complesso nell’Asp di Catanzaro lavorano 3.013 persone (tra medici, paramedici e amministrativi) e la ripartizione del personale fra i tre presìdi ospedalieri è la seguente: nell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme lavorano 687 persone, nel presidio di Soverato 342 e a Soveria Mannelli 130. Il rimanente lavora in altri servizi, distretti e dipartimenti».
La somma di questa ripartizione tra i tre ospedali corrisponde, però, a 1.159 dipendenti: più della metà è impiegata fuori da quelle strutture che chiedono, a gran voce, personale per poter andare incontro ai bisogni dei pazienti e per mantenere sufficienti i Livelli essenziali di assistenza.
Secondo Bruschi le cause di questa cattiva distribuzione del personale «sono da attribuire all’accorpamento delle ex Asl di Lamezia Terme e Catanzaro con la creazione dell’attuale Asp di Catanzaro, nel 2007. Ancora oggi, dopo otto anni, non siamo riusciti ad arrivare alla creazione del nuovo Atto aziendale, un documento essenziale perché definisce l’organizzazione di un’azienda definendo la direzione ospedaliera, i dipartimenti interaziendali, le risorse umane e molto altro. Erano state formulate delle proposte dall’ex direttore generale mai adottate dall’ultima consiliatura regionale per impedimenti di forza maggiore. Il risultato è che oggi sono vigenti l’Atto aziendale dell’ex Asl 6 del 2007 e quello dell’ex Asl 7 sempre del 2007. Logicamente il fabbisogno di risorse umane è diverso per area strategica e quella che ne ha risentito di più è quella ricadente nel Lametino».
Con la delibera 553, l’Asp di Catanzaro ha fatto richiesta di 144 nuovi posti di lavoro che andranno messi a concorso (salvo approvazione della Regione e del tavolo Adduce, ex tavolo Massicci). Di questi 144 posti, 16 sono quelli destinati ai medici dirigenti; 61 ai medici; 60 agli operatori socio-sanitari; 3 tecnici sanitari di Radiologia; un ingegnere clinico; due avvocati; un dirigente amministrativo. Ma per dare un’idea di quella che è la situazione dei precari nell’Asp di Catanzaro è necessario fare una premessa: a dicembre 2014 erano in scadenza i contratti del personale precario. Personale prezioso per mantenere i livelli essenziali di assistenza ed evitare che l’azienda collassasse. Per questo motivo, la scadenza dei contratti venne rinnovata, con delibera 882 del 10 dicembre 2014, fino al 31 dicembre 2016. La delibera prorogò il contratto di 110 persone tra le quali 13 medici, otto farmacisti, 76 infermieri, quattro tecnici sanitari di radiologia, sei unità di personale della riabilitazione e tre tecnici specializzati. Tra i contratti prorogati ce ne sono 64 (51 infermieri, tre medici, otto farmacisti e 2 infermieri pediatrici), tutti assunti a tempo determinato che, secondo quanto stabilito dal Bur Calabria del 23 gennaio 2009, dovrebbero aver raggiunto i requisiti per la stabilizzazione secondo criteri definiti nel Decreto del presidente del consiglio dei ministri, cosiddetto “Precari”, del sei marzo 2015 in cui individua la data del 30 ottobre 2013 come tempo utile nel quale maturare i tre anni di servizio (anche non continuativi negli ultimo cinque anni).
«Ancora oggi siamo in attesa dell’avvio della procedura di stabilizzazione. Questo genera ansia e preoccupazione tra il personale interessato poiché hanno il contratto in scadenza al 31 dicembre 2016 e, anche se dovrebbero aver maturato i requisiti, di fatto se non vi è l’avvio alla procedura di stabilizzazione il loro contratto terminerà alla data indicata». «È pur vero che – aggiunge Bruschi – dal 2009 ad oggi ne è passata di acqua sotto i ponti, e con il passare degli anni sono state fatte nuove assunzioni a tempo determinato, sempre per mantenere i Lea, che hanno portato oggi altro personale ad accumulare anni di servizio continuativo e a tempo determinato per un periodo superiore a 36 mesi. Molti di loro non hanno raggiunto al 30 ottobre 2013 i tre anni di contratto, come prevede il Dpcr “Precari”, ma li hanno maturati in date successive a quella, e fra questi vi sono 24 infermieri e 10 medici».
«Voglio ricordare – precisa il rappresentante sindacale – che la Corte di giustizia europea con sentenza del 26/11/2014 ha disposto la tutela dei dipendenti precari che abbiano raggiunto i 36 mesi». «Quello che il Nursing Up auspica – prosegue Fabio Bruschi – è che si traccino percorsi differenti, per arrivare all’assunzione, tra coloro che rientrano nel decreto ministeriale, coloro che hanno maturato i 36 mesi di servizio dopo il 31 ottobre 2013 e chi ancora non ha maturato questo servizio. Il nostro timore è che le assunzioni di cui tanto si parla possano riguardare solo coloro che rientrano nel decreto “Precari”».
Fabio Bruschi lavora come infermiere nell’ospedale di Lamezia Terme, riguardo al quale voci di ridimensionamento si susseguono insistenti. Le nuove assunzioni per lui non sono un cospicuo rinforzo: «Di quelle 144 assunzioni non credo che vi siano molte “forze nuove” per poter migliorare lo stato attuale delle risorse umane impiegate nei reparti del presidio ospedaliero di Lamezia Terme. Vi è da programmare l’assunzione per i tecnici di Radiologia, perché ben 4 di loro hanno contratto a tempo determinato (e rientrano nella delibera 882) e sono in attesa di contratto a tempo indeterminato per ragioni oggettive visto che risultano inseriti in una graduatoria finale di merito di concorso pubblico a tempo indeterminato, e pubblicato nel Burc del 6 novembre 2009, ma forse qualcuno “negli anni” se ne è dimenticato». Ma non basta. «Per noi del Nursing Up (ma non solo, basta vedere lo studio sui carichi di lavoro svolto dall’Asp di Catanzaro), per il presidio di Lamezia Terme già nel 2013 mancavano otto infermieri in Medicina, un infermiere in Chirurgia, quattro infermieri in Pronto soccorso, sei in Ginecologia, cinque in Oncologia, due nel blocco operatorio, sei in Obi e due tecnici di radiologia medica. Da allora ad oggi con il blocco delle assunzioni e il recesso di alcuni rapporti di lavoro, la situazione non è certamente migliorata. Le figure di supporto nei reparti sono pressoché inesistenti, il dato di fatto è che si costringe da anni il personale infermieristico a coprire compiti o mansioni spettanti ad altra figura, e ciò viene svolto in modo da permettere una degenza “umana” alla cittadinanza che ne ha bisogno ed evitare rischi inutili per il raggiungimento ad una diagnosi. L’assunzione dei 60 operatori socio-sanitari di cui si parla dovrebbe essere destinata tutta all’ospedale di Lamezia Terme dove, già nel 2013, ne mancavano almeno 68».
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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